E’ il secondo di quattro testi dedicati al tema “Arte e Intelligenza Artificiale”. Il precedente ( https://trucioli.it/2024/09/12/il-sociologo-arte-e-intelligenza-artificiale/ ) ha trattato aspetti generali del fenomeno, per lasciare a questo la trattazione del concetto di “Intelligenza”, al prossimo la trattazione del concetto di “Artificiale” e al quarto e ultimo la funzione delle tecnologie di Intelligenza Artificiale sui processi artistici.
di Sergio Bevilacqua
L’automazione delle facoltà creative dell’Uomo è un percorso che data con vigore ed evidenza particolare almeno mezzo millennio e avviene soprattutto nell’ambito della rivoluzione scientifico-tecnologica, evento antropologico pressoché inarrestabile che ha fatto e continua a far mutare vertiginosamente l’umanità.
Ci possono essere interessi difformi, ma, se esiste un’opportunità d’innovazione che migliori il rapporto di efficienza, efficacia o produttività nell’adattamento della specie umana al suo ambiente, questa troverà prima o poi spazio: e non per motivi filosofici o magici, ma perché si inserisce su piani e programmi inerziali di grandi organismi sistemici (societari e/o naturali) che esistono per dare a tale opportunità d’innovazione concreti esiti Economici.
Nel termine declinato da “Economia” utilizzato prima (“Economici”), non sfugga la maiuscola, che distingue la effettiva costruzione del valore dalla pura ragioneria economico-finanziaria: tale valore è principalmente antropologico e riguarda il rapporto tra specie umana e ambiente, così come nella sua radice etimologica, eco-, che riporta al duplice significato di “ambiente” (comune quindi a “ecologia”) e “casa” (il greco oikos – οἶκος da cui deriva). L’Economia così intesa identifica quindi il processo di realizzazione di vantaggi adattivi per la specie umana, in primis progettati dall’intelligenza di fenomeni ambientali e naturali con cui s’interfaccia. Questi benefici hanno un valore, e tale valore è un’opportunità. Dato però che tale valore avviene tramite cambiamenti rispetto allo statu quo, benché si presenti l’evidenza dell’opportunità, esso potrà venire ostacolato o anche temporaneamente fermato da coloro per i quali il cambiamento è un danno (il meccanismo della conservazione dello stato stazionario di un sistema aperto). La resistenza al cambiamento è comprensibile, ma qualora l’innovazione comporti benefici progressivamente evidenti, essa otterrà alla fine forze sufficienti per imporsi. Tali forze sono tipicamente organizzate, cioè si tratta di società umane esistenti o nate con lo scopo (realtà socio-organizzative, dunque) di fare avvenire tale cambiamento per godere del suo valore.
Di tale genere è il processo che esiste da sempre di creazione di supporti esterni per le funzioni creative umane, come è anche l’Intelligenza Artificiale. Esso ha percorso diversi stadi, fino ad arrivare alle odierne simulazioni di funzioni sempre più generali del cervello umano. La scrittura, l’abaco per i calcoli, gli archivi e le biblioteche, le calcolatrici, le macchine da scrivere, i motori, la radio, il microprocessore, e l’evoluzione di tutti questi strumenti grazie alla tecnologia elettronica, i sistemi esperti e, su su, l’Intelligenza Artificiale, rappresentano tappe del processo.
Ma che cos’è l’Intelligenza? Semplificando, due sono le radici emblematiche della parola, tutte derivate dal latino “intelligere” radice presente un poco in tutte le lingue di ceppo europeo, senza accedere alle ulteriori radicalità precedenti, sanscrite o altro: la prima identifica una caratteristica di processo, una capacità di scelta, “inter eligere”, “scegliere tra” numerose possibilità quella (o quelle) più efficiente, efficace, produttiva in relazione ai fini che ci poniamo; la seconda, che si lega alla prima, si basa più sul risultato del processo, cioè la sistematica efficacia (successo) delle sue elaborazioni. Nell’accezione corrente un poco in tutte le lingue di area europea, una persona intelligente è solitamente chi sa elaborare molti dati e anche chi ottiene sistematicamente risultati previsti o desiderati.
Per non rifare la storia dello scibile umano, che si riversa anche nell’Arte, possiamo prendere come riferimento la semplice ed efficace classificazione basilare fatta dalla psicanalisi sulle caratteristiche dell’intelligenza umana: intelligenza di condensazione e intelligenza di spostamento.
L’intelligenza di condensazione è caratterizzata dalla capacità di tenere presente nella mente, in modo conscio o meno, quantità di dati disponibili nella memoria, che più vasta è, più si presta a combinazioni originali: questa forma d’intelligenza potrà essere tanto più elevata quanto più vasti saranno 1. gli archivi a disposizione e 2. la capacità elaborativa presente in un (credo di poter dire…) cervello umano, anche se non va dimenticata la grande funzione che hanno sensi efficienti, per la raccolta e identificazione di dati e informazioni presenti nel mondo esterno e anche per il controllo del processo di elaborazione, che spesso è condizionato da fattori fisici e non solo intellettuali. La rivoluzione elettronica ha cambiato radicalmente la funzione della memoria, spostando da interno umano a esterno (macchina) la maggior parte degli archivi, cioè delle fonti di dati. Ciò ha costituito un primo dirompente fattore di transumanesimo, cioè di trasferimento, surroga e accrescimento delle capacità umane tramite le macchine, le quali agiscono da sistemi chiusi, in alcuni casi anche programmati per una auto-evoluzione.
Molto diverso il tema dell’intelligenza di spostamento. Essa è caratterizzata dalla scoperta di relazioni tra elementi apparentemente non collegati in una logica anche lata di processo. È tipico estremo dell’intelligenza di spostamento il cosiddetto pensiero magico, che mi piace citare per primo perché attua relazioni immaginarie tra fattori di realtà, e porta a compimento approcci logico-razionali senza giustificazione di pratica sperimentale e nemmeno di solido empirismo, ma basandosi su credenze in generale cosiddette trascendentali e anche esoteriche. Il pensiero magico (e la sua conseguente intelligenza) opera con logiche di composizione pressoché arbitraria di segni disponibili nelle memorie (umane e, oggi, automatiche, sempre di più) sostenendo effetti compositivi inusuali e privi di concatenamento razionale. Molto diffuso nell’umanità prima dello sviluppo dei potentissimi strumenti propri della rivoluzione scientifica, cioè il metodo sperimentale ortodosso nei sistemi chiusi delle cosiddette scienze esatte e il metodo sperimentale clinico nei sistemi aperti delle cosiddette scienze umane (ad esempio la tecnica della psicanalisi e quella dell’organalisi), il pensiero magico rappresenta comunque una caratteristica dell’umano. Oggi, esso si applica a campi ancora inesplorati dal sapere, ove i metodi suddetti non agiscono: ciò accade nel caso di innovazioni radicali, cioè esterne ad ambiti già conosciuti e condivisi.
Il confine euristico del pensiero magico è nel delirio allucinatorio, nella cosiddetta follia, ove l’esercizio di attribuzione di senso fallisce o addirittura nuoce alle costruzioni sistemiche efficaci ottenute per altra via, ad esempio scientifica. Con una eccezione: non c’è confine all’intelligenza di spostamento nel campo dell’Arte, nemmeno col delirio. Anzi, con l’Art Brut, la più affascinante estetica del contemporaneo, avviene un ribaltamento anche rispetto alle più radicali avanguardie: non, come in Dadaismo e Surrealismo, le destrutturazioni e lo smantellamento dei processi di significazione per raggiungere una creazione originale ed emozionante, ma la sperimentazione del delirio come condizione di creazione dell’opera d’arte.
Si potrebbe continuare a lungo nel precisare aspetti e sfumature, ma visto che questo testo è dedicato a capire qual è l’effetto dell’Artificial Intelligence nel campo artistico, lascio al prossimo pezzo la spiegazione di che cosa possiamo considerare umano, che cosa artificiale, che cosa possiamo considerare transumano.
Sergio Bevilacqua