I Censimenti ci raccontano come sono cambiate dagli anni Cinquanta ai nostri giorni. Leggere i dati, negli anni, dei censimenti della popolazione somiglia a un tuffo nella storia.
La nostra storia. Prendiamo la composizione delle famiglie, per esempio: poco più di settant’anni fa il censimento 1951 ci segnalava che il 20,1% delle famiglie era formata da sei o più componenti, una percentuale inferiore soltanto a quella delle famiglie con tre componenti (20,7%) mentre le persone sole erano il 9,5%.
Passano vent’anni e tutto cambia, nel 1971 le famiglie di almeno sei componenti vedono il loro peso più che dimezzato (9,7%) mentre le quote più consistenti riguardano quelle composte da due, tre e quattro persone, rispettivamente 22,0% 22,4% e 21,2%. Le famiglie cosiddette unipersonali aumentano, ma moderatamente: sono il 12,9%.
Passano altri vent’anni e il quadro si modifica ancora: nel 1991 la famiglia composta da due persone fa la parte del leone e rappresenta il 24,7% del totale, ma le unipersonali salgono al 20,5% mentre quelle di almeno sei componenti crollano al 3,4%.
Il censimento 2011 ci consegna un quadro in cui le famiglie numerose (di sei o più componenti) sono ormai residuali e rappresentano l’1,4% del totale, mentre le unipersonali con il 31,2% conquistano il primo posto per peso sull’insieme delle famiglie, seguite da quelle composte da due persone (27,1%).
E oggi? Beh, con il censimento diventato permanente e non più decennale gli ultimi dati sono riferiti al 2022 e ci dicono che le famiglie unipersonali sono diventate il 37,4% del totale, resta invariato il peso delle famiglie di due componenti mentre perde terreno la famiglia di tre componenti, che passa al 17,6% dal 19,9% del 2011. E le famiglie di almeno sei persone? Sono un ricordo, pesano sul totale per l’1,2%