Don Rogger Valdivia Hildago, peruviano, 35 anni, con i sandali ai piedi percorre per tre giorni la selva per arrivare in un villaggio dove resta due-tre lunghe giornate a disposizione dei fedeli. Poi riparte per altri 3 giorni e cammina fino al villaggio successivo. E’ responsabile di una parrocchia di cui è difficile misurare l’estensione, oltre una trentina di villaggi che ricadono maggiormente sul territorio peruviano.
Non ci sono strade percorribili con automezzi e neppure sentieri da fare a dorso di animali; rimangono solo le piste che conoscono i residenti e non tracciate in nessuna mappa. “La mia casa – racconta il sacerdote – è fatta come quella consueta da quelle parti cioè con foglie di palma. Ci alimentiamo con la yuca (manioca), con il plàtano (banane da cuocere), con il pesce del fiume. Gli uomini vanno a caccia e così un paio di volte alla settimana la carne entra nel piatto delle famiglie che sono composte dai genitori e da 6 a 10 figli. Anche don Rogger ha 12 tra fratelli (6) e Sorelle (6). Alcuni vivono a Lima.
Don Rogger a 19 anniè entrato nella casa di formazione salesiana, ne è uscito sacerdote 14 anni dopo. E’ parroco di Hacioa, una zona che le carte geografiche a stento individuano, a cavallo tra il Perù e Ecuador. Non è una località, ma una ‘Zona’ perchè le 17 mila persone che la abitano sono sparse in 64 comunità. Di queste 34 hanno abbracciato la presenza cattolica ed attendono don Rogger, ciascuna almeno una volta all’anno. Per il prete salesiano è come tuffarsi in un oceano verde, dalla parte delle Ande opposta a quella che si affaccia sul pacifico.
Si alza, con i fedeli, alle 3 del mattino. “A colazione beviamo un tè a base di foglie di guayusa (contengono caffeina). Alle 5 celebriamola parola o l’Eucarestia poi il Perdono. A volte confesso i fedeli per tre ore consecutive e vedo che si preparano bene a questo. Mi sento come una chiamato speciale per essere in questo luogo a conoscere la popolazione. Vedo cose mai viste prima nelle città. Ho fatto l’incontro con una cultura che ha una nozione distinta del tempo che trascorre, una visione diversa delle priorità della vita”.