Dal Diario giornaliero della Brigata Casalini (Cengio, 1945).
Il 24 di aprile la Brigata assume la denominazione di “G. Casalini” e con il completo di 155 uomini agli ordini del comandante Sunner si schiera presso la tenuta Piantelli, nel comune di Cosseria, presidiata dalla S. Marco e da militari tedeschi. Occupa gli stabilimenti della Montecatini, Bragno Cokitalia e Cengio, mentre 2° uomini del distaccamento Nanni agisce a Savona. Disarma, sloggia e occupa la caserma nel locale del Seminario (comando provinciale della G.N.R.).
Il predetto distaccamento si occupa e fa presidiare prontamente le vie di accesso alla caserma e a sbarrare il passo al nemico che tenta di opporre resistenza. Il fuoco delle nostre armi sbaraglia i residui di resistenza nazifascista che, perduta ogni speranza, si ritira disordinatamente verso il centro della città ove altre forze partigiane contendono la via di fuga al nemico.
Al distaccamento Nanni si sono aggiunti elementi sapisti che brillantemente portano a termine il compito nell’occasione affidatogli. La nostra occupazione degli stabilimenti predetti è salutare poiché il nemico non riesce a danneggiare gli impianti importanti alla vita delle officine e ciò con l’ausilio di 5 militari tedeschi passati in precedenza nella nostra Brigata.
Durante la costituzione della banda poi trasformata in Brigata si provvide a prelevare diversi fascisti e repubblicani a condurli al Comando ove venivano diffidati dallo svolgere attività fascista ed a lasciare in pace i cittadini di Cengio stanchi della dominazione fascista. Nell’occasione furono diffidati circa 30 individui, sia di Cengio che dello stabilimento ACNA.
Il provvedimento fu salutare poiché effettivamente parte di essi abbandonarono gli incarichi che ricoprivano in seno al partito repubblicano (RSI) e parte lasciarono in pace sia gli abitanti sia i lavoratori dello stabilimento. Per dare vita al Reparto si ricorse al prestito di due motociclette, in seguito restituite, mentre un’automobile Fiat, data in dotazione al Comando, veniva catturata dai nazifascisti a Rocchetta di Cengio. Gli uomini e le donne partecipanti alla Campagna Partigiana, in tutte le circostanze ed in tutti i tempi, rispose meravigliosamente dando quotidianamente prova di abnegazione senza precedenti, fornendo in tale modo all’azione finale fatti concreti e decisivi che condussero alla Liberazione e alla cacciata definitiva del nazifascismo.
Durante la dura lotta spesso mancò agli uomini il vitto necessario, si difettò del vestiario e delle calzature. Con mezzi di ripiego, alla buona e meglio, si provvide a ciò che era indispensabile alla vita del Reparto, contribuirono i lavoratori con modestissime somme che venivano impiegate nelle ricompense alle staffette informatrici, all’acquisto di generi di conforto, quali vino, sigarette e cibo. Durante la lotta partigiana i nostri uomini si trovarono sempre di fronte ad un nemico agguerrito bene armato ed equipaggiato, e in tutte le circostanze sempre superiore in numero e in mezzi, non escluso quello finanziario. Oltre a combattere il nemico si dovette combattere un esercito di spie di ambo i sessi.
Tutte le operazioni di combattimento, di imboscate, gli atti di sabotaggio ed altro venivano studiati di comune accordo fra il Capo di Stato Maggiore, il nostro Comandante, il Vice Comandante e il Commissario di Guerra. Gli uomini ed i relativi comandanti non ebbero a percepire paghe durante la campagna partigiana ma bensì qualche premio in danaro pagato a cura del segretario della brigata, speciale lode si rivolge al partigiano Tornatore, segretario della brigata, per il suo volonteroso attaccamento dimostrato durante i mesi di lotta con totale abnegazione svolta.
La banda sorta per volere dei comandanti è composta nei primi tempi di pochi elementi disarmati, provvide da sé stessa a procacciarsi viveri ed armi tanto da comportarsi bene e ad ottenere il consenso della popolazione, chiudendo così le sue epiche gesta il 27 aprile 1945 con un totale generale sotto descritto: Totale generale di tutte le perdite inflitte al nemico: in morti, feriti, prigionieri, automezzi e quadrupedi: morti 180, feriti 123, prigionieri 36, automezzi 1, quadrupedi 5.
N.B. Tutte le operazioni dal giorno 15/3/44 sino al 12/11/44 furono compiute dal sottoscritto mentre trovavasi alle dipendenze della 16a Brigata, 6a Divisione Langhe. Mentre dal febbraio 1945 a tutto il 27 aprile 1945 lo scrivente formò la Prima Brigata Garibaldi che poscia il 24 aprile prendeva la denominazione di Brigata “G. Casalini”.
La carica di vice comandante della predetta brigata venne assunta da Robin (Mazzucco Urbano) il 26 aprile c.a. essendo egli sotto tale data passato alla Casalini; il predetto Mazzucco dal 1/5/44 prestò servizio presso la 16 a Divisione Langhe sino al 26 aprile 1945, prima in qualità di capo distaccamento e dopo di vice comandante di brigata, dopo in qualità di ufficiale di collegamento.
Firmato:Il comandante della Prima Brigata G.Casalini Garbero Mario = Sunner