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Savona. Unica epigrafe romana scoperta in città. Il Priamàr premia i ricercatori. Turisti di 92 Paesi


Il ritrovamento di un’epigrafe romana. Il Priamàr di Savona continua a regalare sorprese ai ricercatori.

di Ezio Marinoni

L’epigrafe romana sul Priamàr di Savona

La notizia è dei giorni scorsi: Savona aggiunge un tassello alla sua bimillenaria storia, grazie ad un ritrovamento nel cantiere dell’area archeologica del Priamàr. In quelle che erano le ultime fasi degli scavi presso l’antica cattedrale del Priamàr, gli studiosi hanno rinvenuto un’epigrafe di età imperiale romana, risalente al II secolo d.C., un ritrovamento unico per la città ligure, che permette di rinsaldare il legame tra Savona e la Roma romana e imperiale. Se già non potevano esservi dubbi, l’epigrafe rappresenta una prova tangibile della presenza romana nella zona e offre nuove prospettive sul ruolo del Priamar nell’antichità.

La scoperta è stata annunciata nel corso di una conferenza stampa organizzata dall’Istituto Internazionale di Studi Ligure (che ha progettato, promosso e realizzato gli scavi) e dal Civico Museo Archeologico di Savona (Màr), che ospiterà presto l’epigrafe tra le sue collezioni. Erano presenti all’evento l’Assessore alla Cultura Nicoletta Negro, la Direttrice del Servizio Musei Civici Valentina Frascarolo e lo staff scientifico del Màr: tutti hanno sottolineato l’importanza della ricerca archeologica per la valorizzazione del territorio savonese.

L’epigrafe ritrovata è un monumento funerario dedicato da un tale Marcus Aemilius Placidus a suo padre, a testimonianza di un insediamento o di una villa nella zona del Priamàr. Situata in posizione strategica, con vista sul “municipium” di Vada Sabatia, l’epigrafe è, come detto, la conferma del passato romano di Savona e del suo ruolo nei traffici commerciali dell’epoca.

L’importanza della scoperta va ben oltre il suo valore archeologico: rappresenta un nuovo tassello nella ricostruzione storica della città e dei suoi legami con Roma, che saranno rafforzati, secoli dopo, dalla famiglia Della Rovere. Il reperto, unico nel suo genere per Savona, sarà esposto al pubblico presso il Civico Museo Archeologico, contribuendo alla narrazione della storia della città e alla crescita del turismo culturale, nel periodo in cui Savona è candidata ad essere Capitale Italiana della Cultura nel 2027.

Lo scavo, condotto dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri, su concessione del Ministero della Cultura, ha visto negli anni il coinvolgimento di esperti e studenti universitari da tutta Italia, portando alla luce strutture medievali, un sepolcreto romanico e un’abitazione di epoca bizantina risalente al VI-VII secolo.

Nel merito, l’Assessore alla Cultura, Nicoletta Negro, sottolinea come il Priamàr stia evolvendo in un polo di ricerca e innovazione, grazie alla collaborazione con la Fondazione CIMA, che unisce lo studio dei cambiamenti climatici all’archeologia. Questo approccio interdisciplinare permette di valorizzare ulteriormente il sito, rafforzando il suo ruolo nel panorama culturale e scientifico.

Rita Lavagna, curatrice scientifica del Màr, ha sottolineato il successo degli open day organizzati durante le indagini archeologiche: il museo ha registrato un aumento di visitatori nel 2024, con 13.308 ingressi, un incremento di oltre 1.000 unità rispetto all’anno precedente, grazie a turisti provenienti da 92 Paesi.

Capitello: scavi sul Priamar 2021. foto di Rinaldo Massucco

La direttrice Frascarolo evidenzia l’importanza della ricerca scientifica per il museo e spiega che “conservare, studiare e valorizzare i reperti del Priamàr è una delle missioni principali del Museo Archeologico savonese, che è esso stesso un sito archeologico attivo”.

Grazie a scoperte come quella dell’epigrafe romana e all’impegno nella ricerca, Savona è destinata a diventare una destinazione interessante per gli appassionati di archeologia e storia, con il Priamàr come punto di riferimento per la valorizzazione del suo passato.

Lo scavo archeologico, realizzato tramite una concessione ministeriale biennale all’Istituto Internazionale di Studi Liguri, ha coinvolto un gruppo di lavoro formato da archeologi professionisti e studenti universitari provenienti da diversi atenei italiani. Il progetto, diretto dal professor Carlo Varaldo, con l’assistenza dei responsabili di area dott.Diego Carbone e dott.ssa Martina Agresta, ha portato alla luce strutture di età basso medievale legatealla fase trecentesca della scomparsa cattedrale distrutta dai Genovesi, resti di un sepolcreto romanico e di una abitazione di età bizantina, databile tra il VI e il VII secolo.

Il ritrovamento dell’epigrafe funeraria rappresenta il risultato più significativo, che getta nuova luce sulla storia e sull’evoluzione dell’area. Questo insieme di scoperte arricchisce il patrimonio culturale di Savona, contribuisce a rafforzare il ruolo del Priamàr come punto di riferimento per la ricerca storica e archeologica e apre opportunità di studio e valorizzazione del territorio.

Già a luglio del 2021, dopo la forzosa sospensione dovuta al covid19, avvengono importanti ritrovamenti sul Priamàr, sempre a cura dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sotto la direzione del prof. Carlo Varaldo e con l’assistenza della dott.ssa Marta Bagnasco, con la collaborazione del Civico Museo Archeologico e della Città di Savona, dell’Università degli Studi di Genova, della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Imperia e Savona, della Fondazione De Mari e di parecchi ricercatori soci dell’Istituto di Studi Liguri.

In quella fase, due sono le aree dove si concentrano gli scavi: all’interno della navata sinistra, di fronte a dove un tempo si trovava il battistero ottagonale, e in un’ampia fascia sul fronte delle navate centrale e destra, in prosecuzione degli scavi del 2016-19. Lo scavo stratigrafico si concentra nel primo settore, in un locale del cinque e seicentesco Palazzo dei Colonnelli, che si sovrapponeva ad un’ampia porzione dell’antico edificio di culto.

Dal momento che l’opera di distruzione genovese ha profondamente cancellato le fondamenta della chiesa, viene alla luce solo il fondo di due ossari.

Il rinvenimento più importante è un capitello in pietra nera dell’antica Cattedrale che, forse per le notevoli dimensioni, era stato lasciato sul posto dove era crollato, utilizzato come soglia di uno degli ingressi del Palazzo stesso. Si tratta di una raffinata opera della seconda metà del Trecento, documento di una ristrutturazione della chiesa, come già aveva ipotizzato Massimiliano Caldera, all’epoca di Antonio da Saluzzo (1), Vescovo di Savona dal 1355 al 1376, poi Arcivescovo di Milano, dove darà inizio alla costruzione del Duomo.

La colonna che sosteneva il capitello aveva un diametro di 105 cm e, come sappiamo dall’unica pianta antica esistente, costituiva una delle 14 colonne che dividevano la navata centrale dalle laterali. Di particolare interesse è anche il rinvenimento di una solida base marmorea di colonna, databile al XII secolo, che si potrebbe ipotizzare proveniente dalla cripta romanica.

Il lungo lavoro svolto e le ricerche mirate hanno portato, quindi, ad una serie di ritrovamenti che vengono a modificare le conoscenze sul Priamàr e non solo sull’antico Duomo di Savona.

Anche la Società di Storia Patria Savonese, sempre attenta alla storia locale, non ha fatto mancare i suoi contributi sul Priamàr. A partire da un breve saggio di Italo Scovazzi, La Società Savonese di Storia Patria e i problemi dell’età presente (2), nel volume XXVIII dei suoi Atti, pagg. 7-17, del lontano 1956,e poi con il volume monografico interamente dedicato al Priamàr (il XXX degli Atti, nel 1959 (3)

Da allora molto tempo è trascorso e parecchie pagine di storia sono state scritte, sul Priamàr, fino a quest’ultima. Alcuni aggiornamenti sono stati pubblicati sugli “Atti e Memorie”, sempre della Società Savonese di Storia Patria; altre novità dal punto di vista storico-cartografico sono in corso di stampa nel volume 61 che sarà presentato all’assemblea dei soci di aprile. Altri aggiornamenti, dal punto di vista storico, topografico e archeologico, sono stati pubblicati negli anni sulla “Rivista Ingauna e Intemelia” e sulla Rivista “Ligures” dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri.

Auspichiamo che l’interesse sulla storia e sulla cultura savonesi possano aumentare, con il punto di arrivo del 2027, con la celebrazione della Capitale Italiana della Cultura in questa città.

Ezio Marinoni

Note-

1) Antonio da Saluzzo nasce intorno al 1330 da Manfredo V di Saluzzo, secondogenito del Marchese Manfredo IV, e forse da Eleonora, figlia di Filippo di Savoia, Principe d’Acaja; egli è uno dei rari casi storici di incerta maternità. Nominato Vescovo di Savona il 27 novembre 1355 da Papa Innocenzo VI, al suo episcopato risalgono il primo elenco delle parrocchie (1356) e uno statuto per il Capitolo della Cattedrale (1370). Sarà Arcivescovo di Milano dal 1376 fino alla morte, avvenuta nel 1401.

2) https://www.storiapatriasavona.it/storiapatria/wp-content/uploads/2021/05/SSSP-28-1956.pdf

3) https://www.storiapatriasavona.it/storiapatria/wp-content/uploads/2021/05/SSSP-30-1959.pdf


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