Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Valle Stura (Demonte), sorte orrenda di 30 cervi. 2/ Carcare-Predosa. Un sindaco contro l”ostruzionismo della Riviera’. 3/Vado Ligure. Una delle zone marine più squalificate della Liguria


In quanto ai nostri lupi, in alta Valle Stura (Demonte), lo scorso 20 marzo, è stato rinvenuto un branco di 30 cervi morti per essere precipitati in un burrone. 2/Allarme CIA Liguria: Pecore, vitelli, pony. Le vittime dei lupi in Liguria non si riescono ormai neppure più a contare.

di Franco Zunino* 

Da quanto si può capire dalla ripresa diffusa dal web, e per quanto asserito da chi ha effettuato il sopralluogo dopo che gli animali furono segnalati, si dovrebbe trattare di animali trascinati a valle da una valanga o da una slavina; ma potrebbero anche essere stati fatti precipitare nel burrone da un attacco di lupi. Infatti, non è da escludersi, almeno da quel poco che si può vedere dal video, che la slavina fosse precedente, quindi i cervi vi dovrebbero essere stati fatti precipitare successivamente da un probabile inseguimento di lupi visto che le carcasse sono tutte sparse al di sopra del nevaio.

In ogni modo, è quanto meno eufemistico che nell’articolo si dica che “Ad oggi le carcasse sono già state il pasto di molti rapaci, e per questo è stato “deciso di non rimuoverle”, quando la cosa più ovvia da dire sarebbe stata: lasciate in pasto dei lupi, che nel cuneese non sono pochi, e altri animali necrofaghi. Come non pensare che forse si è sentito il bisogno di far allontanare l’idea che la strage l’abbiano potuta fare (come è molto probabile che sia stato) gli ‘amati’ lupi? Sempre la solita animalistica posizione, di voler far credere all’opinione pubblica che i lupi in fondo non sono poi tanto cattivi?

2/Titoli da La Stampa (cronaca di Savona) del 23 marzo scorso: pag. 33 “Rigassificatore, a Savona una fiaccolata di protesta”. “Progetto Carcare-Predosa il sindaco Mirri polemico ‘ostruzionismo in riviera’”. Dove sta l’interesse ambientalista di queste due notizie? Eccole. Nel caso del rigassificatore che dovrebbe essere posizionato nella rada del porto di Vado Ligure. Una delle zone marine più squalificate della Liguria, sebbene con fondali di qualche valore, per così dire, naturalistico e una lontana Isola di Bergeggi e sua area marina protetta – ma che non verrebbe minimamente toccata e che anzi rischia caso mai di essere rovinata da un eccesso di valorizzazione turistica!-  il cui oleodotto attraverserebbe poi un altrettanto zona terrestre tra le più squalificate (sempre ambientalmente parlando) della Liguria, dove già sussistono due linee autostradali, una statale, due linee ferroviarie, un oleodotto, una centrale eolica, una centrale elettrica ex a carbone, e via dicendo per quanto riguarda strade forestali e tagli boschivi, nonché urbanizzazioni a non finire nella parte più rivierasca. Per non dire del porto turistico per traghetti e per lo scarico di petroliere (con tanto di ovvio terminale).

Ecco, per impedire questo reversibile progetto (non dovrebbe durare che per una ventina d’anni), si è scatenato un movimento di gente ed un impegno “ambientalista” non da poco per influenzare la politica a dirvi di No, in quanto ritenuto DANNOSO ad ambiente e salute. Nel caso invece dell’autostrada nota come Carcare-Predosa di cui da decenni si parla per spostare una parte del traffico pesante dalla Riviera ligure di ponente alla Val Padana, e che se realizzata dove l’ultimo progetto la prevede (sebbene con un tracciato forse ancora migliorabile), sfascerebbe una delle parti più belle e di grande valore ambientale (almeno della riviera) e non per nulla da anni proposta per un Parco Regionale e altre forme di tutela.

A protestare ci hanno pensato solo alcuni sindaci (peraltro col consenso, invece, di altri, più interessati all’indotto che non all’autostrada). Per non dire della disastrosa gestione forestale e turistica della non lontana bellissima Riserva Regionale dell’Adelasia (un quasi “bosco vetusto” per la protezione di cui hanno goduto in tanti anni di protezione privata, e che, messa in mano alla pubblica autorità, si sta trasformando in un’azienda agro-forestale, ovviamente per finalità economiche!). Per questi due fatti, invece, un silenzio assordante! Purtroppo, questo è l’ambientalismo di tanti italiani, che fa a pugni con quello dei paesi dove la conservazione dei valori naturali, loro bellezza ed integrità, è il loro primario interesse (senza l’ipocrisia che caratterizza tante posizioni)!

3/Se ne è andato anche Longino Contoli Amante, oggi uno sconosciuto per tutti o quasi tutti gli ambientalisti d’Italia. Eppure è a lui che oggi indirettamente si devono le tante aree protette che a partire dagli anni 70/80’ del secolo scorso lo Stato e poi l’UE hanno istituito o designato (anche se, non poche, in modo discutibile). Tutto ebbe inizio quando Longino Contoli, laureatosi in Scienze Biologiche negli anni ’60, e già impegnato col nascente movimento ambientalista (Italia Nostra, WWF, Legambiente), viene assunto presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Fu quella l’occasione, come ha scritto Mirko Laurenti in un glossario di Legambiente, affinché «Per conto di “Italia Nostra” ed in occasione dell’”Anno della Natura”, coordinasse il primo studio critico e comparativo sulle proposte di “Riserve e Parchi naturali nel mare”. Nel 1969 lavora presso il C.N.R. per la ricostituita Commissione Conservazione Natura. In tale veste, si occupa di elenchi e cartografie di biotopi da proteggere».

Un impegno che lo portò all’edizione, oggi introvabile, di un “Programma di ricerca territoriale sulle aree naturali da proteggere. Carta dei Biotopi d’Italia”, da lui coordinata assieme ai colleghi Salvatore Palladino e Rinaldo Sebasti, edito dal C.N.R. nel 1971; un elenco di zone ed aree da proteggere che, come già detto, sta alla base di quasi tutte le future aree protette d’Italia. Chi scrive si onora di avervi collaborato, assieme a tanti altri. Un elenco di biotopi che, forse più di altre opere ed iniziative, renderanno eterno il nome di Longino Contoli, almeno per chi volesse andare alle radici di tante aree protette. Ma Longino Contoli non si fermò a quell’elenco di biotopi. Ad esso «seguì poi il “Libro bianco sulla natura in Italia”» ed «ottiene dall’Unione Zoologica Italiana la costituzione di una Commissione per la fauna. Prima come ricercatore, infine come ricercatore capo, dal C.N.R., nel Centro di Genetica Evoluzionistica, resta in forza alla sunnominata Commissione sino allo scioglimento, per proseguire, poi, le ricerche nel C.N.R. reparto di Ecologia, sino ai ’90. Anche in rapporto all’Accademia dei Lincei, compie studi, ricerche ed interventi per la difesa di ambienti e natura in genere». Restandone, chi scrive, sempre in rapporti epistolari col nascere ed il crescere dell’Idea Wilderness, si è lieti di diffondere qui le ultime sue parole di apprezzamento per alcune notizie critiche da lui condivise e che oggi ancora più sono da stimolo a sostenere posizioni scomode, ma non per questo ingiuste su tanti argomenti: Bravo Franco! Ce ne fossero di più, come Te…! (sulla difesa della dolina di Campoli Appennino); Bravo, Franco! (sulla manipolazione della natura al fine di valorizzarla); Bravissimo, ma è un po’ un peccato che Tu diluisca in tante parole i Tuoi giusti, preziosi e ormai rari concetti, rendendoli poco accessibili ai più… (di nuovo sulle critiche ai danni spesso conseguenti alla valorizzazione della natura).

Carissimo, spero che il Tuo buon senso venga recepito da chi di dovere (sulle proposte in difesa dell’orso marsicano). Ricordando infine come Longino Contoli abbia anche «promosso e realizzato, come primo Socio fondatore, l’Associazione Teriologica Romana, che ha presieduto per circa un decennio», non resta che augurarci che, nonostante la tipica memoria corta degli italiani – come tanti fatti stanno a dimostrare, purtroppo anche in campo ambientalista! –, egli non finisca nel dimenticatoio, ed anzi che si trovi modo per rendere imperituro il suo ricordo.

*Franco Zunino (segretario generale AIW)

2/COMUNICATO STAMPA DELLA CITA LIGURIA DEL 27 MARZO 2024

Pecore, vitelli, pony. Le vittime dei lupi in Liguria non si riescono ormai neppure più a contare.
I territori, i Parchi e i Comuni coinvolti nell’entroterra crescono. E ormai gli avvistamenti si moltiplicano anche in città  destando non poca preoccupazione.
Cia Agricoltori Liguria ha così deciso di mettere politica e istituzioni di fronte all’emergenza. E si è presentata in Regione con  con una folta delegazione di più di 20 agricoltori e allevatori all’incontro con i capigruppo di tutte le forze politiche, con l’Assessore all’Agricoltura, Alessandro Piana e il vice presidente del Consiglio Regionale, Armando Sanna.
I numeri parlano di oltre una predazione a settimana. Ma il dato non deve trarre in inganno. Una predazione può significare anche 10 capi in una volta sola.
E poi  molto spesso agricoltori e allevatori rinunciano a fare denuncia. Perché oltre al danno della perdita dei loro animali, subiscono anche l’incredibile beffa di non poter avere nessun indennizzo se non viene ritrovato qualche “pezzo” dell’animale. E in quel caso di dover affrontare il costo di smaltimento delle carcasse, fissato tra i 150 euro e i 400 euro a capo.
“E’ un’emergenza in continua crescita dove nessuno sembra avere il controllo della situazione sui territori – spiega Stefano Roggerone, presidente di Cia Liguria, dopo l’audizione in Consiglio Regionale -. Abbiamo chiesto da tempo alla Regione un prelievo localizzato che porti allo spostamento dei lupi in altre zone d’Italia. Una misura da abbinare ad una sterilizzazione di una parte degli esemplari esistenti in modo da evitare ulteriori popolamenti visto che siamo peraltro in una regione dove possono convergere lupi dalla Francia o da altre aree appenniniche.
Oggi a tutte le forze politiche abbiamo chiesto anche un monitoraggio diverso.  In questo momento si stanno dando numeri bassissimi sulla  presenza dei lupi rispetto alla realtà. Dalle notizie e dalle immagini delle nostre aziende è invece evidente che il numero stia salendo in modo vertiginoso. Con un ulteriore effetto che abbiamo già visto con i cinghiali : anche i lupi si muovono sempre di più in ambito periurbano.
Non attaccano gli uomini? Le statistiche lo dicono ma  andatelo a dire ai genitori abituati a lasciare i loro figli a giocare in spazi verdi apparentemente custoditi. Stiamo rischiando che il lupo, oltre a creare anni incalcolabili all’agricoltura, diventi ben presto un problema di ordine pubblico.
Oggi l’attenzione da parte della politica c’è stata. Ma non basta. Ci vogliono soluzioni. Urgenti”.

Avatar

Trucioli

Torna in alto