‘L di Lurisia’, nuovo magico profumo e potrebbe essere il primo passo insieme alla riapertura del Grand hotel Radium.
di Gianfranco Barcella
Lurisia è una frazione del comune di Roccaforte di Mondovì, provincia di Cuneo ed è adagiata ai piedi del Monte Pigna di 1768 metri di altitudine, ideale per sciare d’inverno e per escursioni in uno splendido panorama delle Alpi Liguri, d’estate. Dista circa 13 chilometri dal confine con la Francia anche se non vi sono strade che conducano direttamente al territorio transalpino E’ sede anche di uno stabilimento termale prestigioso, visitato da ospiti illustri nel suo glorioso passato.
Citiamo solo, tra gli altri, Luigi Einaudi, Giovanni Gronchi e Giovanni Agnelli. Avrebbe tutto per essere un centro turistico di grande prestigio e nell’estate del 2023 ha chiuso persino il tabacchino. Da tempo è priva di uno sportello bancario e postale e di una farmacia a tempo pieno. Due negozi, uno di abbigliamento e l’altro di merceria, recentemente hanno fermato i battenti. Resta aperto un commestibili, come si usa dire, dove per fortuna si trova tutto il necessario per soddisfare le necessità quotidiane oltre le prelibatezze dei prodotti tipici locali: il miele, i frutti di bosco, i formaggi di alpeggio, dolci che sono il tormento dei diabetici, liquori d’erbe e molto, molto altro ancora.
Così si risparmia un viaggio in macchina verso Roccaforte o peggio ancora verso Mondovì per i duecento residenti abituali e per qualche centinaio di turisti nella stagione estiva. Negli anni ’60 e ’70 erano molte migliaia, soprattutto provenienti da Genova, da Savona e da Torino.
La sua nobile storia, merita di più! Il suo nome dovrebbe derivare dal piemontese <losa>, termine con il quale sono chiamate le pietre piatte del torrente omonimo che prima di assumere la denominazione attuale era conosciuto come <Loresa> e poi <Lorica>. La sua valle fu stata sicuramente abitata sin dai tempi preistorici come le contigue valli Ellero e Pesio. La valle fu poi conquistata dai Romani e convertita al cristianesimo circa nel 300 d.C.; ha subito poi varie incursioni saracene nonché diverse annessioni, fra cui quella dei conti di Morozzo (901), Breo, nella contrada di Mondovì (dal 1243), fino a passare definitivamente a casa Savoia nel 1559.
Nel XVI secolo compaiono le prime notizie della frazione piemontese da manoscritti e dai vari archivi parrocchiali e comunali, il principale prodotto della valle era la castagna ed era anche una delle prime fonti di sostentamento. Nei primi dell’Ottocento il paese, come tutto il resto della zona, sarà assoggettata dalle truppe napoleoniche ed assegnato alla giurisdizione di Chiusa Pesio, sede di una certosa monumentale. A fine Ottocento le varie migrazioni, soprattutto verso la Francia Meridionale, comportarono un progressivo spopolamento della località. Nei primi anni del Novecento, tuttavia, ci fu un’importante scoperta che cambiò notevolmente le sorti del paese. Nelle cave di losa del Nivolano, a monte dell’abitato, fu scoperta dai minatori, una sorgente di acqua radioattiva, contenente radio e con particolari proprietà benefiche; tutto ciò quello che tramandavano alcune storiche leggende che raccontavano di proprietà miracolose dell’acqua di quella zona: gli animali morenti che bevevano da quella fonte in poco tempo tornavano in uno stato di benessere.
Per la precisione nei primi anni del XX Secolo i minatori che si recavano a piedi sul monte Pigna per staccare le lose, da utilizzare per l’edilizia, si accorgono che le loro ferite vengono in breve tempo rimarginate grazie all’acqua locale che sgorga da quelle rocce. Le <magiche > proprietà delle acque di Lurisia passarono di bocca in bocca e iniziarono gli studi di alcuni medici e ricercatori. Le proprietà dell’acqua furono confermate dalla fisica, premio Nobel Marie Curie che si recò a Lurisia il 16 Agosto 1918.
Inizialmente fu invitata dal Ministero della Guerra per valutare un eventuale uso del materiale radioattivo (in particolare l’autunite da cui estrarre l’uranio) per scopi bellici. Eravamo infatti nel corso della prima guerra mondiale. Per motivi terapeutici, nell’agosto 1940, venne aperto lo stabilimento termale ed in seguito il sistema di imbottigliamento dell’acqua con lo storico simbolo del minatore che ricorda il modo con cui venne scoperta la fonte, presente ancora oggi.
Nel secondo dopoguerra la località registrò un imponente flusso turistico, dovuto all’apertura dello stabilimento termale e degli impianti sciistici. Negli Anni Quaranta era in gran voga il Grand Hotel Radium. Il nome faceva riferimento al fatto che si pensava che il radium avesse proprietà miracolose. Ed a Lurisia sgorgava l’acqua più radioattiva di Italia, un vanto da non poco. I frequentatori delle terme provenivano dall’ <intero stivale>. Andare a Lurisia era un po’ come andare a Cortina, oggi, almeno così si leggeva sulle pagine della Stampa, del tempo. Era frequentata dal mondo che contava. Al primo impatto dei turisti a la page, il Grand Hotel Radium appariva come un’enorme baita, simile a quelle che venivano raffigurate nelle cartoline montane, provenienti dall’Austria e dalla Germania, ancor più maestosa però. Aveva porte, finestre e balconi in legno, forgiati con quel gusto un po’ retrò che caratterizzava tutte le costruzioni di montagna. All’interno, gli arredi erano lussuosi con soluzioni stilistiche non certo apprezzate dagli archetti d’oggi, ma a quel tempo, simbolo di raffinata cultura. Poi è rimasto a lungo tempo un edificio che pareva essere stato abbandonato in tutta fretta: si ritrovavano all’interno piatti sporchi, un pianoforte scordato, bottiglie di liquori, stanze ancora parzialmente arredate…
A lungo si è parlato di rilancio di questa costruzione storica finché dopo quarant’anni pare ritornata al Grand Hotel Radium l’epoca della belle epoque, quando le vacanze sembravano non finire mai. Il miracolo s’è compiuto grazie ad una variante al Piano Regolatore ed alla Società Lurisia srl che fa capo al salumificio Marchisio di Pianfei che ha chiesto al Comune la possibilità di creare in un’ala dell’edificio, un sito per la stagionatura dei prodotti della ditta.
Oggi il Grand Hotel Radium è rinato come Radium Relais, in una veste completamente rinnovata che ha rispettato però il lusso originario dell’architettura di montagna, immerso in un’oasi naturalistica che incanta. E’ il sito ideale per i ricevimenti matrimoniali e non solo… Ma torniamo ab ovo. Negli Anni Settanta, a Lurisia, si contavano fino a 17 alberghi contemporaneamente (oggi si possono numerare sulle dita di una mano), oltre a numerosi ristoranti, attività commerciali, una discoteca ed un numero considerevole di seconde case. Negli anni successivi, le scarse precipitazioni nevose e la costruzione di nuovi complessi sciistici, situati vicino a quote montuose maggiori (Prato Nevoso ed Artesina), hanno ridotto di gran lunga la popolazione turistica.
Gli oneri che gravano sulla seconda casa, quali le tasse, da assommare alle spese di manutenzione ordinaria, delle utenze e dell’ IMU con una aliquota eccessiva, hanno fatto il resto. E’ inconcepibile che lo Stato per fare cassa, deprima l’economia turistica! E non si tocchino le grandi rendite finanziarie, per esempio! Ora si dovrebbe puntare sullo Skydome poco a monte della frazione nelle valli Asili da dove partono gli impianti di risalita.
Intanto imprenditori locali coraggiosi e resilienti, oltre la famiglia Marchisio continuano a credere nel futuro di Lurisia a discapito delle politiche vessatorie che tarpano le ali all’iniziativa privata. Cito per tutti la nascita del nuovo profumo, “L. di Lurisia” che racchiude in una boccetta di vetro l’atmosfera, la storia e l’unicità di un’esperienza che unisce montagna, terme e il magico clima del benessere. Nelle sue fragranze sono racchiuse i benefici della natura incontaminata delle stazione termale piemontese che deliziano anche quando si è altrove.
Si tratta di una <creazione> a chilometro zero perché questo profumo viene prodotto con erbe e fiori locali delle montagne monregalesi, con una macerazione di almeno 90 giorni, per essere poi miscelato con alcool ottenuto da barbabietole e dalla canna da zucchero. L’idea è stata realizzata da Franca Revelli Bertolino dell’Hotel Reale di Lurisia che ha scelto di valorizzare la storia del paese anche attraverso il packaging del profumo stesso con un testo (legato alle confezioni del profumo), in cui si legge.
“Sono ligure, non piemontese, ma Lurisia fa parte del mio essere da sempre. La prima aria di questo posto magico l’ho respirata attraverso mia madre. Lei, nonostante le mie sorelle fossero piccole ed io, in arrivo, prese la coraggiosa decisione, per nulla scontata per una giovane donna dell’epoca, di mantenere il suo incarico di infermiera termale prima, e di direttrice sanitaria poi, lontana da casa. Una scelta che definì parte della sua vita e tutta la mia. Ricordo quell’epoca con romantica nostalgia. Erano gli Anni Settanta e Lurisia era frequentata da personaggi illustri: loro soli potevano concedersi il privilegio di trarre beneficio dal soggiorno termale. Ogni anno, puntualissimi, tornavano a bere l’acqua di sorgente, a fare i fanghi ed a respirare questo luogo <magico>. Dopo frequenti temporali estivi si sprigionavano profumi intensi di muschi, felci e fiori. Immensi cespugli di ortensie dai colori pastello, rinnovati dall’umidità della pioggia, spiccavano dal verde vivace della vegetazione. Le rose che abbellivano le aiuole del parco termale intrecciavano le loro fragranze a quelle provenienti dal bosco confinante. Allora ero solita esclamare:”Ecco il profumo di Lurisia!”
Suscita un’esperienza olfattiva unica. Con il tempo, grazie al suggerimento di un <naso>, un maestro profumiere, conosciuto per caso, ho iniziato ad immaginare di poter catturare queste gradevoli sensazioni per metterle sotto vetro, come si fa in cucina per conservare i cibi fuori stagione”. Il profumo “L di Lurisia” viene distribuito in esclusiva dal Nivolano spa., situato all’interno dell’Hotel Reale, dotato anche di piscina al coperto, tra i pochi alberghi rimasti aperti. Ma chi vi soggiorna può bearsi anche dell’incanto di incontrare i caprioli, brucare l’erba smeraldina sui prati tutt’ intorno, e poi si può inoltrare nei boschi di castagni per raggiungere la chiesina della Madonna dell’ Olocco, luogo di devozione, costruita sulla vetta di un colle che pare congiunto al cielo. Oppure può fare un’escursione a cavallo, essendo presente un maneggio nei pressi della Stazione Termale. Lurisia merita almeno una visita magari solo per assaporare un bel piatto di bollito misto con il bagnet verde, tipica salsa piemontese a base di prezzemolo, aglio e acciughe.
Gianfranco Barcella