Il Secolo XIX si sta distinguendo, come libera informazione, nel raccontare il maggiore (presunto) scandalo che ha travolto la Regione Liguria dagli anni ’80. Ben più grave e clamoroso quello che travolse, il 14 giugno del 1983, il presidente della Regione Alberto Teardo in buoni rapporti, documentano le carte processuali, con esponenti politici e della ‘ndrangheta imperiesi (vedi assegni ai Marcianò).
Il presidente venne arrestato con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso (che decadde non essendo ancora stata varata la legge politica-mafia) nell’ambito di un’inchiesta per corruzione e concussione con altri esponenti del P.S.I. ligure e non, pochi giorni prima delle elezioni politiche nelle quali si era candidato al Parlamento, sempre per il P.S.I.
In ballo 19 miliardi di tangenti versati da imprenditori con sentenze di condanna per 12 imputati confermate (con due esclusioni) in Cassazione. Qualche anno fa, con un libro-intervista, Teardo sostenne di essere rimasto vittima di un ‘complotto’ ordito dalla magistratura sostenuta da ambienti del Quirinale (presidente Sandro Pertini), da organi di informazione quali l’Unità e Paese Sera e Il Secolo XIX con un cronista di giudiziaria della redazione di Savona e che avrebbe agito di concerto con il collega corrispondente de Il Lavoro di Genova e organo del PSI. Si trattava, per la storia, del compianto Renzo Bailini, figlio di onesti albergatori di Borghetto S.Spirito e che aveva firmato l’esposto sui finanziamenti sospetti al Savona calcio. Indicando cifre (cento milioni e nomi).
Bailini era iscritto in un loggia massonica di Imperia. Infiltrato volontario disse. Mentre restò ‘coperto’ il ruolo del cronista di giudiziaria Luciano Corrado che era in sintonia con Bailini e seguiva i primi passi dell’iter giudiziario. L’allora procuratore della repubblica, Camillo Boccia, chiese subito l’archiviazione dell’esposto. Corrado, per via degli articoli, si trovò alle prese con diverse querele. E senza farsi intimidire, con il sostegno della redazione, dei ‘capi’ e del direttore Tommaso Giglio. Corrado ha continuato ad occuparsi degli eventi giudiziari fino alla Cassazione e da questa emersero altri filoni d’indagine.
Corrado, con il raggiungimento della pensione, è da 13 anni coordinatore di Trucioli.it scritto da volontari, da lettori e senza pubblicità.
Per Teardo e il suo tesoriere-cassiere Leo Capello si trattava di contributi volontari al partito e non già frutto di reati. Tesi contrapposta a quella dei ‘concussi’ che come parte civile chiesero i danni. Si affacciò inoltre l’ipotesi non provata che parte di quel fiume di soldi finisse a Roma, in particolare alla corrente De Michelis e più in alto. Da qui la scelta improvvisa di candidarlo al Parlamento e, tra i compagni, correva voce che per il presidente della Regione fosse pronto un incarico di Sottosegretario di Stato. L’inchiesta e gli arresti clamorosi scossero l’elettorato, Teardo ottenne comunque ottomila voti.
Torniamo all’attualità. Nell’articolo del 23 luglio 2024, i cronisti genovesi, Mario De Fazio e Emanuele Rossi, entrambi hanno lavorato, nel loro esordio, anche per la redazione di Savona, descrivono l’ipotesi seconda la quale Toti non vuole mollare il mondo della politica, punta a restare in campo e in cambio di dimissioni concordate con i partiti del centro destra essere eletto, in un collegio uninominale sicuro, in Parlamento che è quello del ponente, l’imperiese. Il seggio si libererebbe con le dimissioni da deputato del sottosegretario leghista Edoardo Rixi fedelissimo di Salvini.
Tra i sussurri, ma sembrano davvero da bar, quelli che vorrebbero il fedelissimo totiano Marco Scajola futuro candidato presidente della Regione. Intanto ci sono state, già in un passato recente, le smentite stampa del potente zio Claudio che non si era detto interessato alla corsa alla presidenza della Liguria e assai più impegnato a portare a termine il programma da sindaco della sua amata Imperia, oltre che presidente della Provincia. Zio Claudio che sarebbe in grado di aggregare voti anche nel Genovese e soprattutto nel Savonese dove da ministro non aveva avversari. Anzi al centro di un’alleanza definita il ‘tandem Burlando-Scajola’. In particolare, descriveva un libro, nel settore porti & cemento.
C’è infine chi sostiene che la candidatura di Toti, nel collegio blindato di Imperia, vedrebbe schierati in primo piano sindaci ed elettori delle valli montane riconoscenti per il “grandioso rilancio socio-economico a suon di contributi e fondi regionali”. Non c’è paese, del resto, dove in ogni circostanza utile non sia presente Marco Scajola. Non è tuttavia dammeno il presidente ad interim ed assessore Alessandro Piana. Per concludere un Toti onorevole, seppure in attesa di giudizio, farebbe del suo meglio per aiutare il territorio ponentino con la stessa grinta messa in campo da leader ligure e spesso ospite nelle Tv nazionali.
Per concludere. E’ puro chiacchiericcio l’ipotesi che il più attivo, per i futuri assetti regionali, sia il ‘marpione’ e collaudato Angelo Vaccarezza che mirerebbe a creare un fronte di moderati e mettere nell’angolo sia la destra destra, sia la sinistra sinistra, con un alleato importante quale è il sindaco più rieletto di Pietra Ligure, l’ex consigliere regionale del Pd, geom. Luigi De Vincenzi, e che ha in giunta due assessori del partito, ma lui non risulta più iscritto. Quale è la vera forza di Vaccarezza infaticabile esibizionista ed il primo ad ‘annusare’, con le sue dimissioni dal gruppo Cambiamo, la tempesta giudiziaria con gli arresti? E’ davvero così potente nel tessere la tela o sarà una partita persa?