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La mia gita sul Bernina Express. Un amaro confronto con l’Italia


Se c’è un posto consigliato a chi voglia gustare l’atmosfera natalizia, senza bisogno di spingersi fino a Rovaniemi, in Finlandia, sulle tracce di Babbo Natale, beh, quello è un viaggetto sul “Bernina Express”, il trenino rosso patrimonio Unesco, tanto pubblicizzato negli ultimi anni, ma che ancora non tutti conoscono.

di Massimo Ferrari

Ovviamente bisogna dare un’occhiata alle previsioni meteo: una giornata di sole in quota è quanto di meglio ci si possa augurare, ma anche il tempo perturbato, che ai 2.200 metri del valico si trasforma inevitabilmente in nevicata, riserva un certo fascino.

E’ un percorso di un paio d’ore abbondanti a bordo di confortevolissime vetture dai grandi finestrini panoramici, ben riscaldate, che riscuote sempre un certo successo. Dal lontano 1974 l’ho effettuato almeno una dozzina di volte – in estate e in inverno – ed è sempre una festa. Per il paesaggio da fiaba, ben inteso, ma anche per l’ammirato stupore di adulti e bambini. E’ un circuito che da Milano si effettua comodamente in giornata, eppure non tutti i lombardi lo hanno provato. Solitamente si parte da Tirano, in Valtellina, e si raggiunge Sankt Moritz, la nota località che da oltre un secolo ospita il ceto abbiente di mezza Europa, senza contare le frotte di americani, giapponesi, cinesi ed arabi. I russi si sono alquanto rarefatti ultimamente, per ragioni che è facile intuire.

Da sempre molti sono intimiditi dalla fama dei prezzi esorbitanti che circonda la località alpina e la Svizzera in generale. Certo, se si sceglie di pernottare in uno dei grandi alberghi che si affacciano sull’altopiano, cenare in un ristorante stellato e dedicarsi allo shopping in qualcuna delle lussuose boutiques che espongono i marchi più prestigiosi della moda, bisogna partire col portafoglio ben guarnito. Ma una gita di un giorno in Engadina può essere alla portata di tutte le tasche. Il prezzo del biglietto (circa 70 euro a/r), in verità, può apparire esorbitante per chi è avvezzo alle tariffe dei regionali italiani. Ma la qualità del servizio è incomparabilmente migliore. E poi non tutti pagano la tariffa piena. Moltissimi cittadini elvetici sono dotati di una tessera annua che consente l’acquisto dei biglietti a metà prezzo. Ma anche utenti occasionali, come nel mio caso, spesso possono imbattersi in piacevoli sorprese.

Alla fine di novembre, quando ho effettuato la visita più recente, era proposta una promozione che, per 50 franchi (il valore della valuta elvetica è quasi equivalente all’euro), consente di viaggiare per l’intera giornata nell’intero Canton Grigioni. Quindi, non solo sulla linea del Bernina, ma su una vasta rete di trenini che si spingono fino a Davos, ad Arosa o alla località termale di Scuol Tarasp.

Oltre che su tutti i bus che percorrono il cantone, inoltrandosi fino nelle più remote valli. L’ideale, perciò, sarebbe pernottare a Tirano (c’è un ottimo albergo – chiamato, guarda caso, Bernina –  proprio di fronte alla stazione) per sfruttare appieno i vantaggi della libera circolazione.

La rete delle Ferrovie Retiche (Rathische Bahn) si estende, appunto, fino in territorio italiano. I treni, composti spesso di parecchi vagoni, attraversano la piazza del famoso santuario e poi si inoltrano in territorio svizzero al valico di Campocologno, con tratti in circolazione promiscua, come se si trattasse di un lunghissimo tram. Cose impossibili da fare in Italia, stando alle stringenti norme delle Autorità preposte alla sicurezza, ma, per fortuna, tollerate, trattandosi di vicini cui si deve rispetto. Gli automobilisti sono abituati e non si ha notizia di incidenti significativi.

Negli angusti locali della stazione di partenza sono previsti controlli doganali che, però, da tempo, non vengono più effettuati. Qui il trattato di Shengen non viene messo in discussione, anche perché di migranti non se ne vede l’ombra. Non mancano chiaramente lavoratori transfrontalieri. Ma sono tutti provvisti di regolare permesso. Molti sono italiani (camerieri baristi, infermieri) che, a parità di inquadramento, in Svizzera guadagnano almeno il triplo. A bordo i controlli sono blandi – pressoché inesistenti sui bus – ma nessuno si sogna di viaggiare senza un regolare biglietto. Nei rari casi in cui ciò è avvenuto, pare che le squadre di controllo gentilmente, ma con estrema fermezza, prendano sottobraccio l’utente abusivo (pratica in Italia, naturalmente, vietata), lo facciano scendere e, se persiste a non saldare la sanzione, lo accompagnino al più vicino posto di polizia.

Del resto, anche su strada c’è poco da scherzare. Ricordo di una volta, alle porte di Lucerna, in cui ci imbattemmo in una pattuglia che notificò all’amico alla guida una salata contravvenzione a fronte di una banale svista. Naturalmente è data facoltà di ricorrere contro il provvedimento, ma intanto bisogna pagare, pena il ritiro della patente ed il blocco del veicolo con tanto di ganasce.

Un rigore che a volte non piace a molti italiani assuefatti al lassismo imperante.

Ma, anche in virtù di questa severità, la percezione di sicurezza è molto alta. Non si notano graffiti, né tanto meno vandalismi. La pulizia è assoluta. Il livello dei servizi, anche di quelli più banali, è ottimo. Nessuna fila agli sportelli. Ovunque toilettes funzionanti e gratuite. Fino a qualche anno fa per salire dalla stazione al centro di Sankt Moritz se doveva percorrere una strada in salita. Tratta non troppo lunga ma che, con la neve e il ghiaccio, poteva riservare delle insidie. Oggi si può accedere ad un parcheggio sotterraneo e, da lì, utilizzare lunghe scale mobili che conducono in centro. In alternativa, a beneficio di anziani, disabili e mamme con passeggino, c’è un ascensore  inclinato, sempre gratuito chiaramente.

Si è soliti dire che la diffusione dell’informatica ha eliminato la necessità di pubblicazioni cartacee. Infatti le imprese di trasporto e gli uffici turistici italiani si sono subito affrettati ad eliminare orari e mappe di città che, un tempo, erano tenuti a stampare, salvo poi nasconderli nei cassetti. Tanto oggi trovi tutto su internet (benché, spesso, le informazioni vengono caricate in ritardo o non vengono controllate). Anche nei Grigioni funziona l’informatica, ma mappe ed orari continuano ad essere distribuiti gratuitamente. Anzi, esposti al pubblico, senza nemmeno bisogno di chiederli.

E riguardano tutti i mezzi in circolazione. Comprese persino le slitte trainate da cavalli (diligenze su ruote in estate) che fanno servizio da Pontresina alla Val Rosegg o attorno a Sils Maria, bucolica località frequentata da Friedrich Nietsche e dal pittore Segantini. A bordo del Bernina Express su tutti i tavolini è impresso l’itinerario, mentre l’altoparlante segnala ai passeggeri le caratteristiche del paesaggio che stanno attraversando. Le informazioni sono fornite in tedesco, inglese ed italiano. Qualche volta in francese e, se la prossima stazione serve una comunità ladina, anche in romancio.

Quasi tutti gli escursionisti italiani partono da Tirano (dove, quasi sempre, arrivano in auto) e fanno il percorso fino a Sankt Moritz andata e ritorno. Il che è bellissimo, ma, nell’arco della stessa giornata, può risultare un poco monotono. Perciò preferisco rientrare con l’autopostale attraverso il passo del Maloja, che è poi la via più breve per accedere all’Engadina. Tanto il biglietto giornaliero è valido pure in territorio italiano, oltre il confine di Castasegna (anche qui privo di controlli).

A Chiavenna la stazioncina terminale di Trenord da tempo non ha più la biglietteria. Al suo posto, per fortuna, c’è l’ufficio della Pro loco che garantisce un minimo di presenziamento. Accanto c’è anche un bar frequentato dai cultori del “gratta e vinci”. Dispone persino di una sala per fumatori, categoria che si riteneva erroneamente estinta. E della toilette, riservata, però, ai soli clienti.

Per accedere al secondo binario, da cui parte l’unica navetta a spola verso Colico, bisogna servirsi del sottopassaggio. Cosa che riveste un che di surreale, visto che le rotaie terminano pochi metri più in là. Ma, si sa, il culto della sicurezza astratta impone i suoi costi (per realizzare l’inutile sottopasso) e i suoi disagi (per discendere le scale, magari rivestite da una patina di ghiaccio).

A Colico si prende al volo il treno da Sondrio per Milano, ma con un certo rischio, poiché la parola coincidenza è stata da tempo abolita sulle Ferrovie Italiane. Poi, a Lecco, si sta fermi una ventina di minuti, “per intervento delle Autorità di Polizia”. E, finalmente, si respira aria di casa.

Massimo Ferrari


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M. Ferrari

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