Da ieri la Liguria ha smesso di fingere. Con l’entrata in vigore dell’ASL unica, la sanità regionale non è più una rete di territori, professionalità e responsabilità autonome: è diventata un unico apparato, controllato centralmente, dipendente da una sola catena di comando.
di Cristina Vignone

La Giunta Bucci ha voluto questo accorpamento con una fretta che dice più delle parole. Mentre il cittadino era occupato con la quotidianità, si è compiuto un passaggio politico enorme: le cinque ASL sono evaporate, e al loro posto è rimasta una struttura monolitica che non risponde più ai territori ma solo al palazzo.
Quasi in contemporanea — guarda che tempismo perfetto — è arrivato l’annuncio dei 244 milioni per il nuovo Santa Corona. Una cifra immensa, un progetto colossale, un ospedale che viene presentato come simbolo di modernità, eccellenza, tecnologia, avanguardia. Eppure, più cresce l’entusiasmo istituzionale, più cresce il sospetto che dietro le parole altisonanti manchi ciò che conta davvero: chi deciderà il futuro di questo enorme investimento? Chi controllerà il cantiere, i contratti, la filiera tecnica, la gestione finale?
Ora che l’ASL unica ha cancellato ogni contrappeso, la risposta è desolante nella sua semplicità: deciderà tutto lo stesso gruppo di potere. Sempre più ristretto, sempre meno controllabile.
Il paradosso è evidente. La Regione parla di “sanità moderna”, ma la modernità non consiste nel costruire un monoblocco nuovo di zecca: consiste nel garantire trasparenza, partecipazione, pluralità di visioni, equilibrio.
Invece, mentre si svuotano i vecchi edifici del Santa Corona per costruire il nuovo, si è demolita anche la struttura democratica che un tempo rendeva la sanità ligure almeno un po’ meno permeabile a interferenze, pressioni, appetiti.E appetiti ce ne sono, eccome.
Le vecchie palazzine dell’area Santa Corona libereranno una quantità di cubatura che farebbe gola a chiunque. Cubatura che qualcuno potrebbe voler “trasferire”, magari verso l’ex area del cantiere navale recentemente acquistata da Costim, la stessa Costim che ha legami societari con GKSD Edile, soggetto specializzato nella costruzione — e spesso nella gestione tecnica — di ospedali pubblici e privati.
Una coincidenza? Forse.
Un intreccio da chiarire? Assolutamente sì.
Ma per chiarirlo servirebbe un sistema sanitario con più teste, più voci, più occhi.
Ora, invece, c’è solo un centro decisionale, un solo tavolo, un solo cerchio.
Non è complottismo: è logica istituzionale.
Quando concentri potere, risorse, appalti, urbanistica, sanità e territorio nelle mani di uno stesso gruppo, non devi aspettarti scandali per dire che c’è un problema. Il problema inizia prima degli scandali: inizia quando i cittadini non hanno più strumenti per capire, vigilare, correggere.
La Giunta dice che questa riforma renderà tutto “più efficiente”. È possibile.
Ma la domanda non è se la macchina sarà più rapida. La domanda è chi è alla guida e per andare dove.
Oggi la Liguria rischia di ritrovarsi con un ospedale nuovo e scintillante, incastonato dentro un sistema che scintillante non è affatto: un sistema opaco, verticista, impermeabile, costruito per evitare di dover rispondere a qualcuno.
E quando la trasparenza diventa un optional, la sanità smette di essere un diritto e diventa un affare.
È il momento di pretendere risposte vere. Non slogan, non rendering architettonici, non promesse a buon mercato.
Il collegamento tra l’area Santa Corona e l’ex cantiere c’è già.

E non è teorico: è stato costruito. C’è un dato che molti fingono di non vedere: il legame tra l’area Santa Corona e l’ex area del cantiere navale non è un’ipotesi futura, non è un sospetto, non è un “potrebbe”. È già in corso. I tre sottopassaggi realizzati negli ultimi anni hanno aperto varchi che prima non esistevano, trasformando una zona fisicamente separata in una cittadella urbanistica potenzialmente continua. Non solo: con lo spostamento dei binari si libererà un’altra estensione enorme di territorio, una superficie che oggi non si può usare e che domani diventerà, improvvisamente, edificabile, attraversabile, collegabile.
In altre parole: si sta preparando un grande corpo unico di aree, una dorsale continua che va dall’ospedale fino al mare, passando esattamente là dove oggi si concentra l’interesse immobiliare più rilevante dell’intera Pietra Ligure e di tutto il ponente.
Chi conosce l’urbanistica lo vede immediatamente: un ospedale nuovo, la demolizione delle palazzine, cubature libere, sottopassaggi freschi di cemento, binari che verranno arretrati, un’area ex industriale acquisita da un gruppo che opera nella sanità e nell’edilizia ospedaliera. È un puzzle che si sta componendo con una precisione chirurgica.
La domanda allora diventa inevitabile: qual è il progetto reale che sta prendendo forma a Pietra Ligure? Perché quando le infrastrutture si muovono, quando le strade passano sotto, quando i binari si spostano, quando i vuoti urbani diventano pieni, significa che qualcuno, da qualche parte, un disegno lo ha già tracciato.
E non è un disegno chirurgico o sanitario: è urbanistico.
È economico. È strategico. È immobiliare. E’ dell’alta finanza
Ma ciò che inquieta è che questo disegno si sta tracciando senza alcun dibattito pubblico, senza una visione dichiarata, senza un confronto reale con i cittadini.
Le opere si fanno, i collegamenti si costruiscono, le aree si liberano, e solo alla fin, quando tutto sarà pronto, qualcuno ci dirà che “era inevitabile”.
Questa è la vera opacità: non ciò che si vede, ma ciò che si collega.
Se un giorno Santa Corona e l’ex cantiere navale diventeranno parte di un unico grande ambito di trasformazione, non sarà una sorpresa.
La sorpresa, semmai, è che nessuno lo stia dicendo ad alta voce.
I sottopassaggi, i binari, le aree liberate non sono opere neutre: sono scelte politiche precise, fatte in una fase in cui la Regione ha concentrato su di sé ogni potere possibile, sanitaria e urbanistica.
Il nuovo Santa Corona non sarà dunque solo un ospedale. Sarà, se nessuno interviene ora, l’innesco di una trasformazione molto più ampia, molto più profonda e molto più lucrosa per qualcuno.
Ed è qui che torna il tema centrale: quando il potere si concentra e i territori non contano più niente, le decisioni diventano invisibili. Le strade si costruiscono, le aree si liberano, le cubature si spostano, le mani restano poche.
E il cittadino lo scopre sempre dopo.
Le 10 domande che la Giunta deve rispondere subito.
Chi gestirà il nuovo Santa Corona? Pubblico integrale, gestione mista, esternalizzazioni? Serve una dichiarazione scritta, non un’impressione.
Quale società costruirà il nuovo ospedale? È già stato definito un percorso? Ci sono preludi, contatti, accordi quadro, soggetti favoriti?
Le cubature delle palazzine demolite verranno trasferite? E se sì, dove? E con quale finalità?
Esiste un legame, diretto o indiretto, tra la ricostruzione del Santa Corona e l’acquisizione dell’ex area del cantiere navale?
Sono previsti coinvolgimenti di gruppi privati nella progettazione, costruzione o manutenzione del nuovo ospedale?
Quali garanzie ha il territorio di Pietra Ligure ora che non esiste più un’ASL autonoma a difenderlo?
Chi vigilerà sugli appalti e sulle consulenze quando tutte le decisioni passano attraverso un unico vertice?
La Giunta esclude formalmente l’ingresso di operatori privati nella gestione dei reparti o dei servizi? Una frase pubblica, semplice, definitiva.
Perché non è stato avviato un percorso partecipativo reale su un’opera di tale portata?
Chi risponderà politicamente se il progetto deraglia, se i costi lievitano, se i tempi si allungano o se la gestione cambia natura?
Finché queste risposte non arriveranno, il nuovo Santa Corona rimarrà un grande punto interrogativo: un capolavoro architettonico circondato da un sistema di potere che somiglia sempre più a una torre senza finestre.
Cristina Vignone

2/COMUNICATO STAMPA DELLA REGIONE LIGURI –29 NOVEMBRE 2025
SANITÀ, OLTRE 244 MILIONI DI EURO PER LA RIQUALIFICAZIONE DEL SANTA CORONA. PRESIDENTE BUCCI: “TRASFORMAZIONE PROFONDA E INDISPENSABILE”
GENOVA. La Giunta regionale ha approvato la programmazione strategica degli investimenti in sanità relativi alle risorse disponibili ai sensi dell’art. 20 e dei fondi regionali. Il provvedimento destina oltre 244 milioni per la riqualificazione funzionale e strutturale del Presidio Santa Corona di Pietra Ligure. Il finanziamento per il Santa Corona comprende una quota statale pari al 95% dell’investimento e una quota regionale pari al 5%.
“Si tratta di uno dei più grandi investimenti sanitari degli ultimi decenni – spiega il presidente della Regione Liguria Marco Bucci -. Il Santa Corona avvierà una trasformazione profonda e indispensabile, un impegno concreto per una sanità più moderna, più vicina ai cittadini e più capace di rispondere alle esigenze del territorio”.
“L’intervento al Santa Corona – aggiunge l’assessore alla Sanità Massimo Nicolò – rappresenta un passo fondamentale verso l’ammodernamento della rete ospedaliera ligure. Parliamo di un progetto che unisce edilizia sanitaria, nuove tecnologie e innovazione organizzativa. Ora lavoreremo con tempi certi, in pieno coordinamento con i Ministeri, per tradurre queste risorse in cantieri e in nuovi servizi per pazienti e operatori”.
“Stiamo lavorando insieme per traguardare l’obiettivo ambizioso dei cinque nuovi ospedali di cui la Liguria ha bisogno – prosegue l’assessore all’Edilizia ospedaliera Giacomo Raul Giampedrone -. Il più avanzato in termini di realizzazione è il Felettino della Spezia, con il cantiere avviato da quasi un anno. Come assessorato all’Edilizia ospedaliera siamo pronti a entrare in campo e gestire anche gli altri interventi, a partire da nuovo Santa Corona di Pietra Ligure: questo atto segna un passo avanti fondamentale per arrivare il prima possibile all’avvio dei lavori che gestiremo con grande attenzione con il Commissario e la nostra struttura tecnica”.
Il progetto di riqualificazione dell’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure prevede la realizzazione di un nuovo complesso ospedaliero nell’area dell’attuale presidio mediante parziale sostituzione degli attuali padiglioni. Il nuovo edificio ospedaliero, sede di DEA di II livello, ospiterà 390 posti letto, di cui 23 posti tecnici e si svilupperà su 5 livelli fuori terra: i primi due dedicati alla “piastra tecnologica”, che ospita gli ambienti di diagnosi e cura; un piano tecnico, in cui saranno presenti le principali tecnologie a supporto; gli ultimi due piani dedicati alla degenza e ulteriori servizi. La nuova elisuperficie è prevista in copertura.
La nuova sede ospiterà i reparti di Neurochirurgia, Neuroradiologia, Neurologia con Centro Ictus di II livello, Chirurgia Toracica, Chirurgia Plastica, Chirurgia Vascolare, Endoscopia Digestiva ad elevata complessità, Radiologia Interventistica, oltre al Centro Hub per la gestione delle emergenze cardiologiche, neurologiche e traumatologiche.
Saranno inoltre presenti tutte le specialità di base e previste per un DEA di I livello, garantendo piena continuità assistenziale.
“Il nuovo Ospedale Santa Corona – spiega ancora il direttore generale di Asl2 Michele Orlando – , struttura tecnologicamente avanzata e progettata secondo i più elevati standard di qualità e sicurezza, diventerà il punto di riferimento del ponente ligure per l’alta specializzazione sanitaria. Il nuovo Santa Corona ospiterà anche un Centro Riabilitativo di II livello all’avanguardia, dotato di tecnologie innovative per la riabilitazione intensiva, percorsi dedicati alle gravi cerebrolesioni e sistemi di teleriabilitazione avanzata potenziando la Struttura dell’Unità Spinale unipolare già riconosciuta eccellenza nazionale. Grazie al suo livello di specializzazione, all’integrazione tra competenze cliniche di eccellenza, alle dotazioni tecnologiche di ultima generazione e alla piena digitalizzazione dei processi, il nuovo Santa Corona rappresenterà il DEA di II livello di riferimento per l’intero territorio del ponente ligure, estendendo i propri servizi da Ventimiglia a Varazze. Una struttura moderna, sicura e progettata attorno alle esigenze dei pazienti, destinata a diventare un polo d’eccellenza nazionale nella cura delle patologie complesse”.
