Il 4 dicembre 2014 trucioli.it pubblicava un servizio dal titolo ‘Villa Paradiso a Varazze, il vescovo di Acqui, don Rovera e l’amico. L’Espresso svela’ (vedi….). Sono trascorsi due anni, dopo il grande interesse mediatico il ‘castello’ scandalistico pare si sia sciolto come neve al sole. Quello che appariva un’affaire’ melmoso all’insegna di intrighi, di marpioni, di caccia grossa, si è concluso con un’ammenda di 206 € per omessa dichiarazione alla polizia nell’ospitalità di clienti – turisti. E’ proprio finita così ? Si tramava, visto l’epilogo giudiziario (anche il vescovo ha ritirato le querele), contro l’anziano parroco don Giacomo Rovera e il presunto compagno di merende Renato Bonora ?
Il settimanale l‘Espresso concludeva il servizio con una notizia, ‘ la ciliegina sulla torta’, di “Un seminario vescovile sul mare ligure, trasformato in resort abusivo per vacanze a caro prezzo. E affidato ad un pregiudicato”. Eccola la torta: “ La procura di Savona starebbe indagando per truffa ed appropriazione indebita: un procedimento in cui la diocesi di Acqui è parte lesa. Tra le carte, la polizia ha portato via due testamenti (sic! ndr): uno del signor Bonora, in cui si nomina erede don Rovera. L’altro è del sacerdote, che lascia i suoi beni al signor Bonora. Insieme, fino in fondo”.
Come è andata a finire è solita ripetere la brava Milena Gabanelli affrontando le inchieste della sua trasmissione televisiva. Diciamo che esiste un testamento di Bonora del 20 novembre 2007 che lascia i suoi beni al Seminario di Acqui”. Don Giacomo non risulta abbia sottoscritto alcun testamento “perchè non possiede nulla“. Nullatenente. C’è invece un documento di ‘aiuto reciproco qualora ad uno dei due dovesse accadere qualcosa’. Sulle motivazioni di questa reciproca ‘assistenza’ pare sussista un giallo, al momento non siamo in grado di dire di più.
E’ ormai pacifico che abbiano indagato, approfondito, scandagliato, due procure della Repubblica. Per le rispettive competenze: Alessandria e Savona. Per don Rovera, 77 anni, parroco di Castelletto d’Erro, paesino di 149 abitanti, domicilio ad Acqui dove vive nella casa natale con due sorelle, i ‘fascicoli’ sono finiti in archivio. E c’è un piccolo, significativo, particolare, chiamiamolo così. Che sorte ha avuto l’esposto – denuncia del misterioso incidente stradale che aveva ridotto quasi in fin di vita il sacerdote ? Sfigurato in volto nell’auto precipitata per 50 metri e andata in fiamme ? Perchè l’airbag non ha funzionato? E quale sarà il motivo che né carabinieri, né finanzieri, allertati del sinistro, hanno lasciato l’incombenza ai vigili urbani di Acqui, nel caso l’ispettore Bruno Pilone. Che fondamenta ha la voce che un prelato avrebbe insinuato trattarsi di un tentativo di suicidio ? Sa forse qualcosa di più il vescovo Piergiorgio Micchiardi ?
In archivio, dicevamo, l’indagine per don Rovera e Bonora ? L’Espresso ha scritto che Bonora era reduce da una prescrizione in appello dopo una condanna per estorsione e tentata estorsione a 5 anni e 8 mesi. Altri due anni gli vennero inflitti, in primo grado, per distrazione di beni sociali che si aggiunsero a 20 mesi per evasione fiscale. Lo scorso 6 ottobre si è svolto il processo con Bonora imputato di falso, abuso (reati riconducibili a Villa Paradiso) e mancata comunicazione alla polizia di clienti soggiornanti nella struttura. Assistito dall’avvocato Mara Modica Amore, è stato assolto perchè il fatto non sussiste e condannato ad un ammenda per l’omessa registrazione di ospiti. Ora la Curia ha intimato a Bonora di lasciare ‘Villa Paradiso’ in quanto moroso, ma il locatore fa valere il fatto che, a sua volta, sarebbe creditore per essersi fatto carico di lavori di ristrutturazione.
I riflettori si sono spenti, eppure il dossier Bonora-Rovera – monsignor Micchiardi meriterebbe di essere letto dell’A alla Z. Cicerone scriveva che si può dire il falso tacendo la verità, per cui non si è prudenti bensì conniventi. Trucioli ha già pubblicato uno scritto di don Rovera (vedi dopo le Iene….), c’è però un’altra ‘memoria’ redatta dal sacerdote e rimasta in sordina. Perché? Una sua verità, titolata ( vedi sotto) “La casa del seminario di Acqui in Varazze”.Esordisce ricordando che nel 1974 dopo la vendita della casa estiva del seminario a Cairo Montenotte, per la cifra di 80 milioni, il vescovo Moizo, l’allora rettore don Viotti, l’economo don Dolermo, si accordano di acquistare una struttura marina e la scelta cade su villa Rocca ai Piani di Invrea di Varazze. Una casa di fine 800 costruita dall’armatore Giovanni Gaggino che la volle chiamare Villa Malesia.
Don Viotti si dedicava alla gestione commerciale della villa, con licenza comunale di locanda, intestata al Seminario di Acqui. Fino al 1991 con la gestione diretta la casa rende al Seminario 10 milioni di lire l’anno. E una volta all’anno veniva utilizzata per il ritiro spirituale di sacerdoti. Per due volte i Visitatori Apostolici (gli arcivescovi Pancrazio e Belloli) denunciarono nelle relazioni scritte il pericolo per il Seminario derivante dall’aver intestata una licenza commerciale con tutti gli obblighi derivanti. Don Viotti decise allora di mettere in vendita il prestigioso edificio per 700 milioni. Il vescovo Maritano, quale legale rappresentante del Seminario, assegna a don Giacomo Rovera l’incombenza di restituire la licenza commerciale al Comune. E si cambia idea. E’ lo stesso arcivescovo Belloli a consigliare una ristrutturazione, suddividendola in piccole unità abitative. Il progetto viene approvato dal Comune di Varazze e iniziano i lavori su 800 mq. Il preventivo, chiavi in mano, 1 milione 250 mila lire a metro quadro. La spesa si aggira sul miliardo di lire, è don Rovera a seguire il cantiere. Si decide anche di vendere una cascina del Seminario in Alice Bel Colle che era in affitto agricolo ancora per 11 anni.
Il vescovo Maritano, con un suo decreto, nomina ‘ amministratore’ Renato Bonora, in collaborazione a don Rovera, per 10 anni; nel 2004 il vescovo Macchiardi rinnova l’incarico a Bonora per altri 10 anni. Segue la vendita a 1 miliardo e 200 milioni della cascina di Alice di Bel Colle.
Un passo avanti. Arriviamo al 2011. Un architetto…avrebbe riferito che la Curia di Savona faceva sapere (una soffiata ?) che i cronisti del Secolo XIX stavano preparando una campagna giornalistica sulla casa del Seminario di Acqui, a Varazze. Nella memoria di don Giacomo non viene chiarito quale sarebbe stata la ragione. C’erano degli ‘ispiratori’, sobillatori ? A chi avrebbe fatto gioco ? Ammesso che fosse così. Don Rovera azzarda un’ipotesi ? Tutta da dimostrare. “Dai primi di agosto, per più di 20 giorni, si sussegue sul quotidiano ligure – scrive il sacerdote – edizione di Savona e nazionale, una serie di 20 articoli…”.
Accade che “pienamente concordi don Ceretti, don Rovera, il consiglio di amministrazione, presente ed informato il vescovo Micchiardi, si decide di denunciare Il Secolo XIX e Tempi di Fraternità….si affida il mandato ad un avvocato del foro di Milano…”. Altro risvolto. Nel 2011 il giudice di pace di Varazze annulla la multa dei vigili urbani per esercizio alberghiero abusivo e si da atto che “il Seminario non ha svolto alcuna attività alberghiera”. Segue una lunga ed interessante ricostruzione dei rapporti economici tra Bonora ed il Seminario di Acqui. Una descrizione certosina, circostanziata: ruoli, cifre, spese, lavori, contratti stipulati.
Conclude la memoria: ” La contabilità completa fino al 27 aprile 2014 è custodita in Seminario, controllata e fotografata dal maresciallo inviato dal pubblico ministero di Savona P.M. Venturi ed affidata al nuovo legale rappresentante del seminario designato dal vescovo Micchiardi. Oggi la villa di Varazze dai 700 milioni di ipotesi di vendita del 1991, è vendibile sul mercato a 5 milioni di euro, perché qualcuno ha lavorato, investito, speso di suo”.
Luciano Corrado
Leggi anche l’intervista a don Giacomo Rovera del 10 agosto 2011 a firma di Emanuele Rossi (……)
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