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Liguria e Basso Piemonte

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Cara Savona dove stai andando? Sono trascorsi 18 anni. Cosa non è cambiato


Carlo Cerva e Alessandro Venturelli hanno presentato il nuovo libro “Véi, ancho, dumàn”, all’interno della rassegna ‘Autori in mostra nei luoghi dell’ascolto’, organizzato dalla libreria Paoline di Savona.

Il volume si inserisce nel contesto de “La Piazza come luogo d’ascolto” (nome dato alla serata), per via degli argomenti affrontati con articoli nuovi e storici su Aurelia Bis, Bitumificio e Rigassificatore, Palazzo Santa Chiara, le Rossello, i Cappuccini, gli Scolopi e per il completamento della piazza più frequentata e più accogliente di Savona: Piazza Sisto con il suo Palazzo Comunale e le storie raccontate dalle opere d’arte al suo interno. Come è cambiata Savona 18 anni dopo un articolo, a firma di Carlo Cerva, pubblicato da A Campanassa” n°2 del 2006.

Cara Savona, dove stai andando? O meglio, in quale direzione potresti andare?

di Carlo Cerva

Superata la fine della siderurgia, della metallurgia, della meccanica, della vetraria, della refrattaria, dell’elettromeccanica, della conciaria, dell’alimentare, ecc., finita la grande industria pubblica, stai cercando di rilanciare il tuo porto, in un contesto di incerta e non ben definita evoluzione, rilancio pesantemente condizionato, peraltro, dalla scarsità e dalla precarietà delle vie di collegamento.

Cara Savona, stai cercando di riscoprire e di rinnovare la tua antica vocazione turistica, ma devi certamente farlo risolvendo in modo definitivo il rapporto tra città e mare.

Il discorso sarebbe lungo, poiché manca un disegno complessivo per la Città, che preveda, a mio parere, la riqualificazione del fronte mare, realizzando prioritariamente la splendida passeggiata da Albissola Marina a Vado Ligure e che punti con determinazione alla costruzione della strada di cornice del levante cittadino, che amo definire “da Miramare a Montenotte”, con bretelle di collegamento sui quartieri, unico mezzo per abbattere il traffico ed elevare la qualità della vita in una zona della città, quella di levante, appunto, particolarmente oppressa dall’inquinamento acustico ed atmosferico.

Cara Savona, devi cercare di ritrovare, poi, un equilibrio urbanistico, oggi gravemente alterato, e sempre per la mancanza di un progetto complessivo per la città.

Perché non pensare, ad esempio, alla realizzazione in P.zza del Popolo, nel sito ove era la vecchia Stazione Letimbro, di un contenitore culturale, auditorium o spazio espositivo della cultura ligure e savonese, per ospitare festival nazionali ed internazionali e avvenimenti culturali, promuovendo la socialità e gli incontri per affari?

Perché non riprendere il bel progetto risalente al 1930/31, che prevede il prolungamento dell’attuale Corso Italia sino ad una piazza di verde pubblico, ai piedi del complesso di Monturbano? La nuova piazza, se realizzata compiutamente, diventerebbe uno spazio di riferimento a scala urbana, con una profonda influenza sugli ambiti circostanti. In questa zona si potrebbe realizzare, senza condizionamento di alcun genere, il più grande park della Città, che rappresenterebbe, assieme all’altro park da prevedere in Piazza del Popolo, sotto al grande auditorium / Spazio espositivo di cui ho detto sopra, un valido contributo alla soluzione del problema del parcheggio in centro città.

Cara Savona, oggi sembri vivere una stagione quasi nevrotica a causa del prevalere di ragioni immobiliari rispetto a modelli di crescita non solo finanziari. Un eccesso di fretta che ha il suo simbolo più chiaro, ancora una volta, nelle architetture, la rincorsa del tempo porta ad enfatizzare l’eccezione quando non la bizzarria delle forme a discapito di ogni riflessione sulle funzioni e su codici anche solo formali.

Cara Savona, le trasformazioni urbane che Ti coinvolgono, nuove, straordinarie e discutibili, segnano il cambiamento dei tempi e preannunciano lo sviluppo di scenari futuri. Quali?

Questa occasione speciale, che ti accomuna ad altre città, nell’epoca già da tempo definita postmoderna e postindustriale, contiene quesiti difficili. Il recupero di grandi aree dismesse, l’innalzamento di valori fondiari, l’opportunità di diversificare le attività economiche, spingono i cittadini alla riflessione e alla ricerca di orientamenti utili.

Al contempo l’amministrazione delle scelte non è più questione di “pratica ordinaria” ma suggerisce a tutti gli attori di questo processo, politici, tecnici, urbanisti, l’opportunità di adattare i “ferri del mestiere” alle nuove situazioni. In altre parole, si tratta di passare dal CHE COSA FARE al COME FARE, poiché è proprio nella “disposizione delle pietre” della loro città che i cittadini possono riconoscersi, stimarsi, sviluppare la vita civica.

Carlo Cerva

(Da “A Campanassa” n°2 del 2006)


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