Il musicista e compositore Ruggero Leoncavallo fu a Varazze per circa un mese nel luglio1908 in occasione della rappresentazione al Teatro Letizia della sua prima opera lirica di successo: Pagliacci, composta nel 1892.
di Tiziano Franzi

Pagliacci-Pagliacci è un’opera lirica su musica e libretto di Ruggero Leoncavallo. Il soggetto è tratto dall’opera letteraria “Die Geier-Wally” (1875) di Wilhelmine von Hillern.
La prima assoluta dell’opera ebbe luogo il 21 maggio del 1892, presso il Teatro dal Verme di Milano, con la direzione del venticinquenne Arturo Toscanini.
L’opera, considerata uno dei massimi esempi d’opere veriste, ottenne fin da subito grande successo. Stando alle parole dello stesso compositore, l’opera si ispira a un delitto realmente accaduto a Montalto Uffugo, in Calabria, dove il compositore visse da bambino alcuni anni. Secondo i documenti dell’epoca, il suo tutore, Gaetano Scavello, era in relazione con una donna del luogo, della quale era innamorato anche un certo Luigi D’Alessandro: questi, geloso della donna e insultato pubblicamente dal tutore di Leoncavallo, la notte del 5 marzo 1865 accoltellò Scavello all’uscita da un teatro, aiutato dal fratello Giovanni; la vittima morì poche ore dopo, ma fece i nomi degli assassini, che furono condannati dal padre di Leoncavallo, magistrato a Montalto. Leoncavallo in seguito affermò che l’assassinio si svolse sotto i suoi occhi e che fu eseguito da un pagliaccio che aveva appena ucciso la propria moglie, poiché sosteneva di aver trovato tra i suoi vestiti un biglietto di Scavello.

Dopo un’introduzione strumentale, la rappresentazione inizia a sipario calato, con un baritono, in genere quello che interpreta Tonio, solitamente nel costume che vestirà più avanti come Taddeo, che si presenta al proscenio come “Prologo” (Si può?, si può?), fungendo da portavoce dell’autore ed enunciando i principi informatori e la poetica dell’opera.
La piccola compagnia teatrale itinerante composta dal capocomico Canio, dalla moglie Nedda e dai due commedianti Tonio e Beppe giunge in un paesino del sud Italia per inscenare una commedia. Canio non sospetta che la moglie, molto più giovane, lo tradisca con Silvio, un contadino del luogo, ma Tonio, fisicamente deforme, che ama Nedda e ne è respinto, lo avvisa del tradimento. Canio scopre i due amanti che si promettono amore, ma Silvio fugge senza essere visto in volto. L’uomo vorrebbe scagliarsi contro la moglie, ma arriva Beppe a sollecitare l’inizio della commedia perché il pubblico aspetta. Canio non può fare altro, nonostante il turbamento, che truccarsi e prepararsi per lo spettacolo (Vesti la giubba).
Dopo un intermezzo sinfonico, Canio/Pagliaccio deve impersonare nella farsa un marito tradito, ma la realtà prende il sopravvento sulla finzione (No, Pagliaccio non son) ed egli riprende il discorso interrotto poco prima, rinfacciando a Nedda/Colombina la sua ingratitudine e dicendole che il suo amore è ormai mutato in odio per la gelosia. La donna, intimorita, cerca di mantenere un tono da commedia, ma poi, minacciata, reagisce con asprezza. Beppe vorrebbe intervenire, ma Tonio, eccitato dalla situazione, di cui è responsabile con la sua delazione, glielo impedisce, mentre gli spettatori, dapprima attratti dalla trasformazione della farsa in dramma, comprendono troppo tardi che ciò che stanno vedendo non è più finzione. Di fronte al rifiuto di Nedda di dire il nome del suo amante, Canio accoltella a morte prima lei e poi Silvio, presente tra il pubblico, accorso sul palco per soccorrerla.
A tragedia compiuta, secondo la partitura originale, Tonio/Taddeo esclama beffardo e compiaciuto, rivolgendosi al pubblico: “La commedia è finita!”. Tale battuta passò molto presto a Canio, divenendo la prassi esecutiva abituale.

Disegno satirico con Leoncavallo nelle vesti di pagliaccio
Leoncavallo a Varazze
Le rappresentazioni dell’opera a Varazze furono due, entrambi alla presenza del Maestro: la prima al teatro Laetitia, in onore di Maria Letizia Bonaparte, duchessa d’Aosta, moglie del Duca degli Abruzzi Luigi Amedeo di Savoia e la seconda al teatro Margherita, allestito sulla rotonda dei Bagni Margherita, per festeggiare l’onomastico della regina, consorte del re Umberto I.

Il suo soggiorno a Varazze nel 1908 è documentato da alcune fotografie, due delle quali autografate da Leoncavallo, tra cui una in cui è abbozzato un pentagramma con due sole note. In esse il Maestro, nella sua corpulenza, è ritratto in atteggiamento sereno e rilassato, mentre dalla riva osserva il mare. In un’altra “vera fotografia” di Jan Neer egli condivide il bagno in mare con alcuni componenti della compagnia teatrale che, per l’appunto, stava rappresentando Pagliacci sui palcoscenici di Varazze.
Il Maestro voleva assistere di persona all’allestimento dell’opera e a tutte le prove, apportando talvolta alcune correzioni allo spartito. Di giorno trascorreva il tempo libero rilassandosi presso i Bagni Regina Margherita, concedendosi anche di “prendere il bagno”, anche insieme all’intera compagnia artistica. Di questo suo soggiorno il Maestro conservò un ricordo affettuoso e positivo, come si legge in alcune delle sue lettere private.





Tiziano Franzi
(Vedi anche: Tiziano Franzi, Varazze nei secoli, Erga ed, Ge, 2024)
2/Comunicato stampa -La Città di Varazze e l’Ensemble Nuove Musiche sono lieti di annunciare un nuovo appuntamento del Festival Internazionale di Musica di Varazze, giunto alla sua XIII edizione. Domenica 28 settembre, presso l’Oratorio di N.S. Assunta, si terrà una serata all’insegna della cultura, della storia e della grande musica.