Trucioli

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Treno montano, stazioni ‘rapite’ e i ‘baciati’ dalla fortuna immobiliare


La discussione è il sale della democrazia. Per discutere, però, è necessario informarsi.

di Filippo Maffeo

La discussione è il sale della democrazia. Per discutere, però, è necessario informarsi. Noi abbiamo provato a farlo nei limiti delle nostre modestissime possibilità, nell’assenza di notizie ufficiali che non siano soltanto spot pubblicitari ed in presenza di un dibattito nel quale si fa ampio uso, principalmente, di questi quattro argomenti:

  • la durata della percorrenza si ridurrà ed aumenterà la frequenza dei treni;
  • vengono eliminati nella tratta da Finale ad Albenga 9 passaggi a livello di cui ben 7 (rectius 6) solo a Loano;
  • sul sedime ricavato sarà costruita una pista ciclabile;
  • gli edifici che oggi si trovano a lato dei binari trarranno notevoli benefici.

Certo, poi, il tema del “progresso” inevitabile che impone lo spostamento, ma a questi neo futuristi fuori tempo massimo non serve replicare, il loro è un assioma: è nuovo, quindi è progresso. Un atto di fede. Anche perché il raddoppio può essere fatto in sede, con soluzioni anche avveniristice e quindi il modernismo sarebbe salvo, anzi enfatizzato.

Passiamo agli argomenti sopra elencati. Cominciamo dal quarto, che, a dire il vero il quarto argomento rimane sottotraccia, non viene neppure esplicitato, forse per la vergogna di evidenziare che chi ha comprato a prezzo vile i terreni confinanti con il tracciato ferroviario ed ha deturpato il territorio con squallidi ed anonimi palazzi negli anni dello scempio edilizio e, poi,  gli acquirenti degli alloggi a prezzo ridotto, oggi non solo beneficereranno del silenzio per l’assenza di treni (gli stessi che erano andati volutamente a cercare per speculare, facendo sleale concorrenza ai costruttori che acquistavano lontano dai binari, in aree maggiormente vocate all’edificazione civile e, gli acquirenti, per risparmiare).

Ma il vantaggio non sarà solo “acustico”. No, no il vantaggio principale è quello che si traduce in moneta sonante per l’incremento di valore e di prezzo di vendita futuro di quegli edifici. E così chi, avendo speso poco,  ballava con i treni, al passaggio dei convogli (in passato anche treni merci, più rumorosi e fonte di maggiori vibrazioni) e cena al lume di candela ma a quello, intermittente, delle luci dei finestrini, domani potrà dormire sonni tranquilli e cenare in beatitudine, finalmente, al  solo lume di candela, senza interferenze acustiche e luminose.

E senza sborsare un euro, anzi nemmeno un centesimo. Infatti l’istituto ottocentesco del contributo di miglioria che in situazioni del genere svolgerebbe una funzione di riequilibrio,  è avvolto dalle ragnatele, in un ripostiglio in cui da decenni non entra né aria né luce e nessun politico o amministratore pubblico.

Che cos’era, meglio che cos’è il contributo di miglioria. Un contributo che doveva (e dovrebbe pagare) chi trae vantaggi economici da un’opera pubblica realizzata nei pressi di una sua proprietà. Oggi è considerato, a quanto pare, vecchiume d’altri tempi. Non così in Svizzera, per fare un esempio. Un tempo anche da noi ci si preoccupava di amministrare al meglio risorse pubbliche. Oggi, quando va bene, il pubblico che realizza l’opera  “tira il collo all’espropriato” con indennizzi da straccioni e, invece, lascia indenne chi si ingrassa con l’opera pubblica; pagata invece due volte dagli espropriati: con le tasse che finanziano l’opera e con l’indennità d’esproprio sottodimensionata rispetto al reale danno.

Passiamo agli altri argomenti. Chi scrive non ha accesso alle fonti ufficiali, ma ad Internet sì.

E, scava scava, cerca cerca, ha trovato un articolo del 2021, pubblicato su Savona News, che, sotto il titolo “Che cosa prevede il progetto per lo spostamento a monte della ferrovia? “sciorina con precisione ed in dettaglio tutte le opere.

Chi ha buona volontà e non si fida può controllare in rete e leggere direttamente quanto viene scritto su SavonaNews.it del 9.5.2021., con il titolo citato e che viene trascritto per intero, nella parte relativa alle opere per il nuovo tracciato.

Ecco il testo, riprodotto col copia incolla, per non sbagliare e perché è più comodo.

Noi, provincialotti,  siamo interessati in particolare al nostro piccolo cortile ed ecco allora le opere nella tratta Finale Ligure-Albenga; quindi cominciamo da queste.

Pronti a salire sulle montagne russe?

Partiamo.

Superata la stazione di Finale Ligure, il nuovo tracciato entrerà nella nuova galleria della Caprazoppa (3308 metri), dove avverrà l’ingresso nel sottosuolo di Borgio Verezzi. Il tunnel passerà sotto il borgo di Verezzi e sbucherà con un viadotto sul rio Bottassano. A quel punto entrerà nella galleria Monte Grosso (1455 metri), che inizierà nel territorio di Borgio, passerà in quello di Tovo San Giacomo e farà capolino a Pietra Ligure. Al termine di questo tunnel ci sarà la prima fermata della nuova linea, quella di Pietra Ligure, a pochi metri dal confine coi comuni di Tovo e Giustenice. Dopo la stazione di Pietra, inizierà la galleria Castellari (5027 metri, la seconda per lunghezza del nuovo tracciato), che passerà sotto il casello autostradale di Ranzi, sotto il torrente loanese Nimbalto e terminerà al confine tra Loano e Borghetto Santo Spirito. Successivamente, i binari entreranno nella galleria Pineland (380 metri).

A questo punto ci sarà la seconda fermata della nuova tratta, quella di Borghetto, accanto allo svincolo di accesso al casello autostradale. Per consentire il passaggio della ferrovia, è previsto lo spostamento della strada provinciale per Toirano di circa cento metri verso il torrente Varatella. Il nuovo tracciato passerà sopra la nuova strada provinciale e proprio in questo punto incrocerà, per la prima volta, la sede autostradale, portandosi a monte dell’Autofiori proprio in corrispondenza con l’imbocco della galleria Croce (4565 metri, la terza più lunga). Il nuovo traforo entrerà nel territorio di Ceriale, transiterà sotto il Poggio Castellaro, la frazione Peagna, la valle del rio Torsero e, in corrispondenza dell’Autogrill, incrocerà nuovamente l’autostrada dei Fiori, per portarsi a valle. Dopo circa 600 metri in territorio albenganese, i binari rivedranno la luce alle spalle di Campochiesa, passando a circa 80 metri dal centro storico della frazione.

Prima di arrivare alla stazione di Albenga (con quattro binari, mentre le ‘fermate’ ne hanno solo 2, la differenza è che se davanti c’è un treno ‘regionale o ‘lento’, questo resta in coda ndt), ci saranno ancora da attraversare la galleria Parei (500 metri), un viadotto di 200 metri sul torrente Neva e due gallerie alle spalle di Bastia (rispettivamente di 80 e 140 metri), dove inizierà il marciapiede della nuova stazione albenganese, lungo 415 metri, non lontano dallo svincolo dell’Aurelia Bis.

Letti, uno per uno i lavori fanno più impressione del sentir dire: una nuova tratta, con 35 Km in galleria e 7 in superficie.

Gallerie per chilometri e chilometri (3,308+1,455+5,027+0,38+ 4,565+0,5+spiccioli prima di Bastia),

A Bastia un marciapiedi di 415 metri. E poi  viadotti e spostamento di strade provinciali.

Se le cose si fanno, meglio farle per bene, senza badare a spese. E’ un’opera faraonica, che non bada a spese. Un tunnel buio quasi unico ininterrotto ed uno squarcio nella luce nella piana di Albenga.

25 sono in galleria. Gli altri 8 quelli in superficie corrono solo nella piana.

Nella piana, proprio dove i doppi binari già esistono e potrebbero in massima parte ben essere conservati per svolgere la loro funzione anche col nuovo tracciato, modificato solo in parte.

Ed invece no, vanno tolti e va terremotato l’intero entro terra. Bastia snaturata, il centro storico di Campochiesa a 80 metri dal nuovo tracciato e quel poco di verde agricolo rimasto a Borghetto eliminato per far posto alla nuova stazione, meglio fermata, sostanzialmente inutile. 

Perché la stazione di Borghetto è inutile?

Perché, per gli utenti, sarà più facile, rapido, comodo e funzionale andare ad Albenga, beneficiando del maggior numero e della maggiore frequenza dei mezzi di trasporto e del maggior numero di treni che parte ed arriva ad Albenga.

Lo stesso discorso per la fermata di Pietra. Meglio andare direttamente a Finale.

Chi aveva assediato i binari viene premiato e chi aveva salvaguardato il territorio viene punito.

Però ci sono le ormai mitiche “compensazioni”, non ben definite e che, a quanto pare,  si risolvono in una mancetta insignificante e poco utile, se raffrontata a quel che si perde e a quel che si distrugge.

Qualche sempliciotto chiederà: ma tutto questo apocalisse per 11 passaggi a livello, in prevalenza neppure non indispensabili? Non si può raddoppiare in sede, fare qualche sottopasso dove serve?

E qualcuno, illuminato, replicherà e ripeterà: i passaggi a livello soffocano il traffico e il raddoppio in sede comporta rumori e confusione e polvere per anni.

Già, ma il traffico automobilistico sull’Aurelia, specie a Loano, di giorno, è già paralizzato e se levi le stazioni  il danno è per sempre, riflette il sempliciotto.

E i quasi 8 km (a spanne) tra Albenga e Borghetto perché buttarli a mare? Chiede sempre il sempliciotto.

Gli rispondono che è un sacrificio necessario, senza spiegargli il motivo ed aggiungono che, poi, là verrò fatta una bella ciclabile, per sgranchirsi le gambe e richiamare turisti a frotte.

La ciclabile del Tirreno, che porterà i nuovi campioni da Ventimiglia a Capo Spartivento.

E poi, già immagina il sempliciotto, correndo con la fantasia, ciclovie nuove, dalla Alpi alle Piramidi (complice il nuovo ponte sullo stretto di Messina. E poi ancora ciclabili, dal Manzanarre al Reno, vuoi mettere?

Una ciclablile, quella che si farà, bella, molto bella. Magari con un altro finto parco della ciclovia, come nell’imperiese. Un parco che parco non è, se non nel nome. Una ciclabile chiamata parco, pomposamente. E i parchi, nel senso di superfici verdi della Piana, già esistenti, distrutti. Per sempre.

Questi i lavori fino a Bastia. E dopo? Sempre dalla stessa fonte:

“Un ponte di circa 400 metri sul torrente Arroscia porterà la nuova ferrovia all’imbocco della galleria Alassio, la più lunga del progetto coi suoi 9 chilometri e 714 metri, tanto da sbucare direttamente ad Andora. Il traforo percorrerà per un chilometro il territorio di Villanova d’Albenga, prima di entrare nel sottosuolo alassino. La galleria passerà sotto Vegliasco, sotto località Sant’Anna e si allargherà per dare vita alla fermata sotterranea di Alassio (la quarta e ultima prevista dal progetto), con un marciapiede lungo 200 metri posizionato sotto la rotonda all’ingresso dell’Aurelia bis, in cima a via Gastaldi. Poi il tunnel passerà sotto le scuole di via Neghelli, sotto il nuovo campo sportivo, entrerà nel sottosuolo di Laigueglia e spunterà ad Andora, dove si collegherà col tracciato esistente.

A Villanova tutto in sotterranea; quello che non si può fare a Ceriale ed Albenga (frazioni, però, mica centro città), dove occorre viaggiare in superficie, purché lontano dal mare. Eppure se c’è un luogo in cui il vecchio tracciato proprio non dà fastidio a nessuno è Albenga.

Se, però, ad Albenga come a Ceriale, lasci il doppio binario dov’è, poi la ciclabile vista mare come la fai?

Eppure, come qualcuno ha proposto recentemente, se nella piana lasci il vecchio tracciato, non distruggi Bastia ed il resto della piana  e poi, quando sei in Galleria sotto il Capo di Borghetto,  punti a Nord e vai ad incrociare il nuovo tracciato a chi fai del male?

A chi? A quelli che vogliono la ciclabile vista mare e a quelli che,  magari con la malattia del cemento, vogliono togliere i binari sul lungomare di Albenga e Ceriale e fare, nel prossimo futuro, bei casermoni nei pressi. Tolta la ferrovia, che fa rumore, quegli alloggi, sul mare,  li vendi a peso d’oro.

A questo punto rimane l’argomento n.1) il tempo e la maggiore frequenza. Quanto alla maggiore frequenza basta scorrere gli orari di 20 anni fa per accorgersi che è via via diminuita e non certo per colpa del tracciato, che è rimasto lo stesso.

E il tempo? Dieci minuti circa in meno.

Dieci minuti, tanto quanto serve per leggere, focalizzare e capire bene l’elenco dei lavori. L’elenco. Dieci minuti in meno, il tempo di un caffè, a fronte di lavori ciclopici e devastanti. E costosi, senza un apprezzabile rapporto costi-benefici.

Ne vale davvero la pena?

Ridateci le vecchie stazioni ed il vecchio tracciato, almeno da Albenga al capo di Borghetto.

Non sprecate denaro nelle fermate, inutili di Borghetto e Pietra, cattedrali nel deserto e senza treni, futura sistemazione e punto di riferimento logistico dei barboni e dei balordi della zona.

Diciamolo ora, siamo ancora in tempo. Lo chiedano a chiare lettere alcuni amministratori locali, mostrando autonomia e tutelando le ragioni territoriali.

Dirlo tra qualche decennio, sia pure con rammarico e con vero pentimento, non servirà più a nulla.

Il treno sarà già passato, a monte.

Filippo Maffeo (magistrato in pensione)

L’ingresso di levante a Ceriale, da Albenga a Loano la ferrovia è già a doppio binario, ma pochissimi lo scrivono, lo dichiarano nei loro commenti ed illustrazioni..

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F. Maffeo

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