Le emergenze storico-artistiche le aveva ampiamente studiate e descritte Flavia Folco 9 anni fa. Ora la prima conferenza di Storia Patria dell’autunno è dedicata alla geografia storica della valle del Santuario (Savona) – salone di Storia Patria, venerdì 21 settembre, ore 17.30 – e sarà tenuta da Elvio Lavagna che la illustrerà in tutti i suoi aspetti. La valle del Santuario coincidente con la parte medio-alta del bacino del Letimbro, è una piccola area appartata, ma con un molteplicità di elementi che comporta varietà e complessità di approcci geografici. La geografia negli ultimi 50-70 anni ha assunto un carattere fortemente umanistico che richiede conoscenza oltre che dell’economia e delle scienze politiche, di tutte le scienze umane, anche della psicologia, che ha alimentato gli sviluppi recenti della cosiddetta geografia della percezione, e soprattutto della storia. Infatti, la geografia quando studia un territorio e il suo paesaggio non può ignorare tutta la storia delle sue trasformazioni poiché esso è una sorta di palinsesto in cui si sono tracciati e cancellati i segni di tempi diversi.
La nostra valle, scavata con un profondo solco nelle rocce antiche del massiccio cristallino savonese, nel basso Medioevo disponeva di modeste aree agricole, ma con due risorse importanti: l’acqua del rio di Lavagnola, affiancato da un beudo che arrivava fino in città, e il legname dei boschi.
Nella prima metà del ‘500, con Savona avvilita dalla sottomissione a Genova (che perfino la privò della Cattedrale) si colloca però l’evento miracoloso dell’Apparizione che introduce un elemento di sacralità nell’ambiente della valle che tuttora si fa sentire… Seguirà la costruzione della Basilica con opere d’arte notevoli, della piazza prospiciente, degli edifici per opere di carità, delle ville della nobiltà anche genovese, lo sviluppo di attività di servizio, un addensamento degli insediamenti rurali e un allargamento verso l’alta valle nelle aree del Bosco di Savona.
Tra ‘700 e ‘800 la valle vedrà impegnati cartografi, geologi, paleontologi; verrà scoperto un giacimento di lignite quasi alla sella di Altare e ne verrà avviato lo sfruttamento; Napoleone coglierà l’importanza della valle e della zona di Montenotte per l’accesso dalla costa ligure alla Pianura Padana. Con l’unità d’Italia e l’industrializzazione del Savonese la valle verrà percorsa dalla ferrovia Torino – Savona, ardita per quei tempi, con una stazione proprio al Santuario, e più avanti, sul crinale tra i solchi del Letimbro e del Lavanestro dalla funivia del carbone.
Ma verrà anche la crisi delle antiche ferriere e dell’agricoltura dell’alta valle, con l’abbandono di molte masserie e il venir meno di molti servizi fondamentali anche nella media valle. Anche il paesaggio dei dintorni del Santuario che aveva ispirato notevoli pittori del ’900 tra cui Eso Peluzzi, e che è stato finora tutelato dal piano regionale di coordinamento paesistico, ispirato dal geografo-storico Massimo Quaini, è a rischio di discutibili alterazioni di fronte a proposte di lottizzazioni che una parte della popolazione pare disposta ad accettare per mantenere, con
nuovi abitanti, certi servizi messi in crisi dal declino demografico e delle tradizionali attività della valle.
UNA CONFERENZA SULLA VALLE DEL FEBBRAIO 2009
Il complesso del santuario e i suoi dintorni nella valle del Letimbro non solo sono molto cari ai savonesi, ma conservano importanti beni naturalistici e storico-culturali che possono costituire una forte leva per lo sviluppo del turismo (e non solo di quello religioso e culturale).
La valle inoltre conserva attrattive per residenze prossime alla città e, con gli ampi spazi nel verde, offre opportunità di conservazione-sviluppo per un’agricoltura che garantisca non solo non trascurabili prodotti dell’orto-frutticoltura, dell’allevamento e del bosco, ma anche un presidio al territorio.
Ne sono il cuore la basilica, la piazza antistante e gli altri edifici che la delimitano (l’emergenza di maggior richiamo), ma indubbiamente il loro valore è notevolmente accresciuto dal contesto in cui si collocano e in cui sono integrati, costituendo un complesso organico, evolutosi a partire dal grande evento religioso. Di questo complesso fanno parte l’itinerario percorso dai pellegrini da Lavagnola (con le cappelle che lo scandiscono), l’antica locanda per i pellegrini, le ville della nobiltà savonese e genovese e poi della borghesia devota (costruite nella valle quasi per godere della protezione della Madonna) e le case coloniche sorte nell’alta valle (dove era anticamente il Nemus saonensis, il bosco di Savona, preziosa riserva di legname per i cantieri navali savonesi), anche per fornire risorse alimentari e non alle istituzioni
assistenziali (ospizio e orfanotrofi) sorti accanto al Santuario e da esse in parte ereditate e gestite).
La valle presenta anche peculiarità geologiche e geografiche. E’ infatti la vallata che immette al passo meno elevato di attraversamento dell’arco alpino-appenninico in tutta l’Italia centro-settentrionale e come tale ha anche avuto una grande importanza strategica risultando teatro della famosa battaglia napoleonica di Montenotte. Anche di questo si farà cenno nell’incontro dibattito di sabato 28 febbraio.
Ma soprattutto si intende porre in risalto i valori ambientali, storico-culturali e paesaggistici della valle del Letimbro: il genius loci che ha ispirato pittori savonesi e non savonesi, come Eso Peluzzi.
L’incontro-dibattito avrà un’introduzione a cura di Elvio Lavagna sugli aspetti del paesaggio naturale e umano della valle (anche con riferimento alle emergenze storico-artistiche già ampiamente studiate e descritte da Flavia Folco); seguiranno interventi di Gaudenzio Paola (Università di Genova) sull’antico Nemus e sulle peculiarità della vegetazione della media e alta valle e di Mauro Dell’Amico sui pregi dell’edilizia rurale tradizionale e le possibili forme di tutela. Roberto Cuneo illustrerà infine la proposta di un itinerario pedonale alternativo da Lavagnola al Santuario, attraverso Marmorassi e Riborgo.
Villa Doria alle Olmate