Quando viaggiavo, c’era sempre il problema di come vestirsi. Qui era inverno, là estate, o viceversa, cosa portarsi dietro? La soluzione ideale era il ”mesu caputin”, una via di mezzo tra la giacca e il paltò, era e resta ancora il mio vestito preferito.
di Massimo Germano
A definirlo così fu un mio caro amico di Noli, prematuramente scomparso. Eravamo in spiaggia, e si discuteva la cosa. Cerco su internet la definizione esatta di ”mesu caputin” ma non la trovo, la passione per le forme dialettali si va purtroppo spegnendo. Eppure spesso si trova in esse quello che la lingua madre, bella ma ormai viziata da gerghi politichesi e da neologismi penosi mutuati da altre lingue, non riesce più a rendere.
Nel ”mesu caputin” c’è la tenerezza dell’infanzia, c’è l’affettuosità della madre che ti saluta. Andavi lontano, e lei ti chiedeva se ti eri messo in tasca il ”fasulèt”.
Le stesse considerazioni valgono per i soprannomi, un professore che si rispetti non può farne a meno. Ho insegnato per parecchi anni fisica in una scuola privata per arrotondare il mio stipendio, e lì si favoleggiava di un genitore sventurato che era entrato in aula professori chiedendo di un certo Ludovico Il Moro, che però nessuno conosceva come tale. Nei paesi i soprannomi sono di uso comune, spesso si sostituiscono ai nomi, li sopravvanzano e li fanno dimenticare.
Dialetti e lingua madre, soprannomi e nomi delle cose. A pensarci bene forse i nomi e la lingua madre sono solo soprannomi e dialetti convenzionali.
Come il mito dell’esperanto, della lingua universale, forse sono solo forme asettiche e vuote di una realtà che solo i soprannomi e i dialetti riescono a catturare. Eppure il dialogo deliziosamente ambiguo tra dialetti e lingua madre, tra nomi e soprannomi, tocca spesso corde diverse e suscita suggestioni strane.
L’origine del nome Noli è controversa, ma nel dialetto ligure Noli si trasforma in Noi. Si dirà che il pronome ”noi” in ligure si dice ”niatri”, ma per un nostalgico ”furestu” come me quel Noli che diventa Noi e quel Capo Noli che diventa Cau de Noi, capo di tutti noi, evocano dolci ricordi e sono carichi di poesia.
Massimo Germano