Parlando di antenne sul Priamàr.
di Sergio Ravera
Qualche minuto prima delle ore 08, pioveva. Ho incontrato un mezzo meccanico, forse della Servizi Ecologici Ambientali, risciacquare strade del centro, esattamente Piazza Giulio II. Meraviglia per me, diventata stupore conseguente la mia ignoranza trattarsi di intervento ordinario (?) del mercoledì. Pioggia che, da qualche giorno, auspicavo scendesse dal cielo, stante la prolungata siccità.
Una giornata come tante, laddove, proseguendo sul solito cammino, mi ritrovo all’intersezione tra Via Nostra Signora dell’Olmo e Via Untoria con i soliti automobilisti indisciplinati che abbandonano il loro mezzo incuranti del divieto di sosta. Passa una autovettura della Polizia municipale. Pensare che avrei desiderato scrivere al Sindaco, complimentandomi di una città più pulita.
In Savona, come peraltro in ogni altro grande-medio centro abitato, trovi gente che guarda dove appoggia i piedi: caso tipico nei sali-scendi tra Campanassa e antistante specchio acqueo marino, laddove domenica scorsa la Polizia Municipale mi ha appioppato una pesante multa.
Di contro, altre buone persone che percorrono circolarmente la Fortezza del Priamàr, non tutte giammai subdorando la presenza di antenne biancheggianti in alto, sul monumento storico d’eccellenza della città. Disattenzione che assomiglia a noncuranza della storia di Savona.
C’è di peggio. Lungo la passeggiata a mare – e non soltanto durante l’autunno-inverno – dove ti ritrovi con l’arenile rigurgitante di tronchi d’albero, rami, canne sminuzzate, rottami di plastica lasciati da frequenti mareggiate, formando cumuli alti più di un metro. In previsione del tanto atteso 2027, sarà opportuna la creazione di una task-force pronta allo sgombero del materiale. A spese di chi, è lecito chiedersi dopo passate esperienze di pulizia dell’arenile.
Sergio Ravera
22.01.2025