‘Questo progetto è l’unico possibile dichiarava Luigi De Vincenzi sindaco. Ma è una dichiarazione strumentale per i suoi fini.
di Mario Carrara
Per l’area del cantiere navale sono ben possibili altri progetti e ben validi, nell’interesse di Pietra Ligure: basta volerlo! Infatti la possibilità di attuare un progetto, che non sia ‘invasivo’ di cemento e seconde case, c’è ed è reale. Basta volerla dimostrare e si può dimistrare.
Infatti, la possibilità di attuare un progetto, che non sia “invasivo” di cemento, c’è ed è reale. Basta volerla e si può dimostrare.
Base di ogni ragionamento in merito è il progetto “Colaninno”, la cui convenzione è stata approvata definitivamente nel 2015. Ogni altra “ragione” che si accampasse per costruire di più, per fare più cemento, ad esempio, quella d’aver speso tanti soldi per l’acquisto dell’area, tale da giustificare la richiesta di maggiori, ingenti cubature e volumetrie, non apparterrebbe al mondo dei “diritti“, ma solo a quello delle “pretese“. “Chi” riconoscesse per “valida” una pretesa del genere, c’è ben da sospettare che potrebbe essere un “colluso”.
Prima di addentrarci nell’esposizione di quelle che potrebbero essere soluzioni alternative, bisogna soffermarsi sull’esame del progetto
approvato e che, pur essendo bell’e pronto per essere attuato, dopo 10 anni è ancora lungi non solo dall’esserlo, ma anche dall’essere solo “iniziato“. Ecco i punti salienti che caratterizzano “quel” progetto: 1) La costruzione di un porto per imbarcazioni da diporto, proiettato in mare a 230 metri dalla linea della passeggiata, con una diga di protezione che sprofonda in mare per 7,40 metri di profondità e, infine, con l’imboccatura del porto che si affaccia direttamente sulle spiagge antistanti il centro storico di Pietra Ligure.
2) La costruzione di un mini-cantiere navale, prevalentemente destinato alla nautica da “diporto“, nel riempimento a mare verso ponente e prospiciente l’attracco delle imbarcazioni.
Queste due strutture “pubbliche” nell’economia generale del progetto incidono e pesano molto in termini finanziari, avendo un costo che nel 2010, si aggirava intorno ai 33 milioni di euro. Per questo motivo, il Comune riconobbe e consentì una edificazione diffusa e più massiccia, pressoché in tutta l’area, rispetto a soluzioni preliminari più contenute e meno “invasive” di edilizia, presentate negli anni precedenti. Questi nuovi insediamenti prevedevano circa 200 nuove unità abitative ricavate dalla costruzione di diversi palazzi realizzati “ex novo” e dal recupero come “edilizia abitativa” di tutto il grande palazzo del vecchio cantiere, già adibito ad uffici della direzione ed officine.
3) Nella parte più a Levante della proprietà è prevista un’imponente costruzione “ex novo” di un albergo e
4) il vecchio palazzo del cantiere, dov’era la mensa aziendale, sede ora della polizia locale, è previsto in cessione al Comune.
Con tutti questi punti, il progetto Colaninno pur approvato definitivamente e, quindi, pronto per la sua realizzazione, non è mai partito. E lo stesso Colaninno, probabilmente rendendosi conto che l’operazione non reggeva, ha venduto tutto. Probabilmente secondo il classico slogan commercial-immobiliare: “vendesi terreno con progetto approvato“. Ma anche i nuovi compratori, pur essendo proprietari da anni, finora non hanno ancora piantato un chiodo e quel progetto lo stanno lasciando decadere. Hanno, invece, in questi anni, indetto dei master plan, dei concorsi di idee progettuali che hanno partorito soluzioni anche fantasiose, ma tutti caratterizzati dal massimo comune denominatore di insediamenti molto più invasivi e massicci di edilizia privata, cioè di palazzi ed appartamenti. Probabilmente perché, con tutti i carichi e gli oneri in termini di nuove opere pubbliche ed anche, se vogliamo, del nuovo imponente albergo, l’operazione non può essere sostenibile. A meno che non si voglia fare della filantropia o della beneficenza. Belle parole che anche quando sono dissimulate da belle frasi come “il nostro intento è quello di valorizzare il territorio“, restano poco credibili perché incompatibili con operazioni finanziarie del genere.
È possibile, quindi, conciliare il giusto profitto dell’imprenditore con quello di un progetto non invasivo, nuovo, non incompatibile con il tessuto socia
le ed urbanistico della città? Sì, noi riteniamo che questa possibilità sussista.
Basta eliminare ciò che costa molto, non serve alla città e, addirittura, può esserle dannoso.
Ad esempio, il nuovo porto. Cosa serve a Pietra Ligure un porto quando a 1400 metri in linea d’aria ce n’è già uno? Un porto che “sbocca” direttamente sulle spiagge del centro storico? Un porto posto a
Ponente, anziché a Levante del centro abitato, cosa che potrebbe avere impatti devastanti sugli arenili dopo forti mareggiate? Un porto che cancella la possibilità di far nuove spiagge nei 600 metri di fronte mare del cantiere? Spiagge di cui Pietra Ligure ha un gran bisogno essendo quelle esistenti già insufficienti? E che lo saranno drammaticamente ancor di più quando arriveranno le centinaia di nuovi ipotetici abitanti dei nuovi palazzi? Quindi: serve il porto a Pietra Ligure? La risposta è: NO.
E serve un canterino considerato che i dipendenti di quello vecchio non ci sono più e, soprattutto: serve un cantierino più che altro “di rimessaggio“, se non serve il porto al cui servizio dovrebbe essere prevalentemente adibito? Anche qui, la risposta è: NO.
E, altra domanda: serve, nell’economia generale del progetto, costruire un nuovo imponente palazzo da adibire ad albergo? Risposta: forse per l’economia generale del paese, la risposta è “SÌ”, ma esso grava, di nuovo, in modo rilevante come onere per chi deve costruirlo ed attrezzarlo come tale, con spese di gestione successive imponenti. Quindi, un altro “onere” che non dovrebbe essere “imposto” a chi costruisce, ma solo lasciato alla sua
facoltà
di realizzarlo o meno come tale.
E, in ultimo, cosa se ne fa il Comune del vecchio palazzo del cantiere, ora sede dei vigili? Ci mette un museo? E di che? E per ristrutturarlo per farci un qualcosa che non si sa ancora cosa sia, quanto si dovrebbe spendere?
Visto che, intanto, quel palazzo esiste già, per diminuire la richiesta di costruire nuova edilizia, non si potrebbe lasciare alla proprietà per lasciarlo trasformare in edilizia privata?
Da queste considerazioni, si perviene a questa conclusione: si può realizzare un bel progetto con molta meno nuova edilizia di nuovi condominii, ma sfruttando le volumetrie dei vecchi palazzi che ci sono già, ma, soprattutto, cancellando i pesanti costi di realizzazione di quelle opere ed interventi, pubblici e privati, che rendono non sostenibile finanziariamente un progetto nello stile di quello approvato.
Il progetto visto al cinema teatro comunale il 18 Aprile 2024, su iniziativa del Sindaco De Vincenzi e della sua maggioranza, ma NON di tutto il Comune, perché il progetto lo conoscevano solo loro non essendo mai stato portato in Consiglio comunale, è sempre sulla linea che finora ne ha impedito la realizzazione. Una linea finanziariamente insostenibile. Perché presenta troppi oneri finanziari. Per di più per cose che al paese non servono o lo danneggiano. Per di più, pur essendo stato “magnificato“, quello stesso progetto non presenta neanche soluzioni edilizie originali, essendo basato sempre sulla logica costruttiva degli anni ’70, cioè un’edilizia di palazzi e condominii, uno vicino all’altro. Come d’altronde lo è il progetto Colaninno approvato. Tuttavia, ci posso essere, quindi, soluzioni alternative valide, che possono contemperare le esigenze dell’impresa costruttrice con quelle di avere più verde e servizi per la collettività.
In queste soluzioni progettuali che presentiamo il porto non c’è più, ma ci sono circa 600 metri di nuove spiagge. In una soluzione c’è una darsena per l’attracco di piccole imbarcazioni; nella soluzione successiva la darsena non c’è, ma c’è un’ampia piazza sul mare. L’albergo viene dato in alternativa, come “opportunità” non “obbligo“, ad una soluzione di sole residenze; le nuove residenze sono limitate e previste nell’ambito di una vasta area verde e di piazze e servizi.
L’edilizia privata, tra nuove costruzioni e ristrutturazioni delle vecchie è prevista in 30/35.000 mc, più o meno. Cosa che non è poco, perché sono circa tre palazzi come l’hotel Royal.
Oppure ci può essere una soluzione ancora più accattivante, con un’edilizia di rigenerazione urbana in un contesto diffuso di verde, pubblico e privato.
Le soluzioni valide, come si vede, ci sono e si possono trovare e supportare con dati ed elementi altrettanto validi. Basta fornire elementi oggettivi e sostenibili. Senza, per piaggeria, assuefarsi alle soluzioni semplicistiche e sbrigative di chi ha l’unico interesse di costruire per far soldi presto e velocemente.
Noi non diciamo solo dei “NO”; li diciamo e li gridiamo, se del caso, quando ci paiono contrastanti con l’interesse attuale di Pietra Ligure e con il suo futuro. Un futuro che può essere di prosperità e sviluppo come, al contrario, di irrimediabile rovina.
Noi le soluzioni alternative le presentiamo. Possono essere studiate e discusse e confutate, ma rappresentano un’alternativa a quelle soluzioni uniche ed assolute di chi ha affermato in passato: “Questo progetto è l’unico possibile“. Non è vero: ce ne possono essere anche altri e nell’interesse di Pietra Ligure. Basta volerlo!
Mario Carrara, consigliere comunale di opposizione
6 Marzo 2025