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Lettera/ Trump e il vento del Dio denaro. L’America era l’unica al mondo per conservazione della natura. Ora vince la ‘moderna civiltà’


Riceviamo e pubblichiamo. “In America il vento del profitto soffia sempre più frequentemente contro le esigenze di conservazione delle aree naturali”.

“Un paese dove, unico al mondo, ha ideato il concetto di conservazione più severo che, col trascorrere degli anni, questo concetto lo sta affievolendo, battuto da un montante interesse verso il Dio danaro e gli usi ricreativi che la moderna civiltà ha lentamente trasformato in business (classico l’ultimo esempio, quello delle mountain bike!).

Ancora sotto il governo di Joe Biden, e dallo stesso resa esecutiva poco prima di cedere il potere a Donald Trump, è stata approvata una legge che ha cominciato a sminuire la severità conservazionista del Wilderness Act; e questo sotto la pressione dei fruitori ricreativi delle Aree Wilderness, più interessati alle proprie esibizioni sportive che non alla difesa della natura selvaggia dove vanno a praticarle, e alla lobby dei commercianti di attrezzature sportive, che ovviamente hanno i loro supporter nelle due Camere del Congresso (sia rappresentanti democratici che repubblicani).

Lo scorso 6 gennaio il Presidente Biden ha infatti reso esecutiva la legge nota come EXPLORE Act che autorizza tutta una serie di utilizzi ricreativi che prima non era consentiti o erano estremamente limitati nelle aree protette (Aree Wilderness e Parchi Nazionali). Il movimento Wilderness americano, che si era fermamente opposto alla legge, ne ha dato notizia con un editoriale che già dal titolo la dice lunga sugli effetti negativi sulla natura selvaggia: “Confondere la ricreazione con la conservazione non vuole dire preservare la Wilderness”. Nell’argomentare si può leggere (riassumiamo): «come disse Howard Zahniser, l’autore del Wilderness Act: “lo scopo di questa legge è di preservare il carattere di wilderness delle aree che saranno incluse nel sistema, non di stabilirne ogni tipo di uso”, e John Muir, quando disse che “ogni cosa che sia commerciabile non si potrà salvare”, intendeva comprendervi anche la natura selvaggia.» Il saggio prosegue poi sostenendo che «le attività volte allo sfruttamento includono miniere, tagli boschivi, pascolo di armenti, estrazioni petrolifere e gassose, e, anche, la ricreazione. Le attività ricreative possono portare alla distruzione di habitat, disturbare o addomesticare la fauna selvatica. Esse possono stressare gli animali e favorirne le malattie, ridurre le possibilità riproduttive di molte specie di uccelli. Al top di questi danni c’è poi anche quello di contribuire alla introduzione e dispersione di specie invasive. Purtroppo anche molte associazione ambientaliste hanno supportato questa legge, solo perché dava soddisfazione a loro esigenze ricreative, come ad esempio il fatto che anche nelle aree selvagge dei Parchi Nazionali si possano installare ripetitori per cellulari, e finanche nelle Aree Wilderness esistenti e potenziali di divenirlo. La legge inoltre favorisce l’accesso di mezzi meccanici e motorizzati, la realizzazione di rifugi, campeggi e resort; e riduce il divieto di girarvi dei film. Consente agli arrampicatori l’uso di chiodi e split fissi, cosa che favorisce l’aumento dei praticanti queste attività, anche su pareti un tempo libere e silenziose. E tutto questo in nome dell’economia che sta dietro a queste attività ricreative, e con la motivazione che ciò favorisce l’economia locale, confondendo la ricreazione con la conservazione! E questo pur avendo i ricreazionisti e gli sportivi immensi spazi dove poter sfogare le loro ego esigenze, visto che le Aree Wilderness comprendono solo il 3% degli interi Stai Uniti. Per otto milioni di anni le capre selvatiche hanno frequentato certe zone ambite dagli arrampicatori senza generare alcun profitto, quel profitto che invece genera l’industria degli arrampicatori”.

Ora la ricreazione è stata ritenuta compatibile con la difesa della Wilderness, e averla voluta elevare ad una consumistica attività vorrà dire danneggiare il mondo naturale. Solamente quando faremo marcia indietro per lasciare più spazio ai non umani noi potremo vedere veramente realizzata l’idea della wilderness».

Franco Zunino, segretario generale AIW 


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