Il viadotto Teiro della A10 è pericoloso come quello di Genova: per questo andrebbe chiuso per evitare un altro devastante disastro. A sostenerlo sono gli abitanti della zona adiacente al grande manufatto costruito alla fine degli Anni 50 all’altezza del centro di Varazze. I condomini vicini al tracciato autostradale tremano paurosamente al passaggio dei Tir e le finestre vengono regolarmente “mitragliate” da imponenti getti d’acqua durante ogni acquazzone. Da Varazze: Basta funerali di Stato. Un solo tecnico operativo tra Savona e Sestri Levante. Vedi le foto significative del pericolo. ULTIMA ORA – L’interessamento del sindaco Alessandro Bozzano e dell’on. Sergio Battelli. Questi gli effetti più evidenti di un’incuria delle Società autostrade particolarmente accanita su questo tratto di A10 che ai più sembra ormai abbandonato. A ciò va aggiunta un’approssimativa manutenzione “ordinaria” eseguita negli ultimi mesi invernali durante i quali sono state applicate vere e proprie “pezze” di metallo sulle parti sottostanti il viadotto evidentemente a rischio distacco. Interventi eseguiti in notturna, ma comunque notati dai residenti sempre più allarmati per l’ingombrante presenza di un viadotto ormai considerato un pericolo incombente. Segnalazioni di paurose cadute di calcinacci dal viadotto sono state fatte a più riprese al Comando della polizia locale di Varazze e all’Ufficio tecnico comunale, ma anche in questo caso senza effetti sostanziali.
I residenti, riuniti in un comitato civico, si sono così rivolti a diversi amministratori di condominio per chiedere sostegno concreto alla loro vertenza. Alcuni di questi professionisti, ormai da anni impegnati a sostenere i residenti con lettere raccomandate e ripetute telefonate alla Società, hanno in gran parte allargato sconsolati le braccia, affermato di essere generalmente inascoltati nelle loro richieste di interventi urgenti alla Direzione di Genova-Sampierdarena.
La stessa carenza nella manutenzione ordinaria sui terreni sottostanti il viadotto – di pertinenza delle Autostrade – sembra creare disagi e danni ai condomini. In particolare, la scarpata che insiste sulla popolosa via Bernardo Pizzorno, proprio sotto il tracciato autostradale, è interessata da vegetazione selvaggia ad alto rischio incendi, minacciata da frane, invasa da sporcizia. Una situazione insostenibile destinata ad
acuirsi, all’altezza del viadotto centrale di Varazze, soprattutto sul piano della sicurezza dopo il tragico schianto del viadotto sul Polcevera.
“Ora basta – dicono esasperati i residenti – adesso chiediamo la chiusura al traffico del viadotto e accurati accertamenti tecnici cui far seguire le opere di risanamento necessarie per la sicurezza e l’incolumità pubbliche”.
NO A COMMEMORAZIONI IPOCRITE – Non vogliamo essere oggetto delle prossime commemorazioni farisaiche dopo un disastro fin troppo annunciato: il viadotto Teiro di Varazze costituisce un pericolo incombente e, quindi, va demolito e ricostruito. Siamo gli abitanti delle via Piave, Montegrappa e strade adiacenti che risiedono a ridosso dell’imponente cavalcavia sul torrente che attraversa il centro cittadino. Numerose cadute di calcinacci, oltrechè di oggetti di ogni tipo sulle case, paurose vibrazioni nelle case ad ogni passaggio di Tir sulla A10 e un’incuria generalizzata da parte della Società Autostrade, fanno ormai temere il peggio, soprattutto dopo l’immane disastro di Genova.
Gli abitanti dei popolosi quartieri, attraverso la collaborazione degli amministratori di numerosi condomini, si sono rivolti ripetutamente alla Direzione della A10 chiedendo interventi urgenti, ma sono sempre stati inascoltati. Il manufatto, realizzato tra il 1956 e il 1958, ha mostrato a più riprese tutta la sua condizione di deterioramento, ma i tecnici hanno sempre puntato sul restyling parziale, senza mai verificare se e quanti interventi strutturali siano stati necessari a tutela dell’incolumità pubblica.
La situazione attuale è a dir poco allarmante. Lo stato di abbandono del viadotto Teiro della A10 in direzione Genova, è arrivato persino a far sospendere i lavori della posa delle barriere anti-rumore da parte della Società concessionaria, dopo un parziale intervento sul lato ovest del viadotto. Un’opera importante per limitare i disagi da anni lamentati dagli abitanti per il passaggio continuo di automezzi pesanti e rumorosi, in presenza di giunti di dilatazione sulla carreggiata soprastante che aggravano una situazione spesso insopportabile soprattutto la notte.
E ancora: la manutenzione del terreno sottostante il cavalcavia – di pertinenza della Società – è da sempre carente, con una vegetazione selvaggia a grave rischio incendi, pericolo di frane e danni incombenti su molti condomini. E ancora: i grossi vasconi di raccolta delle acque piovane alla base di alcuni piloni di sostegno del viadotto, sono da anni abbandonati e ormai pieni di detriti, con gravi rischi di allagamenti. E ancora: il sospetto grave – e inquietante – è che le acque della pioggia sulla carreggiata abbiano provocato pericolosi accumuli nella struttura che secondo noi potrebbe collassare in qualsiasi momento. Il sintomo più evidente di tale situazione è l’abbondante caduta di acqua piovana dal viadotto sui condomini ad ogni acquazzone, segno che le condotte di scarico ormai non sono in grado di ricevere più.
Gli abitanti della zona del viadotto Teiro chiedono pertanto con forza che il cavalcavia sia demolito e ricostruito in sicurezza. E chiediamo al sindaco di Varazze, avvocato Alessandro Bozzano e al Consiglio comunale tutto, di sostenere – come ha già fatto nel recente passato – con altrettanta decisione una difficile ma importante vertenza di prevenzione e civiltà.
UN SOLO TECNICO OPERATIVO TRA SAVONA E SESTRI LEVANTE – Un solo tecnico operativo tra Savona e Sestri Levante. Lo ha predisposto la Società autostrada per coordinare – si fa per dire – gli interventi su quasi cento chilometri di tracciato. Lo ha ammesso candidamente, allargando le braccia, lo stesso geometra in uno dei rari incontri con i condomini e i relativi amministratori dei condomini sottostanti il viadotto Teiro di Varazze, i quali lamentavano una persistente incuria da parte della Concessionaria nei controlli e nell’esecuzione delle opere di ordinaria e straordinaria manutenzione all’imponente manufatto.
Il comitato civico dei residenti è stufo di questa situazione a dir poco allarmante e, specie dopo la tragedia di Genova, teme di dover pagare pesantemente per l’incapacità, l’incuria e l’arroganza delle Autostrade. Basta lutti, devastazioni e bandiere a mezz’asta.
Il sindaco di Varazze, Alessandro Bozzano, informato della precisa richiesta di demolizione e ricostruzione del viadotto Teiro, ha assicurazione al comitato civico la sia vicinanza e quella dell’intero consiglio comunale cittadino. Se il viadotto sul Polcevera risale al 1967, la costruzione di quello sul torrente Teiro di Varazze è più vecchia di almeno dieci anni. Quindi si tratta di un’opera da sottoporre – quantomeno – ad attente verifiche tecniche come non sono mai state fatte e, sostengono i residenti, da demolire nel caso si accertasse la sua pericolosità in termini di rischio crolli parziali o totali.
Negli anni, tuttavia, la Società autostrade ha dimostrato di essere totalmente inaffidabile sul piano della manutenzione ordinaria e straordinaria. Il Comitato di Varazze, quindi, si unisce alla richiesta arrivata da più parti, dell’immediata revoca della concessione governativa alla gestione di questo tratto di A10, ed auspica l’affidamento urgente dell’incarico ad altra società in grado di garantire la normale convivenza tra le esigenze della grande viabilità con quelle delle famiglie che vivono a ridosso del tracciato autostradale.
Basta approssimazioni colpevoli che provocano vittime. Basta agli ingegneri che non sanno fare il loro lavoro. Basta funerali di Stato.
UN QUARTIERE DI VARAZZE COL FIATO SOSPESO – Evidenti erosioni del tempo, sospette gravi criticità, un degrado generale nelle aree sottostanti il manufatto. Per il viadotto Teiro il comitato delle famiglie residenti attorno al tracciato della A10 in direzione Genova, chiede con forza l’intervento degli esperti nazionali della Protezione civile, e soprattutto dei tecnici specializzati dei Vigili del fuoco che sono all’opera sul viadotto del Polcevera. Tutto ciò per un’opera veramente approfondita di prevenzione di crolli, distacchi di calcestruzzo, danni per persone a cose. Nel giorno del doveroso silenzio per commemorare le tante morti rubate da chi ha attentato alla pubblica incolumità. Rischi tutt’altro che remoti per il cavalcavia che sovrasta le abitazioni di tanti residenti e turisti sull’asse compreso tra via Montegrappa e via Piave, all’altezza del tracciato autostradale.
Una richiesta di prevenzione concreta, ma anche di interventi di ordinaria manutenzione e di pulizia, per oltre vent’anni inascoltati dall’attuale Società alla quale ora secondo i cittadini, deve essere revocata immediatamente la concessione per assoluta indegnità. E’ nostra opinione che ogni criticità, ogni rischio di danni, ogni stortura nella gestione di questo viadotto, debba essere affidata ad Enti terzi in grado di fare chiarezza con i cittadini, al fine di ridare lo serenità nella sicurezza e funzionalità dell’opera.
Diversamente, confermiamo la richiesta forte di demolizione e di ricostruzione di un manufatto costruito alla fine degli Anni ’50 del ‘900 sul quale sono sempre stati eseguiti interventi di manutenzione molto approssimativi, secondo noi per mascherare un calcestruzzo e una struttura metallica che presentano tutti i segni del tempo e dell’incuria e, quindi, assolutamente a rischio di cedimenti. I primi politici ad ascoltare la nostra protesta e le nostre istanze, sono stati il sindaco di Varazze, Alessandro Bozzano e l’onorevole Sergio Battelli, presidente della Commissione per le Politiche Ue della Camera. Entrambi hanno assicurato vicinanza e fattivo interessamento per quanto di loro competenza.
Gli abitanti della Valteiro ringraziano per la loro attenzione ma, con i loro amministratori di condominio sono decisi a proseguire una lotta spontanea senza colori e casacche, certi che le Istituzioni tutte consentiranno di farci giungere a risultati concreti sul piano della sicurezza del quartiere. ai più morti rubate, feriti in ospedale, sfollati, pianto e dolore. Anche nel giorno del silenzio, vogliamo onorare i lutti, la sofferenza dei ricoverati e quella dei senza casa con una voce forte e determinata di un quartiere di Varazze con il fiato sospeso.
ULTIMO AGGIORNAMENTO ANTI POLCEVERA 2 – Il viadotto Teiro di Varazze rischia di diventare presto il Polcevera 2. Lo temono le numerose famiglie che risiedono a ridosso del vecchio manufatto delle Autostrade che sono allarmate per lo stato di completo abbandono in cui versa il cavalcavia e le aree adiacenti di pertinenza della Concessionaria. I lavori di restyling eseguiti in notturna lo scorso inverno sono a testimoniare il tentativo di mascherare o limitare la paurosa e continua caduta di calcinacci dall’alto sull’asse viario della statale per il Sassello che corre a senso unico sulle due rive del torrente.
Si tratta di visibili “pezze” molto vistose collocate in tutta fretta sotto il viadotto che evidentemente si sta sbriciolando poco a poco. Ma nessun intervento strutturale è stato messo in cantiere, nonostante le ripetute proteste e le richieste di interventi urgenti da parte dei residenti e del Comune. Gli abitanti del Lungoteiro non vogliono – assieme a chi giornalmente percorre la A10 – diventare vittime dell’incuria e dell’incapacità di una società alla quale deve essere revocata la concessione di un tratto autostradale troppo spesso trascurato, soprattutto alla luce del disastro di Genova.
Solo all’apparenza il viadotto Teiro sembra non avere grossi problemi. Negli Anni ’80 la Concessionaria fece eseguire una sorta di “fasciatura” con un vernice speciale del manufatto. Questo già in presenza di sfaldamenti e sgretolamenti di calcestruzzo visibilmente deteriorato. Un modo per nascondere problemi ben più gravi? O addirittura strutturali? In epoche successive, più nulla. Molto limitati anche gli interventi sui terreni sottostanti di pertinenza della Società, con rischi di continue frane, danni a strade e condomini a ridosso del tracciato che insiste sulle vie Piave e Montegrappa.
Di qui proteste continue, richieste di intervento urgenti, segnalazioni al Comune da parte dei cittadini, ripetuti interventi degli amministratori di condominio. Tutto inascoltato, ignorato, inutile. Il viadotto Teiro, più vecchio di oltre dieci anni di quello sul Polcevera, oggi viene guardato con grande apprensione dai residenti della zona. Il terrore per i rischi di cedimenti strutturali si è ormai fatto strada tra la gente del popoloso quartiere. I lavori in notturna eseguiti lo scorso inverno sono stati accolti dai più come un’autentica beffa.
Ai rumori spesso assordanti, alla continua caduta di calcinacci, ai rischi di incendio sui terreni di pertinenza dell’Autostrada invasi da vegetazione selvaggia, la Società ha risposto con un altro intervento di “refitting” forse per mascherare le reali condizioni di criticità del viadotto. I residenti chiedono che il cavalcavia venga demolito in quanto a rischio cedimenti improvvisi, e che sia ricostruito in sicurezza. Ciò contestualmente alla revoca della concessione alla Società che si è ormai dimostrata incapace di garantire una manutenzione ordinaria e straordinaria del tracciato autostradale ligure.
LA TRAGEDIA DI GENOVA SIA UN MONITO – ‘Un cedimento morale e civile non strutturale’, commenta Maurizio Maggiani. Una tragedia assurda, una guerra mai dichiarata da una società corrotta e sfasciata alle fondamenta. Passerà alla storia e dimenticata come le stragi da alluvioni e frane assassine. Non ci ha risparmiato neppure la vocazione all’esibizionismo senza freni inibitori. Il presidente del Consiglio Conte, avvocato e professore universitario, in ritardo con gli appuntamenti istituzionali in prefettura, non trascura gli schermi televisivi per la diretta con i telegiornali serali: dichiarazioni vacue e di circostanza. Preceduto dal diluvio parolaio di novelli governanti: noi l’avevamo detto…, faremo tutto il possibile…, vogliamo i responsabili…. Colpisce un passaggio del Tg1 Rai che documenta il delirio dei ‘signori del no’ quando scrivevano: non serve la ‘gronda’…, non servono grandi opere…, il ponte Morandi basta e avanza…. Italia sempre più fanalino di coda in Europa. Quali priorità ? I migranti. Un ‘pericolo’ per l’identità nazionale e la democrazia. “Prima gli italiani !” Il populismo baluardo e salvezza di una società da rigenerare ? La sconfitta di un intero Paese ? Ospitiamo l’opinione di un intellettuale cattolico ovadese.
Il crollo devastante del ponte Morandi ha lasciato tutti a bocca aperta e con uno sgomento nel cuore e subito il senso di vicinanza e solidarietà per le vittime e i loro famigliari si è fatto sentire da tutto il Paese. Vorrei per ora sorvolare sulle tante questioni tecniche legate a questo disastro, per concentrarmi su una riflessione più diciamo umanistico-esistenziale che possa essere di un qualche conforto a tutti noi, a cominciare da chi il dramma lo sta vivendo più da vicino. Un caro amico mi raccontava come lui su quel ponte ci sarebbe dovuto passare per tornare a casa proprio intorno al momento del crollo, se non si fosse dovuto fermare in farmacia per una commissione; proprio dal farmacista seppe la notizia sconcertante e tornò a casa per vie alternative prendendo anche delle strade contromano e, passando proprio sotto il tratto di ponte rimasto in piedi, si faceva il segno della croce e finalmente era a casa. Oggi parlare di morte sembra brutto e pare che la fatalità del vivere debba essere esorcizzata non pensandoci. Ma poi. Ma poi succedono ‘ste cose pazzesche, folli, robe senza senso. E sì che certe cose non dovrebbero mica succedere, i ponti mica dovrebbero cadere…eppure cadono, e la gente muore, e una volta passata quella soglia non si torna indietro. Certo che se ci sono delle responsabilità umane vanno stigmatizzate a tutta forza, quantomeno perché possibilmente non succeda più, perché la vita umana vale più di qualunque spesa per la sicurezza. Ma intanto i morti son morti e per loro la morte è stata una fatalità, non sono andati in guerra, non erano nel mirino della mafia, no. Attraversavano un ponte con la macchina, quel ponte che in tanti abbiamo attraversato chissà quante volte. Totò, se lo poteva permettere, ci scherzava sopra: “Oggi a te, domani a lui”. Ci scherzava con la morte, ma la morte è una cosa seria, mica uno scherzo. Forse uno non se ne accorge finché non le si para davanti e allora bisogna per forza affrontarla, anche se magari la si era sempre evitata prima; “ricordati che devi morire” dicevano i medievali, ma non per farci paura, no, per dirci che la morte è una porta, non una bara. Se Genova prega è per non far morire la speranza, e l’umana solidarietà è già un frutto di questa speranza che non muore. Così, di nuovo, ci si rialza, perché se il cemento armato non è eterno, lo è invece l’anima dell’uomo, di ogni uomo.
Gianluca Valpondi