Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Lettera 1/ A Cosio d’Arroscia ho ereditato una casa, l’ho ristrutturata, ma addio entusiasmo. 2/ Mendatica: i Corni delle Alpi, magia e fascino di uno strumento antico che incanta le valli


Alla redazione di Trucioli.it. Leggo con attenzione particolare tutto quanto riguarda l’Alta Valle Arroscia.

Perchè lì, con i miei tanti ricordi, c’é una casa che ho ereditato e ristrutturato internamente, con grande rispetto, per mantere lo spirito originale. Dovevo ancora provvedere alle ultime finiture, quando ho perso l’entusiasmo perché all’esterno tutto è cambiato.

Nel n°1 del 24 Luglio 2025 di Trucioli.it ho riconosciuto l’angolo di un edificio che conosco bene; bastava che l’obiettivo inquadrasse poco più in basso, per avere uno sfondo  ben diverso, ovvero: il risultato dell’intervento effettuato in Comune di Cosio d’Arroscia, che ha previsto la demolizione dello stabile “pericolante” addossato alla mia casa. 
Il tipico archivolto, dal quale si accedeva, non c’é più, demolito, unitamente al rudere secolare, retrostante. 

Un vero peccato, ma se era pericolante… è stato tolto! 

Sicuramente una minima parte, di quei 410 mila euro, ottenuti dall’Amministrazione, nell’Ambito del Programma per lo Sviluppo Rurale, potrà essere impiegata per rimediare ai danni collaterali causati per compiere: “un passo importante per la sicurezza e l’accoglienza del centro storico” (parole che riporto, dall‘articolo del 24 luglio ). 

Si prevede di concludere l’intervento per la fine di agosto, ma “quella casa” che mi stava tanto a cuore, farà sfigurare tutto il sapiente intervento. 
Non ho visto il progetto di riqualificazione, che sicuramente è stato redatto, per restituire dignità dopo tanta violenza, ma sarò molto lieta di mostrare i lavori davvero conclusi, quando la facciata “mancante” verrà ripristinata, offrendo un’immagine d’insieme accettabile per tutti coloro che andranno alla scoperta dell’antico borgo e per rispetto a chi investe per onorare il passato.
M. Siri 
2/Galleria Derive e Casa degli Artisti TribaleGlobale presentano Matia Chincarini – LE COSE AL POSTO GIUSTO, mostra personale di un artista che attinge al gioco come metafora di un’azione catartica votata all’uscita dal razionale, dall’ordinario. A cura di Emilio Grollero e Giuliano Arnaldi. COMUNICATO STAMPA – Dal 2 agosto 2025 a Cosio d’Arroscia apre al pubblico LE COSE AL POSTO GIUSTO, personale di Matia Chincarini che attinge al gioco e lo sviluppa come allegoria e come strumento di crescita individuale e collettiva. Due stanze, due linguaggi, ma un’unica cifra stilistica: la dimensione ludica che permette di ritornare all’infanzia, quella condizione in cui l’essere umano è veramente umano, e va alla ricerca di sé per evolvere la coscienza ed esplorare nuove sensibilità legate a sfere invisibili.

In linea con la psicogeografia situazionista, Chincarini – che rimarrà in residenza a Cosio per l’intero periodo – ha scelto di esibire opere caratterizzate da modalità di attivazione che permettono di esplorare nuove cornici, incontrare altre realtà.

Nella galleria Derive troverà allocazione Oponopon, opera ludico-sociale nata da una visione sciamanica che l’ha palesata all’artista come opera d’arte creata dalle persone e dalle piante, in un insieme indiviso, attraverso un processo creativo e curativo.

L’appellativo deriva da un mantra amerindo che si traduce in “grazie scusa ti perdono amo” ed il cui significato è metti le cose al posto giusto, lascia la tua mente per una realtà interiore che fluisce attraverso il cuore collegata con la vita. Non solo un risultato artistico, quindi, ma anche un workshop, un rituale, un modo di sentire e di vedere il mondo.

Una stanza della Casa degli Artisti ospiterà delle incisioni a punta secca tratte dalle matrici usate per comporre l’opera pittorica GIOCHI DI MANI MISTICHE, che lavoreranno in dialogo con le opere etnografiche della collezione di TribaleGlobale. Mani che incontrano altre mani attraverso l’arte della bellezza, umani che incontrano la natura in un transfert che permette di crescere. Gioco come cibo per il corpo, per l’anima e per lo spirito: un “uscire da sé” che riesce ad entrare in quello “spirituale dell’arte” a cui si riferisce Kandinsky, che porta al cambiamento e all’evoluzione.

Per immergersi interamente nell’anima situazionista di Cosio d’Arroscia, l’artista terrà anche due laboratori di arte sociale che coinvolgeranno il pubblico nel senso che intendeva Joseph Beuys: un’arte, cioè, opposta all’individualismo autoreferenziale e aperta invece al pubblico, al gruppo, alla realizzazione condivisa dell’opera, la cui resa finale è possibile grazie al contributo di molti che lavorano ad un risultato che non si sa in anticipo quale sarà, dunque proprio per questo inaspettato, poetico (da “poesis” – fare) e sorprendente.

Gli appuntamenti con i workshop a offerta libera sono per sabato 9 agosto – in cui l’argilla verrà plasmata come memoria del sé e del respiro del mondo e poi avviene un transfert con il regno vegetale – e per sabato 16 agosto, in cui un gioco trasformativo aiuterà i partecipanti ad essere parte di un gruppo che collabora. “L’incontro con la cornice situazionista di oggi a Cosio è stato come trovare un tempo che non è mai passato: delle anime affini sono state spinte l’una verso l’altra per creare una forza altra.” – ha dichiarato Matia Chincarini ringraziando Giuliano Arnaldi, Emilio Grollero e le strutture ospitanti per l’accoglienza.

Matia Chincarini è nato nel 1975 a Valdagno (VI). Nel 1996 si è laureato Maestro d’Arte Pittorica all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Si è specializzato nell’Antropologia del Gioco e si è formato successivamente in Arteterapia. Viaggia per il mondo creando collaborazioni con artigiani locali nella realizzazione di opere d’arte. I suoi lavori artistici celebrano la libertà creativa, l’anarchia, il divertimento, ma aiutano anche a pensare, riflettere e dialogare con il respiro dell’anima del mondo. Il suo lavoro è stato mostrato presso: Palazzo Forti Verona, Palacio de la Madraza Granada (Spagna), 49a Biennale d’arte di Venezia, 10a Biennale d’Architettura di Venezia.Espone in gallerie e spazi espositivi a Milano, Roma, Bologna, Verona, Salerno, Grosseto, Bruxelles, Torino, Firenze, Pesaro, Trento e Venezia. Programma completo: www.matiachincarini.com/cosiodarroscia2025

3/A Mendatica i Corni delle Alpi, magia e fascino dello strumento antico (dall’origine incerta) che incanta le valli
 
Dalla volontà dei comuni di Cosio d’Arroscia, Mendatica, Montegrosso P.L ed il Parco delle Alpi liguri è stato realizzato un evento unico in Valle Arroscia.
Il quartetto “Alphorn Group” ha suonato al tramonto, nella cornice suggestiva, della Chiesa della Madonna dei Colombi ed alla presenza di un numeroso pubblico, un repertorio di melodie alpine con i Corni delle Alpi.
I suoni di questi particolari strumenti, eseguiti all’imbrunire e con la cornice delle nostre meravigliose montagne, hanno riempito i cuori dei presenti dei ricordi di un tempo, quando il corno, era usato come strumento di richiamo per scandire le ore, per trasmettere una missiva o solamente per richiamare le greggi dal pascolo.
Un ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato per la meravigliosa riuscita dell’evento e all’Associazione Vallinmusica per aver organizzato questo  fantastico momento.

La prima descrizione risale al Cinquecento

Il corno delle Alpi era strumento dei pastori, utilizzato per comunicare da un alpeggio all’altro e con le persone a valle.
In legno cavo, diffonde musica armoniosa, trasmette sensazioni di gioia, esprime pace e quiete.
Ha perso la sua funzione originaria tra i pastori sugli alpeggi di montagna, ma ha conquistato il cuore della gente come strumento musicale. Oggi, ad esempio, in Alto Adige si possono ascoltare i corni alpini ogni venerdì a Castelrotto, Alpe di Siusi,Vigo di Fassa. A lungo gli studiosi hanno creduto che il corno alpino fosse derivato dalla buccina (detta anche lituus) di origine etrusco-romana, per le somiglianze nella forma, ma non ci sono prove documentate e la parola liti, dal latino tra il XVI e XVIII secolo, indica vari strumenti a fiato, come il corno, il cromorno, o la cornetta. Il naturalista svizzero Conrad Gessner ha usato il termine lituum alpinum per la prima descrizione dettagliata del corno delle alpi nel suo De raris et admirandis herbis nel 1555. Il più antico documento conosciuto ad utilizzare il termine tedesco Alphorn è una pagina di un registro contabile del 1527 dell’antica abbazia di Sant’Urbano a Pfaffnau che cita il pagamento di due Batzen per un suonatore itinerante di corno delle Alpi.

Mendatica il video della processione dei Santi Nazario e Celso, patroni della parrocchia di Mendatica. 


Avatar

Trucioli

Torna in alto