L’Epifania in Liguria porta con sé una tradizione antica, come in altri parti d’Italia, che si alimenta di storie e leggende createsi nel corso del tempo intorno alla figura della Befana.
di Ezio Marinoni
Una di queste storie narra che una bellissima e giovane ragazza, dopo aver bevuto l’acqua di una fontana, si sia trasformata in una donna vecchia e curva a causa dell’invidia delle amiche, che le avevano somministrato con l’inganno una pozione magica e malefica. La leggenda dice ancora che, mentre beveva e poi si trasformava, la strega ripetesse: «beffa na, beffa na» («No! Uno scherzo no!»). Ed ecco nascere la Befana in terra di Liguria, con una mito rovesciato rispetto alla fontana dell’eterna giovinezza.
Secondo un’altra versione, la prima Befana sarebbe una pastorella orgogliosa che si rifiuta di inginocchiarsi davanti a Gesù Bambino e viene costretta (non è chiaro da chi…), per punizione, a vagare tutta la notte tra il cinque e il sei di gennaio, per riempire le scarpe dei bambini di dolci e carbone, a seconda che si fossero comportati bene o male nell’anno precedente,
Storie, mitologia, suggestioni, a volte ricordi ancestrali… La Liguria, fra l’altro, è la regione in cui si è svolto un importante processo contro le streghe di Triora!
La “befana”, in realtà, nasce da riti propiziatori pagani, legati ai cicli stagionali dell’agricoltura e relativi al raccolto dell’anno trascorso, pronto per rinascere in un anno nuovo, diffusi in tutta Italia.
La Befana è anche stata interpretata come un’immagine di Madre Natura che, giunta invecchiata alla fine dell’anno, assume le sembianze di una anziana donna che, prima di morire, offre doni che sono i simboli dei semi che fanno rifiorire ogni anno la natura stessa, nel ciclo delle stagioni, con una assonanza mitologica verso la Grande Madre (da notare che il cristianesimo ha dedicato il titolo di molte chiese alla “Gran Madre di Dio”).
Il termine “Befana” utilizzato per la prima volta in italiano da Francesco Berni nel 1535, quindi da Agnolo Firenzuola nel 1541. In pochi luoghi in cui è rimasto, nel linguaggio popolare, il termine “Pefana” come, per esempio, nel paese di Montignoso, in provincia di Massa Carrara, in quella della Spezia nonché in Garfagnana e Versilia.
A Genova, dove il termine significa “donna sporca e trasandata”, nello stesso giorno del 6 gennaio, si celebrava la ricorrenza civile in cui il Doge offriva alla chiesa di San Giorgio un pallio d’oro in ringraziamento per le vittorie ottenute, poi apriva con gli Anziani una sfilata sontuosa, seguito dai nobili e dal popolo.
Sempre a Genova, il quadro “Adorazione dei Magi”, dipinto da Giovanni Battista Perolli (1) intorno al 1567, è stato realizzato per la Cappella dell’Epifania, all’interno della chiesa di San Francesco in Castelletto, demolita a inizio Ottocento per ampliare il giardino tra Palazzo Bianco e Palazzo Tursi. In questa raffigurazione, i tre sapienti sono presentati con vesti ricche e preziose, altrettanto raffinati sono i contenitori dei doni portati a Gesù, quasi immagini promozionali dell’artigianato orafo di cui la città di Genova andava fiera. Lo stesso vale per l’abbigliamento dei Magi, espressione di quella manifattura setiera che per secoli ha dato vanto a Genova e ha contribuito ad animare i suoi commerci, per terra e per mare.
Nel passato, in Liguria, non erano le calze ad essere messe a disposizione della Befana per lasciarvi dolci e carbone nella notte dell’Epifania, ma le scarpe: scarponi più o meno grandi, spesso rotti, che i bambini mettevano sul davanzale della finestra, nei paesi e anche in città. Il mattino dopo, potevano trovare mandarini, castagne, alloro e, i più buoni o più fortunati, qualche moneta. Per questo, subito dopo Natale, ancora oggi nelle pasticcerie liguri compaiono le scarpe di cioccolato, a ricordo di questa antica tradizione locale.
Per molto tempo, in Liguria, l’Epifania si è detta anche Pasquetta, perché proprio in quel giorno si annuncia la Pasqua (ecco un’altra manifestazione).
La cucina ligure, per l’Epifania, vorrebbe le lasagne. La lasagna ligure è una bella signora, di cui abbiamo la prima traccia il 7 gennaio 1316 in un atto notarile a favore di Maria Borogno, “che fa lasagne”. In un inventario del 1363, Giacomo Vicini cita un mestolo forato per lasagne; in precedenza, un documento del 31 maggio 1315, testimoniava che a bordo della galea di Pagano Doria (2) v’erano due mastri lasagnari.
I detti liguri, riferiti alle lasagne e all’Epifania, sono almeno due: Pasqua Epifania, gianca lasagna (Pasqua Epifania lasagna bianca); a Pasquèta, ‘na bonn-a lasagnata a l’è consueta (a Pasquetta è consuetudine una buona lasagnetta).
Ci limitiamo a sfiorare il rapporto fra “befana” e “strega”, dal momento che anche quest’ultimo concetto, in Liguria, ha lasciato un segno imperituro, senza considerare il clamoroso caso delle streghe di Triora..
A Varigotti, ad esempio, in località Malpasso, il Sentiero del Pellegrino conduce alla Torre delle Streghe, eretta nel 1582 dai Nolesi, fedeli a Genova, per indicare il confine esatto tra Noli e Varigotti.
La Grotta della Basua (o della Basura), fa parte del grande complesso delle Grotte di Toirano.
E, proprio in questo piccolo paese fra mare e montagna, nasce Baccio Emanuele Maineri, cantore della misteriosa e leggendaria storia del Buranco, del quale ci siamo già occupati su Trucioli del 8 febbraio 2024: https://trucioli.it/2024/02/08/un-mito-e-un-mistero-durato-due-secoli-la-leggenda-del-buranco-da-cruxe-dal-racconto-di-baccio-emanuele-maineri/
Il Novecento italiano porta con sé due novità sulla festa della Befana.
Il 6 gennaio 1928 si celebra la prima “Befana fascista”, voluta da Augusto Turati, dal 1934 diventata “Befana del duce” sino alla fine del regime, a favore dei figli della popolazione meno abbiente.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il 6 gennaio, famiglie e commercianti iniziano a donare generi di prima necessità ai Vigili Urbani, per il loro stretto contatto con i cittadini, con l’intento di aiutare le loro famiglie in difficoltà economica. I doni venivano posati e man mano accatastati accanto alle pedane spartitraffico dell’epoca. Questa usanza, che i meno giovani possono ricordare, si protrae sino alla fine degli Anni Sessanta/inizio Anni Settanta, come un generoso fenomeno di welfare spontaneo.
Segnaliamo, per affinità, che il 6 gennaio si è svolta a Savona la “Befana dei Vigili del Fuoco”, nella loro sede di via Nizza 35. La Befana del giorno ha offerto ai più piccoli giochi, attività ludico-educative e dolcetti, creando un contesto festoso per sensibilizzare tutti, giovani e meno giovani, sull’importanza della sicurezza domestica e della prevenzione. L’iniziativa ha incluso “Pompieropoli”, un percorso interattivo dove i bambini hanno visto da vicino il lavoro dei Vigili del Fuoco, sperimentando in modo giocoso i metodi per affrontare situazioni di emergenza.
Ezio Marinoni
Note
1.Giovanni Battista Perolli. Non si conosce la data di nascita di questo pittore, scultore e architetto originario di Crema, documentato a Genova e in Spagna nella seconda metà del XVI secolo. Per la cappella Lercari nella chiesa di S. Lorenzo, nel 1564, «Battista Perolli da Crema» realizza l’immagine della Fede. Sulla base di un documento del 26 novembre 1572 venne affidata a Bernardo Cantone e a «Giovanni Battista Cremasco» la progettazione della chiesa di San Pietro in Banchi.
2.Pagano Doria, detto Paganino, è vissuto fra il XIII e il XIV secolo. Ha comandato le forze navali genovesi nella Guerra degli Stretti (1350 – 1355), contro la Repubblica di Venezia e il Regno d’Aragona. Esiliato dal doge Simon Boccanegra nel 1356, non si hanno più sue notizie.