Nell’immediato entroterra di Varazze, all’interno dell’odierno Parco del Beigua, rilevamenti e studi compiuti dagli anni ’70 del Novecento in poi hanno confermato la presenza dell’uomo preistorico in queste zone.
di Tiziano Franzi
Si tratta del territorio di Alpicella, importante frazione di Varazze, che con i suoi boschi, rivi e laghetti costituisce una località veramente amena e accogliente, gradevole soprattutto nei mesi estivi.
In particolare, poco sopra l’abitato della frazione è stato rinvenuto e studiato un “riparo sotto roccia” in località Fenestrelle nella frazione di Alpicella e di una lunga strada megalitica, nella zona di Ceresa, sempre nelle frazione di Alpicella.
Il riparo è situato sul versante destro della valle del torrente Teiro, in località “Fenestrelle”, chiamato anche “Rocca delle due teste“. I ritrovamenti hanno permesso una datazione fra il IX e l’VIII sec. a. C., dimostrando che il luogo fu intensamente frequentato dall’uomo in una fase avanzata del Neolitico Medio (8000-3500 a.C. circa) e in epoche successive, fino agli albori della civiltà del Ferro. Il ritrovamento di resti di una piccola ciotola databile al Medioevo testimonia che la località fu abitata anche in quei secoli.
Un percorso “magico”
Quella che viene chiamata “strada megalitica” nei pressi di Alpicella di Varazze si presenta come un percorso lastricato delimitato da un filare di maestosi faggi e da possenti resti di pareti in lastre di pietra di grandi dimensioni. La parete nord è costituita da macigni ormai quasi completamente abbattuti, mentre quella verso valle da una serie continua di lastre in pietra di grande spessore, tamponate da pietre di dimensioni minori, così da costituire un muro continuo. Il percorso termina con uno spiazzo di forma circolare delimitato da pietre fitte, al cui centro di trova un grande masso orientato verso il monte Greppino. Tale struttura fa pensare a tradizioni di tipo celtico, che presuppongono l’uso del tracciato per scopi rituali e religiosi. Il suo andamento procede secondo precisi riferimenti astronomici che hanno come riferimento il percorso del sole il giorno del solstizio d’estate e la presenza di triliti, cioè una struttura elementare a forma di portale costituita da tre pietre, due verticali portanti e una orizzontale. Inoltre la presenza di una fitta faggeta a un livello relativamente basso e in un territorio dove prevale il bosco misto, fa pensare all’intervento intenzionale dell’uomo; il faggio era infatti considerato un albero sacro dai Celti ed era legato alla devozione della Grande Madre, Il vicino monte Greppino, infine,con il suo rilievo nudo e roccioso è noto fin dall’antichità per la sua peculiarità di attirare i lulmini e quindi, in tal senso, ritenuto”magico”.
Parte della strada megalitica
“La strada a tecnica megalitica di Alpicella si snoda, leggermente in salita, sulle pendici S del M. Priafaia, per circa 200 m, biforcandosi alla sua estremità orientale. Il tratto a monte, oggi interrotto da una strada poderale, era probabilmente più lungo. Il tratto a valle presenta un “cromlech”a forma di botte che si interrompe contro la sottostante “strada scalinata” ed è rivolto in direzione del Bric Greppino. Qualche decina di metri dopo il tratto a valle, verso E, al colmo del in direzione del Bric Greppino. Qualche decina di metri dopo il tratto a valle, verso E, al colmo del percorso si trova una grossa pietrafitta sagomata, oggi abbattuta. Sono state eseguite dal Prof. Romano e ripetute da Codebò numerose misurazioni astronomiche di questa complessa struttura: l’asse della strada megalitica giace quasi esattamente sulla linea equinoziale EW (con azimuth 94°-274°), l’asse della base di impianto della pietra abbattuta è pressoché ortogonale giacendo quasi sull’asse meridiano (con azimuth 3°- 183°). Il complesso quindi sembra essere orientato sui quattro punti cardinali e sul sorgere del Sole agli equinozi oltre che verso il Bric Greppino.”
” Questo corridoio di grandi massi presenta un breve tratto riconducibile alla tipologia hallstattiana e termina con un recinto di pietre fitte che richiama le caratteristiche di un cromlech; il tutto è posto a fronte della vetta del Monte Greppino, nota per la sua pericolosità in presenza di temporali con fulmini. Il quadro complessivo dimostra quindi una frequentazione dell’area già a partire dal Neolitico, con elementi che parrebbero finalizzati a qualche culto locale; in località Ceresa, a circa 200m. a levante della roccia dei polissi [ved in seguito], è presente un masso infisso nel terreno, a forma di triangolo scaleno, identificato come “calendario solare”.
“Oltre alla capacità di resistenza alle sfide del tempo, questa struttura si rivela essere estremamente affascinante per i significati e i richiami celtici che custodisce dentro di sé: l’orientamento del tracciato, il quale riproduce il percorso del sole il giorno del solstizio d’estate, ricorda difatti inevitabilmente la religione celtica molto legata al culto dei ritmi naturali, del sole e dei fenomeni celesti in generale.
A conferire più forza a questa ipotesi è anche la presenza del Monte Greppino di fronte all’ultimo tratto della strada lastricata; rilievo che, a causa della sua composizione rocciosa attira-fulmini, è stato sempre venerato dalle popolazioni locali come sacro e misterioso. La strada megalitica, come possibile luogo di culto immerso nella natura, fa pertanto ricordare come l’intero massiccio del Monte Beigua fosse da sempre considerato sacro dagli antichi Liguri (o, più presumibilmente Celtoliguri) i quali, abitandolo, lo veneravano e temevano allo stesso tempo. “[Italo Pucci, Relazione del convegno “Varazze nella preistoria” del 1977]
Tiziano Franzi
Dal mio libro “Le tribù liguri nella preistoria” Erga ed.
2/ Quest’estate, il ritorno della manifestazione offre un’opportunità unica per partecipare a una serie di attività ed esperienze gratuite, tutte incentrate sulle donne.
Dal 1992, l’evento “Varazze Città delle Donne” ha trasformato la cittadina in un punto di riferimento nazionale e internazionale, grazie alla sua dedizione alla celebrazione dell’universo femminile. L’obiettivo è sempre stato rendere Varazze una città a misura, rispetto e amore della donna, ogni giorno dell’anno. Il programma è ricco e variegato, comprendendo incontri con artiste e scrittrici, spettacoli di danza, concerti musicali, rappresentazioni teatrali e altre manifestazioni. Anche i più piccoli avranno spazio, con iniziative dedicate appositamente a loro.
L’intera città sarà coinvolta, creando un’atmosfera unica che esplora tutte le sfumature dell’universo femminile.La rassegna prenderà il via domenica 2 giugno alle ore 21:30 con la proiezione gratuita del film “C’è Ancora Domani” di Paola Cortellesi presso il Cinema Teatro Don Bosco. Questo evento sarà un’occasione speciale per celebrare la forza e la creatività delle donne attraverso l’arte e la cultura.
Il film dipinge un quadro vivido della Roma del dopoguerra, raccontando la storia di Delia e la sua lotta contro le convenzioni sociali e le difficoltà personali. La regista Paola Cortellesi esplora temi profondi come l’ingiustizia del sistema patriarcale e la resilienza femminile. Girato in bianco e nero, il film varia il formato narrativo per aggiungere un tocco distintivo, accompagnato da una colonna sonora eclettica che crea un’atmosfera unica, richiamando il cinema d’autore.La sceneggiatura è studiata per un pubblico ampio, con particolare attenzione alle donne, enfatizzando la complessità dei personaggi e le dinamiche sociali dell’epoca. Valerio Mastandrea, nel ruolo di Ivano, offre una performance intensa che cattura la fragilità umana di un uomo intrappolato in un ciclo di violenza, sia come vittima che come agente di un sistema oppressivo. Il film richiama i classici del cinema italiano, come le opere di Fellini, e momenti storici significativi, sottolineando la continuità delle sfide affrontate dalle donne nel tempo.L’evento è gratuito e aperto a tutti.