Piemonte e Liguria: un incubo suino tra stop and go, cinghiali metropolitani e cassonetti gourmet. Peste suina: tra reale pericolo e fobia, cinghiali ovunque e cittadini in delirio.
di Antonio Rossello
La peste suina africana, sbarcata in Italia due anni fa, ha scatenato un vortice di misure preventive e restrittive che, più di una volta, hanno sollevato dubbi e perplessità. Un susseguirsi di stop and go, pastoie e ambiguità che hanno penalizzato cacciatori, passeggiatori, cercatori di funghi e bikers, privati del loro accesso ai boschi.
Nel frattempo, la popolazione di cinghiali, beffandosi delle restrizioni, è proliferata a dismisura. Frotte di cinghiali infestano non solo i boschi, ma anche le strade provinciali, le zone rurali e spingendosi fino alle periferie urbane e, in alcuni casi, addirittura ai centri cittadini e sulle spiagge. L’immagine iconica è quella del cinghiale che si nutre indisturbato ai cassonetti dell’immondizia, creando danni all’agricoltura e rischi per la sicurezza di automobilisti e passanti.
Dodici nuovi casi in Liguria e otto in Piemonte. L’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta ha recentemente annunciato la scoperta di dodici nuovi casi di peste suina in Liguria, tutti in provincia di Genova, e di otto nuovi casi in provincia di Alessandria. Il numero totale di positivi sale a 1.298, di cui 704 in Liguria e 594 in Piemonte.
Cinghiali, la vera invasione: Mentre la peste suina miete vittime tra i cinghiali, la loro popolazione sembra inarrestabile. Non più timidi abitanti dei boschi, i cinghiali si sono trasformati in cittadini metropolitani, creando un paradosso: da un lato si teme il contagio, dall’altro si assiste a una vera e propria invasione di cinghiali che circolano indisturbati tra le persone.
Tra fobie e ironia: la situazione ha generato un mix di fobia e ironia. C’è chi teme di essere contagiato al supermercato, mentre altri si divertono a immortalare i cinghiali che scorrazzano per le vie cittadine.
E ora? Le autorità continuano a monitorare la situazione e a invitare la popolazione a seguire le misure di sicurezza. Ma la domanda che sorge spontanea è: come si può arginare la peste suina senza penalizzare eccessivamente le attività umane e senza creare un clima di terrore? E soprattutto, come si gestirà la proliferazione incontrollata dei cinghiali?
Forse è il caso di trovare un nuovo equilibrio, una via di mezzo che tenga conto della salute pubblica, della sicurezza e del rispetto per l’ambiente. Nel frattempo, non ci resta che armarci di ironia e sperare che, tra un cinghiale e l’altro, la peste suina diventi solo un lontano ricordo.
Antonio Rossello