A 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi, è interessante ricordare come lo scienziato, premio Nobel per la fisica nel 1909, intrattenne un lungo e proficuo rapporto con la Liguria, facendovi costruire dai Cantieri Baglietto di Varazze il panfilo Elettra, e compiendo importanti esperimenti di radiotrasmissione da un promontorio presso Sestri Levante.
di Tiziano Franzi
A Cisano sul Neva un appassionato radioamatore, Silvano Moreno, ne conserva una importante collezione di documenti e progetti originari autografi.
Senza il genio inventivo e creativo di Guglielmo Marconi (1874-1937) non ci sarebbero stati il telegrafo, la radio e anche i nostri amati-odiati smartphone. Egli fu l’iniziatore di una delle mutazioni più straordinarie alle origini del mondo contemporaneo: la sua invenzione, un sistema di telegrafia senza fili messo a punto nel 1895, avviò le radiocomunicazioni e segnò la nascita del wireless.
Dopo numerosi esperimenti che gli consentono di mettere a punto un sistema di trasmissione senza fili delle onde radio, la sua attività scientifica culmina il 12 dicembre 1901 nella prima trasmissione radio transatlantica, tra Poldhu, in Cornovaglia, e Signal Hill, a Terranova. Una trasmissione ritenuta impossibile da fisici e matematici. Per fortuna di Marconi gli strati ionizzati dell’alta atmosfera consentono la riflessione dei segnali elettromagnetici e, dunque, il superamento della curvatura terrestre.
Molto più tardi,all’inizio degli anni ’30, egli si rivolge ai Cantieri Baglietto di Varazze, fra i più prestigiosi all’epoca, per trasformare in laboratorio e residenza galleggiante la nave Elettra, acquistata in Inghilterra. Il panfilo, che ospitò molte ricerche in varie parti del mondo si chiamava così in nome della figlia Maria Elettra Elena Anna (1930). Gli esperimenti effettuati nel golfo del Tigullio avevano come postazione a terra una torre, posta sulla penisola di Sestri Levante, che successivamente prese il nome di Torre Marconi, mentre nelle carte ufficiali della Marina italiana il golfo del Tigullio assunse il nome di Golfo Marconi. Lo affiancava in questi anni l’assistente Adelmo Landini.
Dal 1971 la Torre è custodita dai radioamatori della sezione A.R.I. (Associazione Italiana Radioamatori) di Sestri Levante (IY1 e’ il nominativo speciale assegnato alla torre), grazie ai quali perdura l’originaria funzione di trasmissione, “avvistamento” e segnalazione della costruzione. Nel seminterrato ci sono due piccoli magazzinetti, al pianterreno c’è un piccolo salotto e sulle pareti sono appese diverse fotografie di Guglielmo Marconi e del panfilo “Elettra”; una scala a chiocciola porta al piano superiore dove c’è la sala radio. Si può accedere al tetto a terrazza attraverso una botola.
Scrive lo stesso Marconi nei suoi appunti: «Alla fine del luglio 1932 l’impianto della stazione di Santa Margherita fu trasportato all’Osservatorio Sismografico di Rocca di Papa posto a circa 19 chilometri a sud di Roma a una altezza di 750 metri sul livello del mare e a 24 chilometri circa dalla costa.
Il 2 agosto buone conversazioni in duplex furono stabilite fra tale nuova stazione sperimentale e il panfilo Elettra, ancorato dinanzi a Ostia a una distanza cioè di circa 29 chilometri. In tale occasione la stazione di Rocca di Papa trasmetteva su onde di cm. 57 e quella del panfilo Elettra su onde di 26 metri. Il 3 agosto il panfilo dovette lasciare Ostia e dirigersi al Porto di Civitavecchia a causa del cattivo tempo. Tale viaggio fu utilizzato per prove di propagazione. Durante queste prove, allo scopo di mantenere il fascio d’irradiazione diretto sul panfilo, il riflettore a Rocca di Papa veniva girato di cinque gradi, a est di Ostia, ogni mezz’ora. Ottimi segnali erano così ricevuti sul panfilo fino a una distanza di 85 chilometri. A tale distanza l’intensità del segnale diminuiva notevolmente, ma rimaneva perfettamente udibile malgrado la presenza di colline che mascheravano completamente la posizione della stazione trasmittente. I segnali si perdevano soltanto a una distanza di km. 90 e cioè quando, all’entrata del porto di Civitavecchia, il riflettore del ricevitore non poteva più essere mantenuto in direzione di Rocca di Papa.
Il 6 agosto il panfilo, con a bordo i rappresentanti del Governo italiano, si poneva in rotta sulla congiungente Rocca di Papa – Golfo Aranci, Sardegna, allo scopo di studiare la propagazione di queste onde ultracorte a distanza relativamente grande. Le prove furono iniziate quando il panfilo era a 63 chilometri da Rocca di Papa con eccellenti comunicazioni telefoniche in duplex e con segnali assai forti da ambo le estremità del collegamento A circa 107 chilometri era ancora possibile una buona comunicazione in duplex, e cioè già a circa 10 chilometri oltre la portata ottica; ma poco dopo i segnali perdettero rapidamente la loro intensità: divennero assai variabili, con lenta e profonda evanescenza, fino a che a una distanza di 128 chilometri, essi non poterono essere percepiti che di tanto in tanto. L’ascolto, naturalmente, continuò malgrado tali cattive condizioni di ricezione; ma alla distanza di 161 chilometri l’intensità media dei segnali aumentò improvvisamente e raggiunse, in breve tempo, la stessa intensità osservata alla distanza di 74 chilometri. Questa ripresa dei segnali durò fino a che fu raggiunta la distanza di 175 chilometri, oltrepassata la quale essi tornarono a essere rapidamente evanescenti, assumendo lente, profonde variazioni, e furono da ultimo percepiti alla distanza di 203 chilometri. Il 10 agosto tale importante prova a distanza fu ripetuta. Sui primi 112 km. i risultati si ripeterono come nella prima prova; ma al di là di tale distanza essi furono diversi nei seguenti rapporti: 1° I segnali invece di divenire evanescenti con rapidità fino a giungere alla completa scomparsa, assumevano alla distanza di 115 chilometri la caratteristica di una lentissima e profonda evanescenza, ma mantenevano una intensità media quasi costante fino a 176 chilometri da Rocca di Papa. 2° A tale distanza, invece di perdersi repentinamente, i segnali mantenevano l’evanescenza lenta e profonda con una progressiva diminuzione dell’intensità media, fino a divenire inaudibili di tanto in tanto e a rendere possibile la loro intercettazione per l’ultima volta sul panfilo, alla distanza di 224 chilometri da Rocca di Papa.
Il panfilo arrivò la stessa notte a Golfo Aranci (Sardegna) e la mattina dopo l’apparecchio ricevente fu sbarcato e installato sul Semaforo di Capo Figari a 340 metri sul livello del mare. La stazione di Rocca di Papa era stata richiesta di iniziare nuovamente la trasmissione alle ore 16. Avemmo allora la grande soddisfazione di ricevere i suoi segnali quasi immediatamente. Le prove proseguirono fino a mezzanotte. I segnali assunsero la caratteristica di evanescenza lenta e profonda, già osservata sul panfilo. Essi, tuttavia, permettevano di tanto in tanto la perfetta intelligibilità della parola, mentre nei periodi sfavorevoli divenivano, per ogni scopo pratico, inaudibili. La loro intensità media sembrava migliore prima del tramonto che dopo. La distanza fra Rocca di Papa e Capo Figari è di 269 chilometri mentre la distanza ottica, considerata l’altezza delle due località, è di circa 116 chilometri. È interessante aggiungere che a Capo Figari l’angolo di ricezione fu varie volte misurato inclinando il riflettore e fu trovato che le onde emesse da Rocca di Papa raggiungevano la stazione sperimentale ricevente da una direzione orizzontale.
In conclusione: Sento di potere dire che con queste esperienze sono state investigate per la prima volta alcune delle pratiche possibilità di una gamma di onde elettriche finora inesplorata, e una nuova tecnica, destinata a estendere considerevolmente il già vasto campo delle applicazioni delle onde elettriche alle radio-comunicazioni, è stata creata. L’uso pratico delle micro-onde, impiegate nel collegamento della Città del Vaticano con Castel Gandolfo, costituirà il primo esempio di quello che sarà, a mio avviso, un nuovo ed economico mezzo di sicure comunicazioni radio, esenti da disturbi elettrici, assai adatte per il servizio fra isole e fra isole e continenti, nonché fra luoghi non troppo distanti fra loro. Il nuovo sistema non risente della presenza di nebbia e offre un alto grado di segretezza, principalmente per le sue qualità direttive. I suoi usi strategici, in caso di guerra, sono evidenti; così pure è evidente il suo pratico valore per la Marina e per l’Aeronautica, visto che le comunicazioni possono essere limitate a una qualsiasi desiderata direzione. Inoltre, il fatto che la portata di tali onde appare limitata permette di realizzare altri vantaggi in tempo di guerra e di ridurre grandemente la possibilità di mutua interferenza fra stazioni distanti. Debbo aggiungere, però, che in merito alla limitata portata di tali micro-onde, l’ultima parola non è stata ancora pronunziata.» [ Guglielmo Marconi, “Radiocomunicazioni a onde cortissime” – Conferenza tenuta alla Royal Institution of Great Britain il 2 dicembre 1932]
Il 30 luglio 1934, alla presenza di tecnici, ufficiali della Marina Italiana e Inglese e di numerosi rappresentanti della stampa, Marconi coronò con successo i suoi esperimenti sulla possibilità di utilizzare le microonde per ottenere un sistema di radiotelegrafia da applicarsi alle navi in condizioni di scarsa visibilità o nulla: salpata da Santa Margherita, la nave Elettra si diresse verso Sestri Levante, sul cui promontorio era stato installato il radiofaro; a circa 800 metri da questo si trovavano disposte due boe distanziate tra loro di 100 metri, tra le quali l’Elettra passò con precisione, guidata unicamente dai segnali emessi dal radiofaro.
Alla morte di Marconi i suoi appunti e, soprattutto, i suoi progetti originali furono gelosamente conservati dal suo braccio destro Settimo Bruno Albalustro e da questi successivamente donati al radioamatore ligure Silvano Moreno di Cisano sul Neva (Albenga):
un patrimonio storico di inestimabile valore: schemi di circuiti e antenne, materiale fotografico, documenti «segreti» tanto che anche la Regina d’Inghilterra avrebbe voluto mettere le mani su quel tesoretto.
” Dopo la morte di Albalustro – spiega Moreno – ricevetti una telefonata dalla sua famiglia: Bruno era mancato e aveva deciso di affidare a me questo patrimonio marconiano di inestimabile valore. Nella valigia sono custoditi i progetti, gli studi, le foto, i telegrammi, gli schemi. Tra i reperti più preziosi la prima superterodina a microonde costruita con mezzi di fortuna a Torrechiaruccia.”
Tiziano Franzi