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Imperia Porto Maurizio, riscoprire Angelo Saglietto (Sofo)


Imperia vanta tra i suoi concittadini del secolo scorso un personaggio purtroppo sconosciuto ai più: Angelo Saglietto, detto Sofo (il sapiente, colui che sa), uomo di eccezionale cultura pressoché enciclopedica nel campo della filosofia e dell’antichità.

di Tiziano Franzi

Angelo Saglietto, detto Sofo

Apparteneva a una antica famiglia patriarcale di Porto Maurizio armatrice di una flotta veliera di piccolo cabotaggio, tra cui il “Marinetta“, uno dei più veloci velieri di quel tempo. Diplomatosi capitano all’istituto nautico, iniziò la carriera come ufficiale della Marina Mercantile, navigando anche su grandi navi sulle rotte oceaniche verso il Sud America, ma presto preferì dedicarsi agli studi di ciò che più corrispondeva alla sua indole.

Dalla filosofia all’esoterismo, dal simbolismo alla storia delle religioni, passando per l’archeologia e gli scavi della tana Bertrand (sito archeologico a Badalucco-IM- a cui dedicherò un prossimo articolo). Saglietto si è occupato di ognuna di queste discipline e risulta difficile definire in poche parole la sua professione. Ci è riuscito il poeta Giovanni Boine, suo intimo amico, che ha racchiuso nel soprannome” Sofo” (dal greco σοφός) la sua grande conoscenza. Lo stesso Boine lo citò insieme a Mario Novaro, Giovanni Battista Parodi, Antonio Siffredi e altri nello scritto “I miei amici di qui” e di quel ristretto gruppo tratta anche Italo Scovazzi in “Il Cenacolo di Porto Maurizio” [Officina d’arte, Savona, 1930]. Ancora, il prof. Giorgio Bertone nella parte finale dal titolo “Testamento” del saggio”Giovanni Boine, scritti inediti[Il Melangolo ed., Ganova, 1977] cita una lettera di Boine a Prezzolini del 17 dicembre 1910 in cui Sofo è nominato più volte, ma particolarmente quando scrive: «Lascio lire 10.000 al capitano Angelo Saglietto, detto “Sofo” […] come attestazione del debito di materiale e spirituale riconoscenza che la prossima morte mi costringe a lasciare insoluto. La sua generosa umanità gli farà perdonare ch’io ridotto all’ansia dell’estremo…»

Con l’amico Giovanni Boine riordinò l’antica biblioteca dei Cappuccini a Porto Maurizio, ricca di preziosi e rari volumi ma completamente abbandonata, salvandoli dalla distruzione. Conoscitore di astronomia, anche grazie ai lunghi viaggi per mare, fece parte dell’Osservatorio Astronomico e Meteorologico di Porto Maurizio e durante le peregrinazioni notturne con la brigata di amici, illustrava il cielo con le sue costellazioni, spunto per interminabili e dotte dissertazioni che vertevano su vari campi dello scibile umano: filosofia, poesia, letteratura, musica, tradizioni e religioni antiche e altro ancora.
Sofo, è sempre stato persona riservata e vissuto quasi in sordina, senza mai sfoggiare la sua cultura e il suo sapere, consapevole che una divulgazione massiva e superficiale lo potesse travisare. Mantenne una costante corrispondenza con i massimi scrittori e intellettuali dell’epoca, tra cui il premio Nobel Salvatore Quasimodo, alcuni dei quali gli scrivevano indicando sulla busta semplicemente : “Sofo- Imperia”.

Era molto conosciuto e apprezzato dall’intellighenzia di Roma e altre città italiane ed estere ed ebbe relazioni epistolari e personali con molti studiosi dell’epoca, quali Paolo Virio, Nino Rota, Alfredo Scanzani, Corallo Reginelli, Spartacus, Rudolf Steiner, Massimo Scaligero, Giovanni Colazza, nonché Arturo Reghini e Julius Evola con cui intrattenne lunghe e approfondite discussioni. Il capitano Angelo Saglietto (Sofo) in un quadro di Armando Sabatella

Chi lo ha conosciuto e ha lavorato con lui ricorda la sua immensa conoscenza e l’enorme quantità di manoscritti che ha lasciato, oggi curati da Emanuele Saracini, dedicati allo studio dell’antroposofia, delle religioni antiche, dell’esoterismo, del simbolismo e alla scrittura: una routine interrotta da poche ore di sonno per notte, suffragata dalla sua conoscenza di francese, inglese, spagnolo, tedesco, latino, greco antico, aramaico e geroglifico egizio.

Nel 1930, dopo decenni dai primi scavi dell’entomologa inglese Grace Mary Crowfoot, riprese gli scavi della Caverna Bertrand, sopra Badalucco, e, anche a proprie spese, organizzò una campagna di ricerca in sito che portò a scoperte importantissime. Basti dire qui (ma il discorso sarà approfondito prossimamente) che quello che sembrava essere un anfratto di limitata estensione, divenne (ed è tutt’oggi) l’unica caverna esclusivamente sepolcrale di tutta la Preistoria in Liguria. Purtroppo, come spesso accade agli uomini riservati, altri si “appropriarono” del suo lavoro, senza riconoscergli il giusto merito, tanto che in una comunicazione ufficiale il suo nome è a mala pena citato.

Sofo riusciva ad arrivare alla radice di ogni situazione, non limitandosi a ciò che già era noto, ma ponendosi sempre ulteriori domande alle quali, con le sue approfondite conoscenze, cercava, spesso riuscendoci, di dare una risposta adeguata e chiarificatrice del significato delle cose e delle relazioni tra esse, sostenendo che scavare alla ricerca delle tracce dei nostri antichissimi progenitori fosse come «scavare nelle profondità dell’animo umano»

Il capitano Saglietto ha dedicato l’intera esistenza allo studio, giungendo a collegamenti fra il simbolismo preistorico e quello del mondo egizio che risultano, nella loro originalità, più che interessanti.

Testimone dei suoi studi e appassionato curatore degli scritti di Sofo, vergati con una grafia precisa e minuta su ogni genere di carta, è Emanuele Saracini (che ringrazio per le molte informazioni, che ne conserva gli scritti e i disegni originali, nella speranza che venga dato a questo illustre concittadino il riconoscimento e la notorietà, almeno “post mortem” che avrebbe meritato in vita.

E’ proprio Saracini che si è speso per la realizzazione di un monumento costituito da una grande pietra di montagna, immutabile nel tempo e quindi simbolo di eternità, con l’ apposizione di una targa in suo nome: l’unico ricordo tangibile che la città gli ha dedicato.

Tiziano Franzi


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T.Franzi

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