Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Noli per non dimenticare: ‘i mestieri’ e le ‘poste’ dei nostri pescatori


Rispondo volentieri, per quanto in memoria, a cortesi richieste sui “mestieri” e le “poste” dei pescatori nolesi.

di Carlo Gambetta

—-Sciabica: (u cunsè) rete a sacco recuperata a terra o a bordo barca. Da tempo proibita. Per i pescatori di Noli, le cale si effettuavano principalmente su tutte le spiagge del golfo, da Bergeggi al Malpasso.

Ci sono foto del passato che immortalano i pescatori mentre tirano la corda della rete dalla strada statale, dall’uscita della galleria di Capo Noli lato Finale e nella zona dello scoglio di Gaverri; una volta che la rete raggiungeva la costa, veniva recuperata dalla barca.

—-Lampara: con la rete lampara (lampadda) la barca madre circuisce il gozzo che ha sotto di sé il pesce attratto/bloccato dalla luce del “chiaro”.

Questa rete è molto alta, almeno venti metri. Una volta posizionata, rimane verticale in superfice per effetto preponderante dei sugheri rispetto ai piombi. Sul fondo, oltre ai piombi, sono fissati anelli di metallo di circa 20 cm.: dentro questi anelli scorre una grossa corda (a guenna) che, tirata dai due lati da bordo, dapprima chiude la rete sul fondo, per poi recuperarla. Ultima fase: il pesce “salaiato” viene caricato sullo stesso gozzo e su altri della stessa compagnia, quando necessario.

Ricordo che, immediatamente dopo la guerra, la luce della lampada era prodotta dal generatore a benzina in uso sui carri armati USA, oppure quella proveniente dalle normali batterie che erano ricaricate giornalmente. In seguito, con le bombole di metano, sono entrati in uso i fari con le reticelle.

Le poste per la “mattanza” delle acciughe principalmente erano due: davanti ai ponti dell’Aurelia prima della galleria del Malpasso, oppure a ridosso della punta di Capo Noli.  La pesca delle acciughe si effettuava da fine maggio a metà luglio.

D’inverno c’era la pesca per le sardine, che si effettuava al largo del torrente Crovetto di Spotorno: che freddo!!!

Mi permetto di ricordare una pescata eccezionale/unica/fortunata: una notte, al largo di Capo Noli ho incontrato e portato verso terra per la circuizione un branco di sgombri. Si sono riempiti tre gozzi a pelo d’acqua, oltre una parte della barca madre.

—-Nassa: attrezzo usato principalmente per la pesca delle aragoste.

Le poste erano diverse posizionate sulle scogliere tra Capo Noli e Punta Crena su un fondale variante tra i 40 e 60 metri di profondità.

Regno incontrastato della famiglia Caviglia (i Beretta). Oggi gli scogli sono ricoperti di reti rimaste impigliate.

—-Agunea: piccola rete a strascico, ma galleggiante. Serviva esclusivamente per la pesca delle aguglie e castardelli, oltre che novellame di calamaro.

Questo tipo di pesca si effettuava tra settembre e ottobre, di notte, con un gozzo equipaggiato di luce fatta funzionare ad intermittenza (accendi e spegni), e che a remi percorreva la zona poco al largo di Capo Noli.

Al bagliore della luce, lo sciame di pesci saltava sulla superficie: la barca madre, al seguito, lo circuiva per poi recuperare a bordo la rete con il pescato.

—-Musea: rete che serviva esclusivamente per la cattura dei cefali (musi) durante la primavera, stagione di passaggio di cefali. Provenienti da ponente doppiavano la punta di Capo verso Noli.  La rete veniva calata a “U” con una “banda” a ridosso della costa. Per non farli saltare in cerca di fuga, la rete, nel terminale era sollevata con delle canne a fare barriera; il pesce veniva così catturato con la fiocina.

—-Bulicettu: era un tipo di sciabica di dimensioni ridotte usato per la pesca sul fondale sabbioso tra Capo Noli e il Malpasso.  Il pesce catturato era venduto per la frittura mista (pesce re, strascine, sogliole, signorine) oltre che polpi e altro.  Esclusività di “Liermin” (Guglielmo) Descalzi e suo fratello.

—-Bursin: anche questa rete è una sciabica in miniatura usata per la cattura dei “lussi”, i famosi “cicciarelli”. Noli è rimasta Presidio Slow Food “sulla carta” visto che per norme europee la pesca è interdetta a causa della dimensione delle maglie.

Spesso venivano catturati anche sciami di limonine, grandi predatori di cicciarelli. Principale zona di pesca: Capo Noli.

—-Keunia: rete verticale a maglia fine adatta per la cattura dei “keunni” (latterini).

Ottima zona di pesca la secca del porto dei saraceni.  È -una pesca notturna: si circuisce la zona partendo e terminando dalla spiaggia, si accende la lampada della barca e si percorre velocemente a remi, avanti e indietro, l’area circuita per fare immagliare il pesce.

Ricordo…una notte di Natale di tantissimi anni fa, freddissima, con le nude dita indurite, smagliare con i “Pecetti” oltre un quintale di questi piccoli pesci.

—-Barracuda: rete da fondo, attualmente operante nelle poste al largo del nostro golfo.

—-Tremaglio: rete non eccessivamente alta, con la parte bassa rafforzata in modo da far “insaccare” il pesce.  Si cala a zig-zag verso il largo partendo da pochi metri da riva, oppure all’interno della prateria di posidonia. Le poste nella nostra baia sono ancora oggi oggetto di regolamento della Cooperativa (primi del 1900), ma comunque risalenti all’epoca degli “Statuti del Comune di Noli” (1193).

—-Bughea: rete verticale, alta, a maglia idonea, calata nella baia di Noli per catturare di notte le bughe di passaggio.

—-Sardena: rete verticale, alta, a maglia idonea, calata nella baia di Noli per catturare di notte sardine e acciughe di passaggio.

—-Palamiti: la pesca del palamito, mestiere praticato in particolare dalla comunità dei siciliani installati a Noli, consisteva nel palamito da “fondo” con ami grossi e “fino” con ami piccoli (su un fondale non superiore ai 50 metri).

Anche alcuni pescatori nolesi l’hanno praticato; da qualche anno, per carenza di pesce, è stato abbandonato e oggi solo qualche “dilettante” raramente lo pratica.

—-Frasche: caccia notturna con chiaro e fiocina lungo il litorale, praticato con calma di vento e di mare.

—-Insenta: un tipo di pesca particolare che si eseguiva d’estate nella zona di Capo Noli oppure nella più proficua area tra l’isola di Bergeggi e la costa.

Di buon mattino si circuiva a cerchi concentrici la zona: una specie di labirinto.

Poi si cominciava a battere con le aste di legno delle fioccine per far uscire dalle tane i pesci (orate, cefali, saraghi, tutti pesci di grossa taglia) e, con il supporto di un subacqueo, venivano convogliati verso il centro, dove rimanevano immagliati nella rete tremaglio o fiocinati.

Si può affermare che la “civiltà della pesca” di Noli si è estinta con la fine del secolo scorso, su cui oggi è steso un velo pietoso.  Frutto del “progresso”…

Mi permetto ricordare i tipi di pesca da me praticati: sciabica, lampara, agunea, keunia, palamiti, fraschè, oltre, in ultimo, da dilettante, il bollentino per “fiamme”.

Lutti cittadini- Pietro Manzini a 82 anni ha lasciato la moglie Graziella Bertolotto (per una vita responsabile dell’Ufficio Tributi del Comune di Noli), i due figli Marco e Mara con le rispettive famiglie e nipoti, così come la sorella Maria, parenti. Pietro, savonese, diplomato al Nautico di Savona, ha operato per tutta la vita nelle Funivie del carbone raggiungendo l’apice della carriera: Capo Stazione. Persona piuttosto riservata, affabile, da anziano ha avuto come hobby il gioco delle bocce. Ha lasciato un vuoto anche tra i soci componenti l’Associazione di “Amici del Nautico Leon Pancaldo”.

Beppe Pisano è mancato a 83 anni alla moglie Lella, alla figlia Marta con la sua famiglia, al figlio Marco, al fratello Manlio e famiglia, ai parenti. Proveniente dal Sud, ha lavorato per tutta la vita presso il Comune di Noli in qualità di Vigile Urbano ed in seguito da Vigile Sanitario. Appassionato giocatore di pallone, ha giocato per lungo tempo nella Nolese Calcio “Resegotti Boys” dove è stato indiscusso “Capitano” e dirigente. In seguito, ha allenato la prima squadra ma il suo grande impegno l’ha profuso per il resto della vita, sinché ha potuto, nel seguire i giovanissimi, i “pulcini”, educandoli al gioco.  Molti di questi, alcuni con le lacrime, assieme a tanti amici erano presenti nell’ultimo saluto terreno fuori della chiesa per manifestare, con la loro presenza, l’addio a Beppe: …se non è stato lui una “chioccia”?

Carlo Gambetta


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C.Gambetta

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