Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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La tragedia di Renato Zunino. 2/C’era la classe operaia e la sua egemonia. Taviani ripeteva: ‘Savona ha sempre sbagliato la politica estera’


La tragica scomparsa di Renato Zunino: Una enorme perdita per l’antifascismo Savonese. 2/ Nella giornata del 30 novembre lo storico Giuseppe Milazzo (con il prezioso ausilio dell’ex-sindaco Sergio Tortarolo) ha presentato, nella sede storica della società di mutuo soccorso delle Fornaci, il suo lavoro dedicato a Mario Accomasso, primo sindaco del Pci di Savona (1920).

di Franco Astengo

Renato Zunino (ANPI) con il presidente della Provincia Olivieri e il consigliere Vaccarezza in rappresentanza della Regione Liguria (foto archivio Trucioli.it)

La notizia della scomparsa del presidente provinciale dell’ANPI Renato Zunino avvenuta in circostanze di vera e propria tragedia rappresentano un lutto e un grande dolore per l’antifascismo e la democrazia della nostra provincia.

Renato Zunino era stato lo “storico” sindaco di Celle Ligure: da giovane protagonista della vita pubblica aveva compiuto quella che poteva essere considerata una vera e propria “impresa”: la lista del PCI da lui capeggiata aveva sconfitto, nelle elezioni del 1975, quella della Democrazia Cristiana e successivamente il consiglio comunale (non esisteva l’elezione diretta) lo aveva eletto sindaco, il primo non democristiano nella storia di Celle.

Quella vicenda era rimasta per Renato quasi un vero e proprio “marchio di fabbrica” di una idea di rinnovamento della politica, della freschezza e della capacità che i giovani comunisti di allora avevano saputo imprimere nell’amministrazione pubblica.

Renato godeva di una grande popolarità che nasceva spontanea dall’animo della gente in tempi in cui l’agire politico godeva di grande considerazione pubblica.

Rieletto sindaco di Celle in diverse occasioni anche con intervalli aveva sempre rappresentato il saldo punto di riferimento per il suo paese mentre si muoveva in un percorso politico di alto livello nella sinistra savonese: dal PCI al PDS e poi al PD aveva ricoperto diversi incarichi sempre tenendo fermo il valore unitario ( nella tormentata vicenda dello scioglimento del PCI aveva aderito alla mozione di Bassolino che intendeva gettare un ponte fra le due anime: quella del Sì alla proposta di Occhetto e quella del “No”).

In tempi più recenti l’incarico di presidente provinciale dell’ANPI, assolto con la consueta dinamicità, presenza in tutte le iniziative, vero e proprio “centro motore” tutte le attività della gloriosa associazione partigiana tenendo fermi i grandi valori di solidarietà, uguaglianza democrazia insiti nella vocazione antifascista.

All’improvviso la ferale notizia: incomprensibile per noi che lo abbiamo conosciuto e gli siamo stati compagni di impegno e di lotta.

p. L’ASSOCIAZIONE “IL ROSSO NON E’ IL NERO”

Franco Astengo

2/GENOVA. “A nome mio e della Giunta regionale esprimo profondo cordoglio per l’improvviso decesso di Renato Zunino. Sindaco di Celle Ligure per sei mandati, consigliere provinciale e presidente dell’Anpi di Savona, Zunino è sempre stato uomo impegnato nelle istituzioni e nell’associazionismo. Alla famiglia, ai colleghi e ai suoi cari, le più sentite condoglianze”. Queste le parole del presidente della Regione Liguria Marco Bucci appresa la notizia del decesso dell’ex sindaco di Celle Ligure Renato Zunino.

3/La federazione savonese del Partito Comunista Italiano è vicina al dolore della famiglia di Renato Zunino

Antifascista da sempre, vogliamo ricordare il suo impegno in difesa dei valori fondamentali della Resistenza, nonché il  suo ruolo istituzionale come sindaco di Celle Ligure per ben sei mandati (fra il 1975 e il 1992 nelle liste del Pci). In questi ultimi anni, Renato ha ricoperto il ruolo di presidente dell’ANPI savonese, incentivando la nascita di diverse sezioni ANPI sul territorio provinciale e coordinandone l’attività con esemplare dedizione. Ma soprattutto, ha sempre sostenuto con energia e passione tutte le iniziative a tutela della pace, del lavoro, dell’ambiente, dell’antifascismo. Desideriamo porgere le più sentite condoglianze alla famiglia e a tutti coloro che gli volevano bene.
PARTITO COMUNISTA ITALIANO- Federazione di Savona

3/Accomasso personaggio di grande levatura dal punto di vista storico, operaio che aveva partecipato al tentativo rivoluzionario in Germania tra il 1919 e il 1920 (moti spartachisti a Berlino, repubblica dei consigli in Baviera) era poi morto in circostanze misteriose nel 1924, probabilmente a causa di un attentato fascista avvenuto nel suo laboratorio di fabbro ferraio in via Niella

Il lavoro di Milazzo è dedicato ad Accomasso con la consueta capacità di approfondimento e bene vi è disegnato lo scenario di contorno, della nascita del socialismo a Savona, dei personaggi che avevano animato quella fase, della complessità del dibattito che erano stati capaci di portare avanti protagonisti di assoluto valore come i sindacalisti rivoluzionari segretari della Camera del Lavoro poi assorbiti dalla ventata giovanilistica del nichilismo fascista come Michele Bianchi (poi segretario nazionale del PNF, implicato nell’omicidio Matteotti) e Alceste De Ambris (estensore materiale della “Carta del Carnaro“, costituzione mancata del dannunziano stato di Fiume).

E’ necessario però mettere in rilievo un punto in modo da farne soggetto fondamentale nella storia del ‘900 nella nostra Città: ed è quello del ruolo della classe operaia.

Nel lavoro di Milazzo si cita la composizione della lista elettorale con cui i socialisti vinsero le elezioni amministrative del 1920 conquistando 32 seggi su 40: vigeva il sistema maggioritario per cui le prime due liste si spartivano maggioranza e minoranza e in quell’occasione rimasero fuori dal consiglio i liberali che pure avevano governato la Città per decenni), ed è stato ricordato che (a differenza di ciò che avvenne nel resto del Paese) dei consiglieri eletti la maggioranza, al congresso di Livorno del ’21, scegliessero il neonato P.C.I d’Italia (18 su 32: e questa fu anche una delle ragioni per la venuta di Gramsci a Savona allo scopo di fondare il comitato regionale ligure del Partito: a differenza di Genova dove la maggioranza era rimasta ai massimalisti di Serrati e Adelchi Baratono).

Questo itinerario ben documentato è abbastanza noto e ribadirlo non è stato lo scopo di questo modesto intervento che, invece, intende rivolgersi alla necessità di riflettere sul ruolo della classe operaia a Savona in quel periodo e su di un percorso carsico, attraverso il regime fascista, che avrebbe poi portato alla stessa classe ad esercitare un ruolo egemone nella ripresa democratica dopo la Liberazione: scriviamo della classe operaia delle grandi fabbriche, definita “forte”, “stabile”, “concentrata” alleata in un articolato blocco sociale con i portuali, soggetto comunque diverso e organizzato economicamente e gerarchicamente in autonomia in un ambiente di lavoro molto diverso dalla fabbrica.

La classe operaia savonese, protagonista nei tempi successivi alla conquista del Comune, dell’antifascismo e poi della Resistenza (va ricordato anche l’esito del plebiscito del 1929 quando la classe operaia del nord – ovest seppe esprimere 100.000 voti avverso il “listone” fascista) aveva saputo nel tempo imprimere una “identità” alla Città: Savona rappresentava una città del lavoro, dove l’etica operaia sapeva esprimersi in una espressione culturale al punto da assumere tratti di vera e propria egemonia: i tempi e i modi della vita della Città erano dettati proprio dall’etica operaia, capace anche di slanci d’avanguardia (pensiamo alle arti visive e alla comprensione di fenomeni derivanti anche dal futurismo: da Martini e Farfa) e trovava nel Partito Comunista, sempre presente nelle fabbriche anche nei momenti più difficili del massimo consenso per il fascismo, il suo riferimento.

Sicuramente non vanno dimenticate le contraddizioni che pure emersero crudeli e le difficoltà nelle possibilità di esprimersi: ma da Accomasso in avanti si svolse un percorso carsico che al momento della Liberazione portò la classe operaia savonese ad esprimersi come soggetto di governo fin dall’immediato post-25 aprile indicando “Drin” Aglietto come sindaco della Liberazione, e poi esercitando questa funzione per tutta la fase della ricostruzione post-bellica pur nella temperie della ristrutturazione dell’industria bellica, dei ridimensionamenti dovuti anche a scelte geopolitiche (Paolo Emilioni Taviani soleva ripetere: “Savona ha sempre sbagliato la politica estera” alludendo al colore politico dell’amministrazione della Città).

Ciò nonostante l’impronta operaia ha resistito a lungo fino a quasi al mutamento definitivo di scenario con la fine della capacità dei partiti di fare “sistema” e l’avvento della società dell’immagine con il cedimento a una “de- industrializzazione” deprivante dei due beni per noi più preziosi: la memoria e l’identità.

Non possiamo però dimenticare quella lunga fase, attraversata con coerenza anche nella lunga vicenda della dittatura. Dobbiamo continuare ad affermare che la classe operaia ha rappresentato davvero il soggetto più importante del nostro ‘900 e ancora oggi deve ispirarci in un’opera politica e culturale non finalizzata soltanto ad un recupero di memoria.

Franco Astengo


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