Da L’Opinione delle Libertà di Fabio Marco Fabbri- La massoneria può essere una teocrazia o può mutarsi in essa?
I testi che trattano di massoneria, scritti da umani non “ispirati” da entità sovrannaturali, rappresentano la massoneria come, teoricamente, lo spazio dove le terne – forza, saggezza, bellezza, ma anche fratellanza, libertà e armonia – si dovrebbero congiungere per generare ed “esportare”, lo spirito, soprattutto filantropico, ai livelli più alti che il consorzio umano possa esprimere. Sappiamo che la Bibbia, una delle tre grandi luci (artificiali?), ha nella massoneria un triplice ruolo: è fonte di una simbologia dove la filosofia massonica attinge nei suoi più intimi aspetti; “orientatore” dell’ordine; è sulla Bibbia (Vangelo di San Giovanni), che gli aspiranti massoni di fede cristiana prestano giuramento (sul Corano i massoni musulmani). Ma delle varie “terne” di cui si nutre la Massoneria, una rappresenta anche livelli teocratici: sacerdotale, reale e profetico.
Quindi, la massoneria, che basa i suoi principi sull’ideologia illuminista, ha la missione di promuovere l’autonomia dell’individuo. Che dovrebbe essere colui che ordina la materia sulle regole dello spirito, e che dopo un confronto con tutte le espressioni di volontà, determina principi sociali, strutturando “norme” che amalgamano la comunità e magari la società. Insomma, una lotta contro la povertà morale ed intellettuale, al fine di costruire un “sistema umano” proiettato verso un futuro di equilibrio e di libertà. Ma per fare ciò, è necessario conoscere bene il contesto contemporaneo. Perciò, occorre orientare le proprie analisi e considerazioni in modo tale da evitare tutte le interferenze, compreso il pensiero unico, che possano mascherare la realtà.
Ma questo requisito intellettuale prevede la capacità di avere una mente sufficientemente critica, innovativa, lucida, soprattutto priva di interessi personali. Alla luce di questa breve e volutamente modesta considerazione, come possiamo leggere il concetto di teocrazia cercando di individuare comuni denominatori con la filosofia massonica? Troppo banale sarebbe accoppiare il Grande architetto dell’Universo che muove e regola il pensiero massonico, quindi gli “iniziati”, con un Dio che regola e indirizza i fedeli. Ricordo che la teocrazia esprime i sacerdoti che sono semplici amministratori che, sempre in teoria, operano nell’interesse della comunità. Quindi, una definizione potrebbe essere che il principio di Governo è quello vocato all’unità. Da ciò si può interpretare la teocrazia come il profilo ideale di una forma di Governo monarchico, dato che la guida dell’“umanità” è garantita da un’unica divinità, completamente autonoma e autosufficiente.
Questi peculiari aspetti dell’unica divinità forgiano il sistema sociale, pertanto il popolo che abbraccia l’unica convinzione vive nell’armonia. Così, nella teocrazia esistono due livelli di dominio: quello di Dio e quello dei sacerdoti, con ruoli distinti e chiari. Senza interferenze tra la sovranità divina e la ragione politica applicata dagli uomini, che fanno la volontà di Dio sotto la sua supervisione, o meglio sotto la guida divina.
Da ciò possiamo dedurre che esiste una filosofia teocratica della Massoneria. È noto che la Massoneria congiunge profondamente la sua simbologia con l’eredità spirituale, tendendo verso la ricerca, non raggiungibile, della perfezione e verso rivelazioni iniziatiche che Dio ha dato all’uomo. Storicamente, la Massoneria ha due aspetti, quello speculativo e quello operativo. ma esiste anche un’altra forma, quella spuria. Tralasciando i due aspetti dottrinali, ben noti dallo studio dei testi storico-filosofici, quello spurio, che se ben applicato può essere un arricchimento, a volte si trasforma in una deformazione dei due aspetti tradizionali.
Ora possiamo dire che le teocrazie come le massonerie possono, oltre che avere applicazioni articolate, subire pure derive che abbrutiscono e producono metamorfosi dei loro principi ideologici? Sicuramente, i periodi storici favoriscono queste dinamiche contradditorie ai principi universali; lo vediamo con la teocrazia degli Ayatollah iraniani, tanto per citare una “questione” di cronaca, ma anche in ordini massonici, pure quelli italiani, che accorciano in modo imbarazzante la distanza tra il Grande architetto dell’Universo ed il Gran maestro che ne è il simbolo vivente; una divinità naturale e un primo “sacerdote” innaturale, a volte pervaso da singolari tendenze teocratiche deleterie per la comunità, ma favorevoli solo a pochi “sudditi”, teoricamente iniziati, anche se sarebbe meglio dire “iscritti”.
Concludo ricordando quanto scritto dal compianto Umberto Eco, probabilmente massone, quando nel suo romanzo Il cimitero di Praga scrive che la massoneria è stata inventata dagli ebrei per contrastare il Cristianesimo. Una responsabilità e una considerazione – certamente romanzesche – date alla massoneria. E su questa linea di osservazione immaginare di confrontarle con quello che oggi esprime la massoneria, non tutte le obbedienze, si scorge un degrado etico e ideologico che nemmeno il professor Eco, in un suo ipotetico nuovo romanzo, magari dal titolo “Il cimitero della Massoneria”, avrebbe forse mai potuto immaginare.
Fabio Marco Fabbri