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Le tre caravelle di Colombo… erano due. Aspettando il Columbus day


Si è sempre detto: «Cristoforo Colombo partì da Palos con tre caravelle…..» Sbagliato!

di Tiziano Franzi

La flotta agli ordini dell’ammiraglio Cristoforo Colombo che nel settembre 1492 lasciò Palos per “buscar el levante per el ponente” era composta da due sole caravelle: la Pinta e la Niña. L’altra, la Santa Maria, era una imbarcazione di maggiore dimensione e con maggiore portata.

Cos’è una caravella? Il vocabolo carabela o caravela deriva dall’arabo qārib, a sua volta derivato dal latino carabus e dal greco καραβος, che in origine indicava una semplice imbarcazione da pesca. Si tratta di una nave agile, con una prua affinata e una poppa quadra in cui era integrata la struttura del castello. La sua lunghezza varia tra i 16 e i 25 metri, con una larghezza tra i 6 e gli 8 metri e un tonnellaggio netto tra le 30 e le 50 tonnellate. Tuttavia esistevano diversi modelli di caravella, come si evince dagli atti notarili di compra-vendita dell’epoca. Inoltre le dimensioni erano influenzate da quelle della stiva, misurata in botti, che poteva contenere circa una tonnellata di carico. Era provvista di due o tre alberi con vele di tipo latino, che richiedevano l’impegno di 25-30 marinai. Ai tempi di Colombo i più diffusi erano due modelli di caravella: uno con due vele quadre per gli alberi principali, albero maestro e trinchetto, e una vela latina per l’albero di mezzana; il secondo invece utilizzava tre vele latine e quindi più adatto all’esplorazione costiera.

Le caravelle erano navi rivoluzionarie per l’epoca, grazie alla loro versatilità e capacità di affrontare lunghe traversate oceaniche. A differenza delle navi da guerra medievali, erano leggere, veloci e manovrabili. Le loro vele potevano essere adattate per sfruttare al meglio i venti, sia in acque calme sia in mare aperto. Questa tecnologia navale fu uno dei fattori principali che permisero a esploratori come Colombo di spingersi oltre i confini conosciuti, aprendo la strada a nuove rotte marittime e scoperte.

Modello di caravella con due vele quadre e una latina.

La terza imbarcazione- Giunto a Palos, preceduto dall’ordine scritto dei reali di Spagna di provvedere per lui tre caravelle per affrontare il viaggio, a Colombo furono consegnate soltanto due di tali imbarcazioni: la Niña– il cui nome originario era Santa Clara– che si può pensare fosse lunga 18 metri e larga 6 o poco più, con tre alberi a vela latina.

Nella prima tappa alle isole Canarie l’ammiraglio ordinò di cambiare la velatura, con vele quadre agli alberi di maestra e di trinchetto, per sfruttare meglio i venti oceanici (gli alisei), anche controvento. Al comando era Vincente Yàñez Pinzòn, con a bordo 24 uomini e come pilota – deputato a condurre la nave- il proprietario Juan Niño, da cui sembra avere assunto il nome.

La Pinta -la “dipinta”- era probabilmente molto simile alla Niña, lunga circa 20 metri,con vele quadre di trinchetto e di maestra e vela latina a quello di mezzana. Al comando di Martìn Alonso Pinzòn, fratello di Vincente Yanez, aveva a bordo 27 uomini e come pilota il fratello Francisco Pinzòn e, data la sua forma più affinata, era la più veloce delle tre imbarcazioni, come più volte annotato da Colombo nel Giornale di bordo.

Poiché il carico di vettovaglie e arnesi vari era cospicuo, Colombo si vide costretto ad affittare un’altra imbarcazione, una nao, di nome Gallega, a cui venne dato il nome propiziatorio di Santa Maria, con una stazza netta fra le 70 e le 100 tonnellate, dotata di un ponte e di tre alberi con vele quadre al maestro e a quello di trinchetto e vela latina a quello di mezzana. Costruita in legno, aveva una lunghezza di circa 23 metri e una larghezza di 7-8 metri, con una capacità di trasportare una trentina di uomini.

Nonostante le sue dimensioni, era piuttosto lenta e poco maneggevole rispetto alle caravelle, ma la sua robustezza la rese adatta per lunghi viaggi in mare aperto. Con tutta probabilità questa imbarcazione aveva il castello di prua e il cassero di poppa composti da più ponti sovrapposti, integrati nella struttura portante della nave.

Dal Giornale di bordo si sa che il timone centrale era manovrato sottocoperta tramite una barra che attraversava una feritoia nel dritto di poppa. Su di essa aveva preso posto Colombo che, conoscendo le caratteristiche di questo tipo di imbarcazione, poco adatto all’esplorazione, per tutto il viaggio cercò di farle evitare passaggi pericolosi, tenendosi lontano dagli scogli affioranti, banchi di sabbia o barriere coralline. Nonostante ciò, la Santa Maria affondò la notte di Natale del 1492, costringendo l’ammiraglio e il suo equipaggio a stabilire un primo insediamento su terraferma, chiamato La Navidad. In seguito egli si trasferì sulla Niña , che usò anche per il viaggio di ritorno.

Ricostruzione di fantasia delle tre imbarcazioni con la Santa Maria in primo piano

A Palos de la Frontera, al molo delle caravelle, sono in mostra le ricostruzioni delle tre navi, realizzate nel 1992 per celebrare il quinto centenario della scoperta dell’America

Molo delle caravelle, Palos de la Frontera

In tutto Colombo fece quattro viaggi tra Spagna e “Le Indie” ; quando morì a Valladolid nel 1506, come disposto nelle sue ultime volontà, i corpo venne trasferito a Hispaniola e poi a Cuba. Attualmente molti sono gli Stati che sostengono di avere i veri resti dell’ammiraglio e, nonostante che gli esami del DNA attestino che i resti custoditi nella cattedrale di Siviglia siano i suoi, sono ancora molto forti i dubbi. La sua tomba all’interno della cattedrale di Siviglia è tenuta in alto da quattro figure allegoriche che rappresentano i quattro regni della Spagna dove trascorse la maggior parte della sua vita: Castiglia, León, Navara e Aragona.

Tomba di Cristoforo Colombo, Siviglia

Tiziano Franzi


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T.Franzi

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