“È un’ordinanza, quella con cui viene negata la libertà a Giovanni Toti, che ci rammarica e che ci pone alcuni interrogativi. Con il parere negativo alla revoca degli arresti domiciliari viene minato il diritto del Presidente Toti di esercitare, in una fase ancora di indagini preliminari, il mandato che gli elettori liguri gli hanno assegnato. Da governatore può reiterare i reati, viene scritto nella motivazioni. Significa che se si fosse dimesso, e avesse rinunciato al ruolo di governatore e al suo mandato elettorale, sarebbe ora un uomo libero? E’ un cortocircuito. Il piano politico che viene subordinato a quello giudiziario in una fase di indagini preliminari, in cui nessuna sentenza è stata pronunciata e in cui dovrebbe valere il principio del garantismo nei confronti della persona e del ruolo che ricopre.
Il fatto di considerare il ritorno in carica del Presidente di Regione come elemento determinante per la previsione di nuovi reati e per l’inquinamento probatorio, rischia di trasformare la sospensione dall’incarico, appunto, in una decadenza, già nella fase delle indagini: una decisione che non tiene conto del giusto equilibrio costituzionale tra tutela del processo e tutela della volontà popolare. E questo accade in assenza non solo di una condanna ma anche di un rinvio a giudizio. Viene da chiedersi: come si può preventivare il rischio di reiterazione del reato per una misura scattata dopo quattro anni di indagini ? In un momento in cui non ci sono elezioni imminenti e quelle europee, in cui peraltro non ha partecipato, sono superate?
Le prossime consultazioni elettorali in Liguria riguarderanno proprio il rinnovo del Consiglio Regionale.
La considerazione che l’ ipotizzata reiterazione del reato si riferisce alle elezioni per il rinnovo dell Assemblea Legislativa Regionale nel 2025 o a ulteriori eventuali competizioni elettorali presuppone una sospensione dall’ incarico fino a tale date, pertanto a maggior ragione una decadenza di fatto dalla carica a meno che non si intenda privare Toti dei diritti politici più in generale come dirigente e fondatore di un movimento politico. Sempre per la reiterazione, si chiama in causa la cena di raccolta fondi organizzata a Villa Zerbino nell’aprile ultimo scorso: una cena pubblicizzata, registrata a norma di legge, alla presenza di giornali e tv, che denota al contrario, riteniamo, una netta volontà di correttezza nella raccolta fondi da destinare, lo ricordiamo, all’esclusiva finalità politica.
Non ci arrendiamo. Non arrenderti Presidente. Non può passare il principio che la conquista della libertà sia subordinata alle dimissioni (e quindi all’interruzione del mandato ricevuto dagli elettori).
In attesa delle prossime tappe saremo al tuo fianco per continuare il percorso di crescita di questa regione avviato insieme che non si può interrompere”. Così la Lista Toti commenta la notizia del mancato accoglimento della revoca degli arresti domiciliari avanzata dalla difesa del presidente della Regione Liguria.
2/LISTA TOTI: “ASSESSORI IN AULA, SANSA SI RIDICOLIZZA DA SOLO”
COMUNICATO STAMPA -“Il consigliere Ferruccio Sansa ha sempre avuto la passione per lo scandalo a tutti i costi, per il presunto scoop, ma in politica evidentemente ha perso anche lo smalto del giornalista abituato a guardare bene attraverso il buco della serratura. Perché da dietro l’obiettivo del suo telefonino non si rende neppure conto della figuraccia che si sta regalando con quello scatto. Oggi ha sostenuto che il percorso della giunta Toti sarebbe finito perché in aula non c’era nessuno della giunta durante il dibattito sulla Diga. Per sincerarsi di prendere il granchio e anche bello grosso, sostiene esplicitamente che in aula non ci sarebbero stati né il vice presidente Piana, né l’assessore Giampedrone. Se gli fosse rimasto almeno un briciolo della correttezza deontologica del bravo cronista chiamato a verificare prima di scrivere, avrebbe notato che nella stessa foto che lui pubblica, sia Piana sia Giampedrone, si vedono chiaramente mentre parlano con i responsabili degli uffici regionali. Se poi Sansa avesse mai anche lavorato nel corso del suo mandato di consigliere, saprebbe che l’attività degli amministratori regionali non è quella di stare seduti come burattini a disposizione degli obiettivi dei telefonini dell’opposizione, ma proprio anche quella di valutare i provvedimenti – come nel caso dell’emendamento presentato dalla minoranza – con gli uffici preposti a dare valutazioni tecniche. Ma Sansa evidentemente ormai si accontenta solo di sbirciare. Lo faccia bene almeno”.
Risponde così la Lista Toti al post del consigliere Ferruccio Sansa che accusa gli assessori regionali di non essere presenti in aula, pubblicando una foto nella quale si vedono proprio gli assessori da lui citati impegnati in un confronto in aula con gli uffici regionali.
3/CAPIGRUPPO DI MAGGIORANZA: “DA GARIBALDI SOLO ILLAZIONI E INSINUANTI SUGGESTIONI SULLA MAFIA”
COMUNICATO STAMPA – “Fare l’eco alle insinuazioni di Andrea Orlando non le trasforma in verità. Il capogruppo del Pd Luca Garibaldi torna a straparlare di infiltrazioni mafiose ricorrendo a un minestrone di riferimenti che nulla hanno a che vedere con l’inchiesta in corso in Liguria, per accusare il centrodestra. Vale innanzitutto ancora una volta la pena ricordare al capogruppo del Pd che né il presidente Giovanni Toti, né i consiglieri regionali sono indagati per fatti che prevedano l’aggravante della finalità di agevolare l’attività di associazioni mafiose. Continuare a ripetere che il centrodestra resta in silenzio di fronte a indagini che riguardano la mafia (citando poi peraltro tutti fatti che nulla hanno a che vedere con l’attualità) è non solo falso, ma anche offensivo e non possiamo che rispedire al mittente simili bassezze”, rispondono i capigruppo di maggioranza Stefano Mai (Lega), Stefano Balleari (Fratelli d’Italia), Claudio Muzio (Forza Italia), Mabel Riolfo (Misto) e Alessandro Bozzano (Lista Toti) alle parole del capogruppo Pd, Luca Garibaldi.
“Ribadiamo inoltre agli esponenti dem, che continuano a sfruttare la suggestione dell’indifferenza al problema delle infiltrazioni mafiose in Liguria così come purtroppo in ogni parte del territorio nazionale, l’attività svolta dalla Commissione Regionale Antimafia, costituita sotto l’amministrazione Toti e il cui lavoro, coordinato dalla presidenza del consigliere di opposizione Roberto Centi, è stato approvato con un voto unanime dal consiglio regionale solo poche settimane fa. Anche in quella sede gli esponenti dem non hanno avuto nulla da obiettare alla relazione e alle conclusioni dei commissari, il cui lavoro, oggi sembra quasi essere banalizzato e sminuito da affermazioni gravi quanto gratuite di Orlando e Garibaldi”, concludono i capigruppo di maggioranza.
4/LISTA TOTI: “D’ANGELO E IL PD NON POSSONO NEGARE SOLDI E LAVORO ANCHE PER LORO”
COMUNICATO STAMPA -“Excusatio non pentita. Scusa non richiesta. Non si possono che definire così le dichiarazioni del segretario genovese del Pd Simone D’Angelo che cerca di chiamare fuori il suo partito dai contatti con Aldo Spinelli e con gli imprenditori portuali dicendo che non ha preso soldi dopo il 2021. Proprio oggi anche gli articoli di stampa gli ricordano che l’ammontare dei finanziamenti del terminalista genovese per Claudio Burlando sono stati persino superiori rispetto a quelli garantiti a Giovanni Toti. Sorpresi, ma neppure troppo, per questo mettere le mani avanti da parte del Pd, non possiamo che ricordare proprio a Simone D’Angelo come nessuno di noi abbia mai contestato il contatto diretto e continuo tra il suo partito e il mondo portuale, anche e più profondamente con chi oggi è coinvolto in prima persona in questa inchiesta.
Pare quantomeno poco opportuno per un funzionario del Pd che è diventato dipendente, anzi responsabile finanziario, della società guidata da una delle persone destinatarie di un provvedimento cautelare nell’inchiesta. Poco opportuno per chi dimentica che il responsabile del dipartimento Infrastrutture della segreteria nazionale del Pd, è stato recentemente chiamato a fare l’amministratore delegato di Ente Bacini, società pubblica del porto di Genova il cui presidente è finito nell’inchiesta. Lo diciamo con tutto il garantismo che serve nei confronti di tutti gli indagati. Di tutti. Poco opportuno, lo ribadiamo, non il rapporto tra politica e imprenditoria che non è nulla di illecito o di immorale, ma il tentativo di nascondere ciò che è innegabile”. Risponde così la Lista Toti al segretario genovese del Pd Simone D’Angelo.
“D’Angelo si vanta di aver fatto bene a disegnare un confine chiaro e netto tra politica e imprenditori. Ci vuole spiegare se questo confine inizia prima o dopo la passerella di accesso allo yacht di Aldo Spinelli, che sembra considerata la via dell’inferno quando la calca Giovanni Toti, ma che risulta essere stata percorsa anche da diversi esponenti del Pd, non solo da Claudio Burlando ma anche da consiglieri regionali eletti successivamente all’elezione di D’Angelo alla guida del Pd genovese? – conclude la Lista Toti -. Il Pd è sempre più allineato ai Cinque Stelle, che sembrano affetti da memoria selettiva. Che dichiarano di non aver mai avuto finanziamenti elettorali da chi oggi è indagato, dimenticando però quando Davide Casaleggio e la sua piattaforma Rousseau ricevevano consulenze proprio da Aldo Spinelli e curavano la selezione della classe dirigente penstastellata”, conclude la Lista Toti.