L’Islam è una religione, ma anche una cultura di massa. Quelli che non praticano i riti musulmani, hanno comunque in testa meccanismi suprematisti di sopraffazione e violenza degli “altri” e di sfruttamento della donna.
di Sergio Bevilacqua
Le loro migrazioni sono spesso vera pirateria: molti maghrebini e nigeriani governano il traffico di droga, sono al centro di organizzazioni di furti ed estorsioni, che quasi mai vengono riconosciuti come reati nei Paesi d’origine. Ancora scorribande di furti e violenza da pirati saraceni…
Ho avuto diversi amori islamici: tre belle donne una di Casablanca, una del Cairo e una di Teheran che mi hanno aperto quei mondi che, da sociologo, studiavo comunque da 50 anni. Non ho proprio dubbi, grazie all’approccio organalitico che è l’evoluzione dell’antica tecnica della cosiddetta “osservazione partecipante”, mutuata in sociologia dall’antropologia culturale: essa è il massimo che si può metodologicamente avere, e prevede l’immersione del ricercatore nelle società del caso, per vederle funzionare dall’interno, senza che avvengano reticenze o resistenze strutturate che inibiscano la comprensione di fenomeni delicati e spesso anche mutevoli.
Se a coloro che considerano gli altri esseri inferiori perché magari religiosamente non musulmani o che di ciò, non praticanti, hanno mantenuto la cultura, si tolgono le sicurezze, anche quegli “umani”, islamici o pseudo-islamici, cambiano. Ma questo vuol dire che i Paesi arabi soprattutto devono abbracciare in toto le logiche del Diritto Internazionale, e non nei fatti promuoverne uno diverso sulla base del loro sistema storto e disassato.
Questo vale anche per la Russia, mutatis mutandis.
Purtroppo, però, costoro non capiranno. E ci vuole la forza: forte repressione in casa nostra, e guerra per estirpare le radici dell’anacronismo oscurantista e facinoroso altrove nel mondo globale e olistico. Su questo, ed è gravissimo, da piangere, non ci sono alternative. Nell’ipotesi di guerra, tenerla moderata sarà difficile: lo vediamo nel conflitto Israele-Hamas e, a maggior ragione, lo vedremmo con Stati che sono potenze nucleari…
Va detto poi che grandi poteri economici globali (non solo occidentali, ma sempre secondari e terziari) per la prima volta nella storia sono contrari alla guerra mondiale. Ma giocano con la manopola del gas, con le guerre locali.
Potrebbe scappargli la situazione di mano? Ancor’oggi, potrebbe: troppa forza in certi Stati, ad esempio la Russia, “piccolo” popolo ed enorme arsenale nucleare, dove anche il potere economico non è apolide com’è nel mondo della manifattura industriale e dei servizi, ma interno alla geo-economia dello Stato, essendo prevalentemente minerario ed estrattivo.
Invece, le istituzioni cinesi vedono un potere economico legato allo Stato per motivi opportunistici di sviluppo dell’immenso mercato interno. Quel potere economico è per sua natura industriale, lanciato nel globale-mondiale-olistico in quanto di trasformazione e soggetto a concorrenza.
Mentre la Russia può essere interessata a una guerra mondiale, la Cina lo è di più alla conquista dell’enorme mercato indiano e allo sviluppo tecnologico per concorrere sul terreno globale: non fanno parte di quella strategia distruzioni eccessive, esattamente come per i gruppi economici apolidi occidentali.
Certo l’Occidente è indebolito da una certa qual debolezza civile, dovuta sia a libertà estese e profonde che alle macchinosità necessarie del sistema politico democratico, ma rimane un blocco abbastanza coeso e molto armato. USA + UE e altri, come Canada, Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud, ecc., sono demograficamente paragonabili a Cina o India, ed economicamente sono il doppio della Cina e circa 20 volte la Russia oppure i Paesi islamici. Considerando inoltre, che l’India non è ancora a metà del guado e potrebbe fare la differenza.
Insomma, mala tempora currunt, tempi nervosi.
Al momento io e la mia famiglia non accetteremmo di vivere come l’Islam, come i Russi, come i cinesi e, magari pigramente, di sobbarcarci lo sviluppo del sub-continentale indiano… che forse è strategico per evitare qualche delirio atomico.
Intanto, in Europa Meloni sembra entrare nel partito degli astensionisti, che non esistono e presto potrebbero essere tacciati di filo-totalitarismo… Come sostiene lucidamente Giuseppe Alagna, che ringrazio per i suoi contributi alla chiarificazione della situazione problematica odierna, “Se non si sanno fare inciuci (in UE, parentesi mia) non esisti. E c è chi li sa fare. Le elezioni sono optional anch’esse” (…di fronte al potere amministrativo degli inciuci, parentesi mia).
Però, mi permetto di notare che, in questo momento, conta molto (di più?) quello che pensano gli americani su Meloni e destra italica. Anche se all’interno della destra italica ci sono forti correnti antiamericane: tratta di percorso molto delicata per Meloni…
Il nodo Occidentale (soprattutto NATO), comunque, rimane la strategia antirussa. Il resto beninteso è importante, ma ciò che guida hic et nunc e sopravanza di gran lunga la Politica interna UE è la Politica di guerra. Non a caso Putin ha risposto alle elezioni europee con un crescendo militare evidente.
L’altra tappa di rilevanza strategica saranno le elezioni presidenziali USA: se le elezioni USA andassero “left”, ne vedremmo di certo delle “belle” (brutte brutte).
Ma, ma, certi nodi, cari amici, non possono non venire al pettine: sono nodi antropologici. Il benessere dell’umanità grazie all’economia di trasformazione, e non i vari sceiccati od oligarchie primarie, non può venire compromesso: il benessere di pochi e la loro discrezionalità su quello di molti (gli altri, non oligarchi…) ha una sua via che si chiama Democrazia. Abbiamo combattuto molto per questa: vogliamo tornare alla schiavitù? Non credo.
Il ritardo economico di economie (funzionali ma non convertite al secondario e alla sua indotta e beneamata democrazia) come Russia e Lega Araba, con mezza Africa al seguito e qualche “disturbato strategico” come la Corea del Nord, non si risolve da solo: gli establishment oligarchici di quei Paesi non molleranno, e metteranno in campo tutti gli elementi per confondere le idee all’opinione pubblica occidentale, gli armamenti e i ricatti (anche primitivi, tipo Hamas) per vincere e far vincere il PASSATO in cui sono costretti a vivere, e che anche da noi qualche ritardato ammira.
La sostanza è che vogliono vincere LORO, le oligarchie tipo russo-arabe del petrolio e del primario, magari imponendo poi il baratto ai maschi del riconoscimento del loro potere vetusto e inaccettabile con la potestà giuridica sulle donne. Atti che sono retrogradi civilmente, effetto di istituzioni non-democratiche di Stati pronti all’uso della forza perché non hanno il resto (capacità competitiva nei 10000 settori dell’economia industriale).
Solo armamenti. Se non è essere primitivi questo…! Resistere, punto.
Sergio Bevilacqua