“La Sanità in Liguria va sempre peggio: è la peggiore del Centro Nord!”. Lo afferma Davide Natale, segretario ligure P.D.
di Gianfranco Barcella
E prosegue:“Nel frattempo i cittadini liguri fanno i conti con liste d’attesa interminabili e crescono le persone che rinunciano a curarsi”. Lo dicono i numeri”. Ed ancora: “Le Regioni assumono dai tempi del Covid; noi allora chiedevamo rianimatori. La Toscana ne assunse 140 in una notte, da noi nessuno. Toti e Gratarola hanno ammesso che solo per l’area metropolitana mancano 270 infermieri. Dal 2023 rispetto al 2022, hanno assunto 380 unità, di cui 200 Oss che lavorano già con contratti a tempo determinato. E questo ci porta all’origine del tilt della Sanità Ligure. Il tutto parte dalla mancanza di qualsiasi programmazione. Invece di diagnosticare l’emorragia, organizzare l’intervento più appropriato e fermarla, qui si va avanti a cerotti ed annunci che non tengono.
E la situazione è sempre più grave. Un esempio? La Regione Veneto, centrodestra, finanzia 170 borse di specializzazioni per i medici. La Liguria quante ne finanzia? Nove! Bisogna lavorare sul numero chiuso a Medicina, ampliandolo, e rendendo più appetibili alcune alcune specializzazioni utili, che vanno deserte. E’ per la mancata programmazione che nel 2024 abbiamo un deficit di infermieri perché, quando si dovevano reclutare,Toti piantava tappeti rossi con i chiodi a Portovenere, forando un patrimonio UNESCO.
Inoltre c’è un deficit di bilancio del quale Toti incolpa i direttori delle aziende sanitarie che ha nominato lui stesso, non più tardi di due mesi fa. Servono 70 milioni ha detto al direttore, ma le Asl dove potranno recuperarli? Inoltre la Asl5 dal 2026 dovrà pagare 10 milioni all’anno al privato, per realizzare l’ospedale Felettino. E come troveranno i soldi le Asl? Dovranno tagliare i servizi. E poi la Regione Liguria ha sbagliato l’organizzazione delle Case di Comunità: non ha aggiunto strutture nuove ma le ha sovrapposte, per la maggior parte, ad ambulatori già esistenti. Poi il ministro Schillaci ha annunciato fondi per il personale delle Case, ma la Regione Liguria non ha ancora fatto richieste. Non c’è programmazione.
Intanto prendono campo i privati i quali vanno dove conviene: così in Liguria ci sono esami che non si possono fare perché non hanno mercato. Per fare una mammografia in Asl5 si attendono 540 giorni invece di 10, in Asl4 la visita oculistica programmata non si può prenotare. In Asl2 la colonscopia si fa dopo144 giorni anziché entro 10, in Asl1 non si può prenotare. Non è solo un problema di cura, ma di prevenzione che non si fa più.
L’effetto di tutto questo è un carico enorme, e sempre più drammatico, a carico dei Liguri, contribuenti, lavoratori e pazienti. Il consigliere albenganese Ciangherotti di Forza Italia che aveva già denunciato la divisione in ambito della politica sanitaria locale tra Forza Italia e la Lega Nord ribatte, in merito alle scelte del Ponente Ligure: “PD senza vergogna: specula sulla salute, per fini elettorali. E’ inaccettabile ricevere lezioni di moralità sul tema della sanità da parte di un partito (stampella del sindaco Tomatis) che ha imposto il tetto di spesa per il personale sanitario quando era al governo del Paese. Paghiamo gli effetti del governo Prodi, sui tagli alla Sanità Pubblica, il quale per la precisione, con una decisione presa nel 2006 ha stabilito che i costi del personale sanitario non dovessero superare, negli anni 2007, 2008 e 2009, l’ammontare equivalente al 2004 diminuito dell’1,4%. E vogliamo parlare delle più recenti imprese di Roberto Speranza? L’ex ministro della Salute, oggi tornato nel P.D. aveva previsto un calo della spesa sanitaria in rapporti al PIL. Questi sono i fatti!”
L’assessore Gratarola ha risposto punto per punto a queste osservazioni: “ Il 92 % delle prestazioni in Liguria è pubblico ed in estate arriverà il taglio delle liste d’attesa. Altro che peggiore sanità del Centro Nord. Basterebbe guardare le graduatorie sui livelli essenziali di assistenza per trovare nei dati del Ministero della Salute, la Liguria davanti, a Regioni come Piemonte e Val d’Aosta”.
Pippo Rossetti, consigliere regionale di Azione, già assessore al Bilancio della Giunta Burlando, però rincara la dose: “O Toti aumenta l’Irpef, o taglia i tpl, i servizi sociali e le case popolari per ripianare il deficit di 140 milioni di euro della Sanità. Non ha altre scelte. Questo significa che il governatore deve lavorare a tagli al trasporto pubblico, ai centri per l’impiego, ai servizi sociali, alle case popolari”. Rossetti sottolinea ancora di essere preoccupato perché già nel bilancio 2022, si era aperto un buco nei conti di 33 milioni, ripianato con fondi del 2023. “Nel 2023-precisa il consigliere di Azione- dunque, a parità di costi e di produzione,eravamo giù partiti con 66 milioni in meno”. Rossetti precisa come le manovre della Regione non facciano che aggravare la situazione comprando prestazione ai privati, mentre però i pazienti fuggono e i costi lievitano ulteriormente. Per Rossetti non c’è stata una preventiva e strutturata pianificazione della macchina sanitaria ligure “per gestire la post emergenza Covid, ma soprattutto per rinforzare e far ripartire la sanità pubblica, si naviga a vista con soluzioni spot”. C’è soprattutto un errore politico, secondo Rossetti, alla radice del disastro sanitario della Liguria.
“Per non rompere il rapporto politico con i sindaci e tenere buoni i territori, il presidente Toti ha voluto mantenere una struttura elefantiaca per cui non c’è abbastanza personale. Lo ha fatto tenendo aperti punti nascita e presidi sanitari che non riescono a reggersi. Il risultato produce disservizi, si gonfiano i profitti dei privati, si generano ancora più fughe di chi cerca la qualità della cura o semplicemente la cura”. Serve introdurre un’analisi dei fabbisogni, dice Rossetti, governare la pesatura del fondo sanitario nazionale per la Liguria,alla luce delle evidenze di essere la regione più vecchia d’Europa, riaffidare alle Asl il governo dei contratti che, accentrati, hanno minor potere di negoziazione dei prezzi. Nel mirino di Rossetti infatti, finisce l’intera infrastruttura di Alisa, l’azienda sanitaria regionale che “costa 25 milioni di euro di denari pubblici all’anno, ma non eroga alcun servizio al cittadino”, afferma. E sulla lavagna di Rossetti finiscono anche i conti del finanziamento alle strutture private, per tagliare le liste di attesa, annunciato per 50 milioni di euro, di cui 15 sono tratti da fondi nazionali. “Senza alcun controllo e con un tasso di prescrizioni inappropriate che si stima oltre il 40%– conclude Rossetti– vuol dire che quasi la metà di quei soldi, oltre 20 milioni, saranno buttati nella spazzatura, andando a pagare visite prescritte ma non necessarie”.
Una cosa si rileva da queste riflessioni contrastanti sul problema sanitario: la politica ha ammorbato la sanità pubblica e la delega della sua gestione alle Regioni ha relegato gli Italiani in pazienti di serie A, B e C. E’ vero che esistono i L.E.A., i livelli essenziali di assistenza che dovrebbero omologare le potenzialità terapeutiche per tutti i cittadini ma non vengono rispettati! Pare che le Regioni si vantino di essere tra le meno peggio! In Liguria sta partendo adesso l’assistenza domiciliare con la telemedicina per una ventina di anziani, in ritardo di anni rispetto alla Puglia e non parliamo dell’infermiere di famiglia, già attivo in Lazio anche nelle zone dell’entroterra. Poveri pazienti anziani e cronici che risiedono in Liguria!
Altro che telemonitaroggio, televisita, telerepertazioni e teleassistenza! E’ poi è venuta totalmente a mancare la prevenzione e l’informazione sanitaria a partire dai medici di base, gravati da incombenze burocratiche che poco hanno a che fare con il giuramento di Ippocrate e questo comporta un aumento del 10% delle patologie, a detta del Prof. Garattini! Resta il fatto che la Liguria, regione <più anziana > d’Italia con una quota di over 65 che sfiora il 30% della popolazione ed una di over 80 che supera il 10%, è ormai un caso politico oltre che un’emergenza sociale.
Intanto il privato aumenta potenzialmente l’offerta per rimpiazzare le carenze pubbliche. Beato chi può usufruirne! A testimonianza del disagio, patito soprattutto dagli anziani pubblichiamo una lettera riportata su Riviera 24.it dal titolo “TOTI DICE CHE NON CI SONO PROBLEMI? SONO AMAREGGIATA!”. E’ la missiva di una signora di Ventimiglia in merito alla situazione della sanità in provincia di Imperia: “Sono veramente amareggiata. Ieri ho sentito il Governatore della Liguria GIOVANNI TOTI, che sorridendo ha detto che in Liguria non ci sono problemi per la Sanità. Le liste di attesa ormai sono sparite. Io ho una malattia invalidante, non riconosciuta, e come tanti altri mi pago le medicine. Pazienza! Ma per fortuna gli esami e le visite li ho gratuiti, ma eccomi al dunque: quando prendo un appuntamento non trovo mai un posto vicino a casa! Che bellezza! Io con problemi di deambulazione, lunedì 26 febbraio, analisi a Sanremo alle 7,45! Altrimenti devo aspettare il 15 marzo a Bordighera. Io, quel giorno sarò in ospedale per un intervento. Mio marito, malato oncologico, deve fare un’ecografia di controllo a fine giugno, per poi andare a Genova, al controllo. Si faccia una risata dott. Toti: ecografie già prenotate fino al 15 dicembre. E quindi spenderemo altri 120 euro e via; dopo due giorni ecografia pronta. Il più bello devo ancora arrivare. Ieri siamo andati da una dermatologa (a pagamento); sono tanti anni che lo segue, sempre per le lunghe attese dell’Asl, gli prescrive una crema per i suoi problemi, andiamo dal nostro medico di famiglia, una giovane donna che si dà molto da fare per aiutarci, prepara la ricetta per la crema con tutte le note necessarie; forse la storia sarà finita, e no, la crema per averla va prescritta da un medico ospedaliero che sia dermatologo. Pazienza, oggi andrò in farmacia e la pagherò 91 euro. Scusatemi ancora dello sfogo, ma vorrei veramente che lo potesse, tramite voi, leggere il dottor Toti”.
Art.32 della Costituzione della Repubblica Italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.
La salute è dunque considerato un diritto fondamentale, in quanto rappresenta la premessa biologica che, garantendo l’integrità fisica, permette l’esercizio di tutti gli altri diritti, presi in considerazione dall’ordinamento giuridico, indispensabile dunque per il pieno sviluppo della persona umana. (de facto non solo de iure n.d.r.). Tale diritto può essere violato attraverso atti, comportamenti od omissioni, contro i quali il cittadino ha la possibilità di difesa e di intervento sia attraverso atti stragiudiziali sia attraverso ricorsi amministrativi sia infine con il ricorso all’azione giudiziaria civile o penale. Ricordo ancora che il nostro S.S.N. si basa sui seguenti cinque principi: 1) Libertà di scelta del luogo di cura. 2) Diritto ad essere informato sulla malattia; 3) diritto ad essere informato sulla terapia; 4) Diritto ad opporsi o a dare un consenso (consenso informato); 5) diritto del paziente di essere <preso in carico> dal medico o dall’équipe sanitaria durante tutto il percorso terapeutico.
Gianfranco Barcella