Aveva fatto notizia. Il quotidiano on line imperiese titolava: “Con la nuova vita di Cristina riapre la merceria a Pieve di Teco”. Allora era dipendente comunale- bibliotecaria, prima a Pietra Ligure, poi a Borghetto S.Spirito, da ultimo nel paese ‘capitale’ della Valle Arroscia.
E’ il giorno dell’annuncio per Cristina Scano: ‘Sto vendendo tutto, abbigliamento e merceria, a prezzo scontato. Credo proprio sia venuto il momento di cessare l’attività, non cedo, non vendo, mi ritaglierò un angolino per continuare il mio hobby lavorativo preferito, al quale sono più portata, la piccola sartoria. La maestra era stata la mia carissima mamma.”
Le sarte, i sarti, le camiciaie, il filo, l’ago, la macchina da cucire Singer, i ricami, rappezzare. C’era una volta l’antico mestiere e nelle nostre località sono scomparsi. Aprono qua e là piccole sartorie ad opera di cinesi. Stanno scomparendo anche le mercerie. Nell’intero ponente savonese ne è rimasta una, ad Albenga, che lunedì scorso ha fatto l’inaugurazione per trasferimento in via Dalmazia. Ha partecipato una piccola folla. Buon segno.
“Mi ero licenziata dal Comune di Pieve di Teco per dedicarmi al negozio e sartoria. Ho raggiunto i 35 anni di contributi e Giorgia Meloni permettendo dovrei aver diritto alla pensione”. Il compagno è odontotecnico e consigliere comunale, il figlio impiegato amministrativo della polizia locale a Loano dove vive il primo marito di Cristina.
“Appartengo ad un’antica famiglia genovese – racconta Cristina dietro il banco di vendita -, il bisnonno era un Francesco Parodi, maestro artigiano nella produzione di cappelli da uomo e di cui conservo una ‘reliquia’. Lavorava a Genova Rivarolo. Era stato premiato con medaglia d’oro. Mio nonno era un Buoncompagni e gestiva un affermato negozio di alimentari”.
Cosa distingueva e valorizzava l’attività commerciale ed artigianale di Cristina ? “Ho sempre acquistato prodotti italiani e rifornita da grossisti come Merega a Genova, ovvero sceglievo non certamente il lusso, che non è il mio genere, bensì la qualità della merce, perfino del filo da cucire, nel piccolo anche la resistenza dei bottini è importante. Il giusto prezzo e non ho mai sbagliato, facendo bella figura con clienti che apprezzano in gran parte”.
Oggi la concorrenza si è fatta spietata e non lascia scampo. Le spese non mancano. Cristina: “Non solo c’è internet per gli acquisti a cui ricorrono molte persone e intere famiglie. Sono sempre più frequenti le aperture dei cosiddetti ‘cinesi’ che offrono mercerie e ogni genere di abbigliamento a prezzi con i quali non si può competere seriamente. E non resta, come si suole dire, che gettare la spugna. Anche se nel mio caso non staccerò del tutto la spina, sicura
anche di rendere un servizio a questa piccola comunità che merita, a quanti mi apprezzano”
Cristina, insomma, non abbandonerà ago e filo. E’ persino una brava sarta nella confezione e riparazione di abiti medioevali.
Il suo mestiere ci ricorderà, a noi adulti, nonne e mamma che filavano la lana, facevano la maglia sedute nell’aia di casa. O attorno alla stufa a legna nei freddi interni. Accanto al gatto che teneva compagnia facendo le fuse ed era un ottimo cacciatore di topi.
Forza Cristina ! La bandiera, il marchio, il ‘profumo di antico’ continueranno a tenerci compagnia.