Ricordanze di un viaggiatore che non invidia i turisti che vengono in Liguria. Esperienze dell’estate scorsa che non vorrei ripetere.
di Gianfranco Barcella
Questa estate mi è capitato di viaggiare alcune volte con il treno da Savona a Milano, utilizzando l’Intercity che dalla città della Torretta partiva alle ore 10,33. Proveniva da Ventimiglia e partiva solitamente dal binario tre. Il caos ed i rallentamenti che intasavano le autostrade mi hanno indotto a percorrere il tragitto su rotaia, certo di essere più favorito dalla sorte.
Per mia sfortuna, l’elevatore che avrebbe dovuto favorire l’accesso dal sottopasso al piano delle rotaie era sovente fuori uso. Per me, settantenne, con una valigia pesante era difficile fare la scalata sui gradini. Una mattina scorgo a mezza via un altro anziano che impietosito mi sussurra: “Io ho trovato questo escamotage; mi fermo sul primo gradino e solitamente qualche bravo giovane che mi dà una mano, lo trovo sempre e così risolvo il problema! ”Rispondo: Ma è possibile che non si possa ripristinare un servizio di portabagagli! Ogni giorno di più assisto ad un continuo degrado degli usi e dei costumi italiani. Pare che si faccia di tutto per ridimensionare quel che c’era di buono e di funzionante.
Una volta, nella stazione savonese si era accolti da una sala d’aspetto di prima classe ed una di seconda classe, una barberia, una rivendita di giornali e riviste. Si è tentato anche l’esperimento di aprire una libreria ma è fallito miseramente.
Ritornando a quella fatidica mattina scorgo che l’orologio posizionato al terzo binario era tragicamente fermo. Cespugli di verzura abbellivano i binari offrendo allo sguardo un senso di trascuratezza che immalinconiva l’animo. Decido di abbandonare i pensieri negativi e di sedermi su una panchina per leggere un quotdiano comprato per via ma i risicati posti a sedere erano già stati occupati.
L’Intercity intanto portava ritardo e nessun ragazzo gentilmente mi ha ceduto un posto a sedere. Ma c’è di più, a proposito di pensieri negativi. Percorrendo il ponte sul Letimbro che introduce dopo una breve discesa in via Luigi Corsi si scorge un edificio fatiscente che è prossimo a crollare da molto tempo ed insistendo sul marciapiede è anche fonte di pericolo per i passanti. Un cartello denuncia che è di proprietà delle Ferrovie dello Stato. Quando si parla di demanio ferroviario si intende fare riferimento a tutti quei beni necessari per lo svolgimento del servizio di trasporto ferroviario. Tali beni all’esito di un acceso dibattito interpretativo e utilizzando come dato normativo di partenza l’art.822 c.c., sono stati inseriti nell’ambito categoriale del demanio eventuale e assoggettati, pertanto, alla relativa disciplina giuridica.
Più precisamente, tra i beni ferroviari classificati come demaniali sono stati inseriti, ad esempio, la sede stabile ferroviaria e le relative pertinenze, i fabbricati delle stazioni, o depositi, i magazzini e le officine. Di più non so. Carlo Cerva, profondo conoscitore delle cose savonesi e preziosa memoria storica potrebbe essere più esaustivo in merito. Egli ha di recente pubblicato sui social la notizia dell’esistenza di un progetto di risoluzione di questo annoso problema che non è un bel biglietto da visita da presentare al visitatore che giunge da Corso Tardy e Benech così come la configurazione di piazza Aldo Moro, antistante la stazione ferroviaria, da tempo immemorabile. Il recupero degli Orti Folconi sembra un problema insolubile per Savona. I viaggiatori vengono accolti da baracche fatiscenti, carcasse di automobili ed erbacce che infestano gli spazi verdi, racchiusi in recinzioni rugginose e molti soggiungono: “Siamo in Italia!”. E questo mi fa arrabbiare più di tutto.