Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Albenga, l’ultimo giorno in pescheria
Perluigi Enrico lascia dopo 42 anni


Né squilli di trombe, né brindisi. E’ uscito in silenzio, in punta di piedi si suole dire, senza chiasso, dopo 42 anni di comprare e vendere pesce per la pescheria più prestigiosa e rinomata di Albenga e del ponente. Un sorriso di malcelata tristezza per Pierluigi Enrico che ha saluto i suoi clienti: ” Oggi è l’ultimo giorno di lavoro, da domani sono a riposo, in pensione”. Per molte massaie e clienti, amici, una fedeltà che parte da lontano, dagli anni ’50. Un punto di riferimento per un soprannome da sempre popolare nella città delle torri: Barone.

Il 27 luglio 2002 quando alla Pescheria Barone era in mostra il cartellone di ‘Pericolo’ (Foto archivio Silvio Fasano)
Pierluigi Enrico ed il cugino Fabrizio Nattero, è arrivato il momento dell’alternanza generazionale nella pescheria Barone di Albenga in via Gian Maria Oddo

Pierluigi Enrico lascia il timone quasi in famiglia, a chi già da tempo collabora nell’azienda, Fabrizio Nattero, 43 anni, figlio del compianto Francesco Nattero detto Giuliano.

Enrico era il nipote ed ha iniziato giovanissimo, a 23 anni. Con papà Alfredo Enrico albenganese e mamma Luisa Ciaramicoli, originaria  delle Marche. I due gruppi famigliari si sono uniti in un’attività che li vedeva protagonisti quasi senza rivali del mercato e del commercio al dettaglio del pesce fresco. Sia per famiglie, sia per ristoranti, attività alberghiere, campeggi. Un nome, una garanzia si potrebbe dire. Apprezzati dai clienti consumatori, persino scoperti da una trasmissione televisiva da 8 milioni di telespettatori: Striscia La Notizia nell’ambito di un’inchiesta a livello italiano sul pesce allevato e spacciato per nostrano. E si perché  sui ‘banchi‘ della pescheria Barone  si è sempre praticata una rigorosa distinzione tra il pescato in mare ed il prodotto allevato con mangimi. Una bella differenza e poi c’è allevato ed allevato, nazionale o europeo o persino oltreoceano. Di recente i media hanno scritto del gran pasticcere e maître chocolatier Ernst Knam entrato a far parte della famiglia di Discovery Italia, diventando un noto e amato personaggio televisivo conosciuto come “Il Re del Cioccolato”: anche lui ha scoperto la pescheria ‘Barone’. Oppure l’artista Giorgione. Non sono comunque i nomi altisonanti ad assicurare il marchio di garanzia, è la serietà praticata ogni giorno, il modo di fare commercio con quelle credenziali che un tempo si diceva praticate tra galantuomini.

Piero, nome abbreviato di Pierluigi, ha vissuto una vita tra i pesci, ma non da pesce fuor d’acqua. Al mercato di Imperia per garantirsi i pesci più buoni, sani e pregiati. E spiega il perchè: “ I pescatori imperiesi fanno uso di cale più corte, le maglie delle reti a strascico vengono solitamente trascinate per quattro, cinque ore. A discapito della qualità del bottino.  I pescatori di Oneglia, come usiamo chiamarli,  al massimo compiono la stessa operazione in due ore a vantaggio della qualità; il pesce catturato si sbatte in minor tempo, è più fresco. E tra gli intenditori è un pregio di cui si tiene conto, anche se la stragrande maggioranza dei consumatori ignora questa particolare e rara caratteristica”.

Pierluigi  lascia la pescheria dove ha trascorso gran parte della sua vita e ha conosciuto migliaia di persone. Diremmo vizi, pregi e virtù. Quasi come dal barbiere dove si parla di tutto, ‘ceti’ inclusi.  Ha visto  i cambiamenti della società. “Ho vissuto gli anni delle ‘pescelle’, delle lampare, della pesca come primo lavoro e fonte di reddito per tante famiglie. E’ quando la gente comprava molto di più e nonostante il mercato del pesce allevato non avesse raggiunto i livelli attuali. Ora il quantitativo di pesce venduto è molto diminuito nonostante si parli della società del benessere e sul consumo di carne si siano fatte tante allusioni negative. Oggi si parla e si ascolta tanto di piatto nostrano, a chilometro zero, si accende la tv e si ascolta  l’invito, il consiglio a preferire il ‘pesce povero’, si apre il giornale e il tema viene riproposto. In pescheria si vende di meno perchè c’è la concorrenza dei supermercati. Prima ad Albenga eravamo in due, noi e Pinto, a Porto Molino.”

Pierluigi Enrico e Fabrizio Nattero nella pescheria Barone

Certo spesso il prezzo in tempo di crisi fa la differenza. Il pesce nostrano supera ormai il costo del filetto di vitello. Dipende dalla richiesta e dal quantitativo di pescato, oggi dover sborsare cifre superiori a 40 euro per pescato del giorno non è un’eccezione. “Abbiamo clienti che si tramandano di generazione – osserva Fabrizio -, la famiglia Anfossi di Bastia d’Albenga, ad esempio; con una nota simpatica e d’altri tempi. Quando c’erano i vecchi pagavano una volta all’anno”.  Come era uso nelle campagne date in affitto: il giorno di San Michele Arcangelo festa di Albenga, era la data fissata per saldare la pigione annuale. Anfossi da tre generazioni e continuano a varcare la soglia della pescheria di via Gian Maria Oddo nel centro storico.

I consumatori di pesce  guardano il prezzo e magari ignorano cosa significa  la presenza di mercurio nei pesci di maggiori dimensioni o in quelli che preferiscono le basse profondità. Un esempio tra i più diffusi è la sogliola, pregiata e prescelta per i bambini. Ebbene quella più grande e meno consigliabile di una piccola, causa metalli pesanti che si trovano nelle ‘viscere’ del mare. Un altro esempio poco conosciuto è la trota, ricca di omega tre, come il salmone (quello non allevato raggiunge prezzi da oro), che contengono grassi buoni e non saturi. La differenza sta nel pregio di tenere ‘pulite’ le arterie del cuore, la differenza sta tra il pesce piccolo che vive nelle medie profondità e quello più grande che per cibarsi predilige le acque basse dove maggiore è la presenza di materiali inquinanti come conseguenza dell’inquinamento marino causa dell’uomo, della civiltà industriale, dell’assenza di regole in molti paesi del mondo.

Marina Anfossi, fotocopia di papà sindaco galantuomo di Albenga, cliente della pescheria Barone, insieme a Fabrizio Nattero

Gli Enrico (cognome molto diffuso ad Albenga) e i Nattero che invece provengono in gran parte da Solva e Moglio, frazione di Alassio. Esiste pure una comunità dei Nattero a Cagliari. E il soprannome di Barone ? Un piccolo giallo  forse destinato a durare. E’ probabile che qualcuno abbia ‘comprato’ il titolo nobiliare e alla fine sia rimasto in dote. Sta di fatto che quasi tutti conoscono la ‘pescheria Barone‘, oltre i confini ingauni soprattutto, e pochi abbiano scoperto che in realtà dietro e davanti al banco, alla cassa, si sono sempre alternati gli Enrico, i Nattero.

Ora Pierluigi ha staccato la spina per godersi gli ultimi anni: ‘Andrò a giocare a tennis’. Al timone resta il ramo dei Nattero. E Fabrizio, albenganese ma cittadino di Zuccarello (di recente è comparso a Rai Regione per un servizio sul Marchesato- che non esiste- di Zuccarello), deve tenere alto il vessillo ed il buon nome. E di questi tempi non è tra le imprese più semplici. In un mondo, in una società in cui onestà e serietà spesso sono un optional e in qualche caso ‘pagano persino’. A dispetto dei giusti.

Auguri Pierluigi, il suo volto, i suoi baffi, la sua cordialità e simpatia, resteranno tra quanti l’apprezzano e stimano. Auguri in salute, sapendo che il suo ‘curiocino’ ha bisogno di attenzione, l’affetto non manca, resta la nostalgia di chi entra in negozio e trova un vuoto. (l.c.)

 

L’offerta di pesce alla pescheria Barone di Albenga, le indicazioni tra nostra e allevato, con l’offerta del giorno
Il pagello a 44 euro al chilo
Questa invece è un’immagine del banco di vendita della Pescheria Barone del luglio 2002 (Foto archivio Silvio Fasano)

 

 


L.Corrado

L.Corrado

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