Nel trascorso fine settimana ha avuto luogo a Savona la prima edizione della Fiera del Libro savonese, dal titolo “Letture tra i cedri”; l’evento culturale, organizzato da Espansione Eventi di Paola Savella, in collaborazione con l’ASD Delfi Arte e Sport e l’Associazione Museo Villa Cambiaso e il patrocinio della Città di Savona.
di Ezio Marinoni
L’evento nella splendida cornice di Villa Cambiaso, in Via Torino, 10, da venerdì 22 a domenica 24 marzo. Molte le presentazioni, alternate fra la aulica “Sala Rossa” e la moderna “Sala Dune”.
Fra i tanti incontri, lo storico Franco Rebagliati ha presentato sabato 23 le sue Storie savonesi fra l’800 e il ‘900; nella mattinata di domenica 24 marzo si è tenuta la presentazione della guida Quiliano: una città da scoprire. Tra storia, natura, cultura, prodotti tipici e… gastronomici (Editore Alzani); ad illustrare l’opera, il Sindaco Nicola Isetta e il Vice – Sindaco e Assessore alla Cultura Nadia Ottonello. Alcuni autori liguri si sono presentati al pubblico savonese (Maria Masella, Fiorenza Pistocchi, Giuliana Balzano, Roberto Centazzo), in un susseguirsi di eventi e momenti culturali che hanno spaziato in molti settori narrativi e saggistici, per adulti e per bambini.
Fra stand di case editrici liguri, lombarde e piemontesi e incontri con gli autori, la cultura è quindi ritornata con il giusto passo all’interno di Villa Cambiaso, che in passato ha visto fiorire l’omonima rivista letteraria e artistica, ad opera del suo illustre e appassionato padrone di casa, il compianto Pio Vintera.
Del suo “ritorno” artistico nella città di Savona ci siamo già occupati nel numero 31 del 24 marzo 2024: https://trucioli.it/2024/03/14/savona-e-pio-vintera-ritrattista-vero-e-inedito-autodidatta-che-frequentava-fotograzia-molte-sue-opere-sono-istantanee-che-diventano-pittura-la-neo-associazione-mu-vi-ca/
Inoltre, nella giornata di domenica 24 marzo, il FAI (Fondo Ambiente Italiano) ha aperto al pubblico la Villa, con visite guidate accessibili a tutti. Il percorso di visita prevedeva: la sala della fontana (uno spazioso atrio con al centro una fontana marmorea attribuita al Bernini, decorata da una scultura centrale con delfini); in successione, l’antisacrestia, la sacrestia e la cappella privata in cui è presente una collezione di rare casse processionali in miniatura utilizzate un tempo dai bambini di casa. La salita al piano nobile, tramite lo scalone adornato a grottesche per arrivare alla loggia un tempo aperta, ha permesso di ammirare le vetrate colorate di manifattura fiorentina. Si sono visitate la sala azzurra, la sala verde e la sala dei segni zodiacali. La sala dei giochi ha stupito i visitatori con la presenza di indovinelli scolpiti nel legno della boiserie. Da ultima, la sala da pranzo, con il particolarissimo affresco a soffitto che ritrae Benito Mussolini con l’aratro in un campo di grano.
Nel 2022 Villa Cambiaso era stata inserita fra i “Luoghi del Cuore” selezionati dal FAI: aveva ottenuto 17 voti, classificandosi al 578° posto in Italia, ed era già stata visitata, grazie ai volontari del FAI, con la suggestiva denominazione di “villa esoterica”. Dopo questo mese di aperture ed incontri, il cuore di molti savonesi, in senso ovviamente metaforico, rimarrà in una sala o in un angolo di particolare suggestione, ammirata durante la visita.
Abbiamo parlato di arte, ma essa si trova anche al di fuori della Villa Cambiaso: i “Muretti degli Artisti” percorrono tutto il perimetro esterno del parco, testimonianza concreta dei numerosi artisti e personaggi che sono stati partecipi delle attività proposte in Villa, che hanno lasciato materialmente un segno della loro presenza. Si tratta quasi esclusivamente di ceramiche, con impresse poesie, firme o altre piccole opere d’arte.
Se la fruizione di un bene privato deve partire dalla sua apertura a favore della comunità, questo ha fatto la famiglia Vintera, per la seconda volta in un mese. La generosità degli eredi di Pio Vintera ha permesso ai savonesi ed ai forestieri, come chi scrive, di entrare in confidenza con il palazzo. Qualcuno lo aveva già visto, al tempo delle manifestazioni culturali, per la maggioranza è stata una piacevole scoperta. Da oggi in poi, la neonata associazione Mu.Vi.Ca. (Museo Villa Cambiaso) ha sulle sue spalle l’onore e l’onere di portare avanti questi giorni di successi e soddisfazioni, e anche di riconoscimenti per il lavoro svolto. Va apprezzata l’idea di coinvolgere le scuole nel percorso culturale, con il concorso che invitava a commentare alcuni quadri esposti, così come l’attenzione dedicata agli studenti durante le “Letture fra i cedri”.
Lo storico savonese Giuseppe Milazzo ha dedicato al complesso architettonico un interessante volume storiografico: Il Palazzo Ferrero – Colonna – Cambiaso (Elio Ferraris Editore, 2000), nel quale inserisce la costruzione e il giardino all’interno del Quartiere Villapiana, con i suoi caratteristici segni distintivi di confine, su una strada di percorrenza verso il Piemonte e quel versante della valle padana, segnato dal Ponte dello Sbaro, demolito nel 1809, in epoca napoleonica, durante il governatorato di Chabrol. In quest’area suburbana la nobiltà savonese insedia, una ad una, le sue ville di residenza o di “delizie”: in via Piave 23 la Villa Centurione; in via Torino le ville Ricci e Lambda Doria (ai numeri 4 e 8, poi sede di una benemerita istituzione religiosa) e, al numero 10, la ex Villa Ferrero (oggi Cambiaso).
L’antichità del palazzo è testimoniata dal più antico documento catastale savonese, la “Caratata”, redatta dagli occupanti Genovesi (1).
Un diverso tipo di memoria, umana e sociale, ci viene da un racconto di Bruno Marengo, “Il ponte dello Sbaro, verso le fabbriche”, apparso nel volume Savona città narrata (Viennepierre, 2006), a cura di Silvio Riolfo Marengo, in cui un ragazzo va incontro al suo papà, lavoratore metalmeccanico nella Savona delle fabbriche, nel quartiere di Villapiana e negli immediati dintorni oltre Letimbro. Leggiamone qualche frase, che ci riporta ad un tempo recente, ma ormai sepolto nei ricordi e consegnato alla storia industriale:
«La strada verso la fonderia, situata immediatamente oltre l’antico ponte di legno che attraversava il torrente. Un ponte, detto dello “Sbaro” (anticamente più spostato sul Rio San Lorenzo) perchè aveva rappresentato per secoli il confine della città verso nord e quindi il punto di “sbarramento” della dogana, al quale si accedeva da uno stretto sottopassaggio puzzolente che consentiva di andare al di là della ferrovia.
Di fronte al ponte la fonderia, a fianco delle case operaie dell’allora via Pescetto, tipiche case di ringhiera costruite da padroni illuminati all’inizio del ‘900, per gli operai delle vetrerie Viglienzoni che sorgevano poco distanti. (…) Poche macchine percorrevano il viale, dirigendosi o provenendo dal Piemonte: era la strada per Torino, città mitica già da allora: quella sì una metropoli affascinante, una antica capitale. (…) Ancora adesso, quando passo davanti alle ex fonderie Balbontin, provo sempre una grande emozione e i ricordi affiorano impetuosi. Mentre mi fermo ad osservare i capannoni, ancora così belli, la vecchia villa, la centrale elettrica semidiroccata, il verde inselvatichito, penso sempre che prima o poi tutto sparirà, come in una favola. Certo, conserverò sempre il ricordo di quel pezzo di Savona ma ci vorrebbero i versi di un grande poeta come Giuseppe Cava (2) per fissare quell’ieri ancora così vicino e struggente mentre stiamo sprofondando in un domani incerto e sconosciuto.»
Il quartiere in cui si trova Villa Cambiaso ha tanta storia e tante anime, un respiro largo che viene dal passato e si respira ancora per le sue strade.
Come in un cerchio, la cultura è ritornata a Villa Cambiaso, dicevamo all’inizio. La storia e l’arte racchiuse nella Villa, come in uno scrigno magico ed esoterico, possano ancora e di nuovo espandersi per la città, andando oltre i confini di un palazzo o di un quartiere, per unire, come soltanto la cultura sa fare. Unire ogni forma di arte e di espressione, unire le sensibilità umane, stemperare le diversità. Una missione che può essere assegnata sin d’ora a Villa Cambiaso e alla associazione che dà vita alle sue manifestazioni.
Note
1.A Genova, erano così indicati anticamente sia la stima dei beni stabili ai fini fiscali, sia il libro dove la stima stessa si annotava, sia l’imposta accertata.
2- Giuseppe Cava, detto Beppin da Ca’ (Savona, 12 marzo 1870 – 30 marzo 1940). Fra i poeti savonesi, è quello che ha conosciuto maggior fama e ottenuto i maggiori riconoscimenti dalla critica letteraria. Operaio alla Tardy e Benech, perde una gamba sul lavoro e diventa tipografo. Anarchico, anima della testata “Il marciapiede”, le sue prime poesie sono pubblicate da Filippo Noberasco. Alla sua memoria sono intitolati una via savonese e un busto marmoreo nelle vicinanze della sua casa natia, distrutta nel 1943.
Ezio Marinoni