Cappellania è una località sulle alture di Spotorno dove Mario Sancio, agente di commercio nel settore vinicolo, alla fine degli Anni Sessanta del Novecento inizia a curare le prime vigne e crea una cantina per la produzione del Pigato, che decide di chiamare “Azienda Cappellania”. Questo nome mi fa pensare a una chiesetta scomparsa o un monastero che non esiste più, di cui si sono perse le tracce, e questo piccolo alone di mistero rende questa storia ancora più affascinante.
di Ezio Marinoni
Mario abbandonerà il lavoro di rappresentante per dedicarsi a tempo pieno e con grande passione alla sua azienda, con il desiderio di vederla crescere e maturare. La costruzione di una nuova cantina, nel 1995, pone le basi per la nascita, nel 1998, dell’Azienda Agricola Sancio, con circa 6 ettari di terreno coltivati a vigneto, posizionati in luoghi suggestivi su una striscia di terra che si affaccia sul mare: Spotorno, Vezzi San Giorgio, Orco Feglino, Finale Ligure e Celle Ligure.
Con il passare degli anni, la passione per il vino, l’esperienza acquisita, il rispetto per il territorio e la dedizione delle persone che vi lavorano consentono all’azienda di crescere ed affermarsi.
Il tempo passa e arriva il momento di un passaggio di testimone e di un cambio generazionale. Il figlio Riccardo lascia, a sua volta, un lavoro sicuro e ben retribuito, in una industria meccanica torinese, per prendere in mano le redini della azienda di famiglia, scambiando senza pensarci un sistema di garanzie con un percorso aleatorio e irto di ostacoli, che gli permetterà di esplicare una migliore realizzazione della sua persona e dei valori in cui crede. Da impiegato a viticoltore, da Torino a Spotorno, in un ritorno alle radici e alle origini. Sconta le difficoltà di un inizio, i dubbi e le incertezze sull’andamento di una nuova impresa.
A distanza di anni, Riccardo è felice di aver scelto il rumore del mare, i caruggi, i profumi e i suoni della terra e il lavoro all’aria aperta nella sua azienda, che oggi produce circa 45.000 bottiglie, si compone di cinque persone che vi lavorano e si avvale della consulenza di un agronomo.
Da una posizione dominante, sulla collina a fianco dell’ex Castello Vescovile di Spotorno, la famiglia Sancio realizza i suoi vini, nel solco della tradizione ligure: Pigato, Vermentino e Rossese sono DOC, Lumassina si iscrive fra gli IGT, oltre al vitigno raro denominato Granaccia.
Ho incontrato Riccardo Sancio nella sua casa sulla collina, sono entrato con lui nella sua cantina, ho annusato gli aromi e i profumi che scaturiscono dalle uve che coltiva; davanti a un bicchiere di vino, lui mi ha raccontato la sua esperienza umana e lavorativa,
Riccardo e i suoi collaboratori raccolgono le uve manualmente, deposte in cassette areate e subito conferite in cantina dove, dopo la prima ispezione visiva, vengono pesate e convogliate in vasca o nella pressa per la spremitura soffice. Per rispettare le caratteristiche organolettiche, le filtrazioni avvengono con l’ausilio di cartucce filtranti a membrana, meno invasive dei tradizionali cartoni. L’imbottigliamento si effettua in azienda, con imbottigliatrice a nove rubinetti Fimer e un depressore per creare il vuoto pre-tappatura.
L’ultima novità introdotta in cantina è stata l’etichetta dedicata a Lady Chatterley, che voglio descrivere nei dettagli, in omaggio alla storia letteraria di Spotorno.
Lumassina Spumante Brut Metodo Classico “Lady Chatterley” è stata una scommessa della cantina Sancio, legata alla tradizione ligure e al territorio, con l’ideale di fondo di creare vini che rispettino il vitigno e la vinificazione semplice, arrivando a dimostrare le qualità di questo vitigno: Lumassina, grazie alla sua spiccata acidità, permette di essere spumantizzato. Un vino base che viene creato sulle proprie fecce fini, con l’utilizzo di vasche in acciaio inox; imbottigliato, con l’aggiunta del “liqueur de tirage”, che permette la presa di spuma, rimarrà sui suoi lieviti per almeno 24 mesi prima di essere sboccato, pronto per la degustazione. Alla vista ha un colore giallo paglierino dai riflessi verdolini, all’olfatto si presenta con note agrumate e floreali, che lasciano spazio a sentori erbacei e tipici del vitigno. All’assaggio ha un gusto cremoso, sapido e minerale, con un equilibrio che si abbina bene ad un aperitivo al pesce o a carni bianche; ideale con una focaccia genovese e mortadella.
Lady Chatterley, Spotorno, il mare e il vino…
Caro William. Siamo in un posto bellissimo la nostra villa è abbarbicata in alto sulla collina sopra il villaggio e abbiamo una vista spettacolare sulla baia. I pendii della collina sono coperti con boccioli di mandorlo rosa e bianchi, inframezzati dai giallo della mimosa. Abbiamo ogni giorno il sole brillante e la mia faccia e già bruciata rosso mattone. Il prossimo lunedì andremo a Monte Carlo.
Cari saluti, Ada Clarke
Il 19 febbraio 1926, Ada Clarke, sorella dello scrittore D. H. Lawrence, che ama firmarsi con il cognome del marito, scrive una lettera da Spotorno, diretta a William Edward Hopkins (1862 – 1951), membro del Consiglio della Contea di Nottinghamshire. Costui è un intellettuale a tutto tondo, che ha creato un circolo di cultura nella sua “casa aperta” per dibattiti e incontri.
La Villa Bernarda (che non esiste più, sostituita da un anonimo condominio) da cui scrive Ada Clarke, è a breve distanza dal territorio della Cappellania.
H. Lawrence, in Liguria per cercare di curarsi dalla tubercolosi, a Spotorno vive giorni quasi felici, tanto che nell’autunno del 1925 scrive: «Il sole brilla, l’eterno Mediterraneo è celeste e giovane, le ultime foglie stanno cadendo dalle viti nel giardino. I contadini sono gentili. Mi sono procurato la mia piccola scorta di vino rosso e bianco, della villa.»
Una collina coltivata a vigneti, quindi, già allora, che è rimasta in piccola parte fedele alla sua vocazione, grazie all’entusiasmo di Riccardo Sancio.
Camminare su questa terra, percorrere i suoi sentieri ancora nascosti e silenziosi, fa respirare aria di mare purissima e permette di pensare all’ispirazione di un visionario intellettuale, quale fu D. H. Lawrence, sempre guidato e accompagnato dalla sua Musa, Frieda von Richtofen. Lui è stato quel che è stato, è diventato un emblema del libero pensiero e del progresso, grazie alla presenza di Frieda al suo fianco, nel bene e nel male, fra luci ed ombre.
«Qui sono in pace con me stesso e in sintonia con l’ambiente, è il posto giusto per me», mi confida Riccardo Sancio al termine del nostro incontro.
Il legame fra Torino e Spotorno lega anche due ville collinari: Villa Becker a Torino, dove Lawrence e Frieda soggiornano poche ore prima di raggiungere Spotorno, che li ritroverà alloggiati all’Hotel Miramare e poi a Villa Bernarda.
Mentre il sole scende sui vigneti della cantina Sancio, come non vedere il sorriso di Lady Chatterley, che aleggia sulle colline, Musa di ieri e di oggi a Spotorno?
Ezio Marinoni