Valerio Magrelli scrive in una poesia dal titolo: “Coro sulla legalità”: “Legalità è legittima se lega il forte,/ se tutela il debole. E’ il nodo che scioglie l’umano/legandone i legami./Non c’è legalità fuori da quel legame,/ dove si stringe per meglio liberare”.
di Gianfranco Barcella
Io credo che non possa esistere legalità senza permettere ai giudici di restringere <la libertà di un indagato> per giustificati e acclarati motivi come è avvenuto per il caso Toti.
Recita l’articolo 284 del codice di Procedura Penale :<Si dispongono gli arresti domiciliari, e il giudice prescrive all’imputato di non allontanarsi dalla propria abitazione o da altro luogo di privata dimora ovvero da un luogo pubblico di cura o di assistenza, ovvero, ove istituita, da una casa-famiglia, protetta>. Scorrendo gli altri commi della legge, mi pare che i giudici abbiano agito secondo ratio legis: nulla di più, nulla di meno! Gli arresti domiciliari, poi possono durare fintanto che il giudice ritenga che a carico del soggetto siano sussistenti esigenze cautelari, garantite solo mediante tale misura di restrizione della libertà.
Ora, permettersi di sindacare sulla buona fede dei magistrati mi sembra non rispettoso dell’indipendenza della Magistratura. Se si ipotizzano anche volontà politiche ricattatorie nei confronti dell’imputato, si va proprio fuori dal seminato. Il Centro Destra dovrebbe preoccuparsi piuttosto di trovare un candidato dignitoso per le prossime elezioni regionali, per poter sperare in una sconfitta dignitosa.
Meglio ritornare all’analisi del linguaggio poetico. Magrelli definisce la legalità <il nodo che scioglie l’umano, legandone i legami>. Non c’è legalità fuori da quel legame dove si stringe per meglio liberare. E’ un’allitterazione che si dipana lungo tutto il componimento poetico, <legando> sia idealmente che concretamente versi e concetti. Suoni e simbologie utilizzati si rifanno imperiosamente al lemma <legare>.
La legalità legittima e lega sin dal primo verso, legandone i legami, al quarto; sposa legalità e legami anche al quinto. Il concetto è acclarato dalla continua presenza del vocabolo nodo, e nel contempo dalla voce verbale che evoca lo scioglimento.
Per ritornare all’attualità penso che non possa esistere un modello di democrazia perfetta e forse mai esisterà ma certamente il modello di democrazia italiana, oggi è poco credibile. A volte, mi pare che i grandi passi compiuti negli ultimi 100 anni, in tema di diritti e di doveri siano tutti un’illusione. E bastata la recente pandemia per mandare in tilt il sistema sanitario nazionale, palesando errori imperdonabili sia sotto il profilo gestionale che sanitario. (si pensi <alla vigile attesa> per contrastare l’evoluzione perniciosa del virus).
E ci restano quattro milioni di anziani che rinunciano a curarsi per mancanza di risorse economiche. Finché non verranno attuati i dettati costituzionali percepisco di vivere in una democrazia profondamente in crisi. Mancano i fondi per la Sanità Pubblica perché occorre finanziare leggi scellerate come quella del <bonus facciate> e la corruzione che si pappa oltre duecento miliardi all’anno. Indipendentemente dal caso del governatore Toti che si è dimesso in modo irrevocabile, (lasciando, tra l’altro, un deficit di bilancio della Sanità di 230 milioni di euro (Alisa a chi ha giovato?) resta la concezione malata della nostra democrazia, concepita come <possibilità per tutti di appropriarsi indebitamente delle risorse pubbliche>.
Toti, ancora da considerarsi innocente fino al terzo grado di giudizio, a detta dei giudici, non comprende neanche l’entità dei reati di cui deve rispondere davanti alle legge che è ?uguale per tutti’ , ma occorre rilevare anche che c’è una parte della classe politica che si rifà alla consuetudine dell”indebito arricchimento come fonte del diritto.
Il presidente Mattarella ha ammonito: “La corruzione è un furto di democrazia. Crea sfiducia, inquina le istituzioni, altera il principio di equità, penalizza il sistema economico, allontana di investitori ed impedisce la valorizzazione dei talenti. L’opacità del mal funzionamento degli apparato pubblici e di giustizia, colpisce ancor più i poveri e le persone deboli, crea esclusioni, scarti, distrugge le opportunità di lavoro. Numerosi sono gli anticorpi presenti nella società civile: hanno il volto dei cittadini consapevoli della loro responsabilità, di uomini e donne, coscienti dei propri diritti ma anche dei propri doveri, di funzionari pubblici che assolvano ai loro compiti, di volontari che costituiscono reti di solidarietà di inclusione sociale” .