L’insediamento a Savona della ferriera Tardy, successivamente Tardy e Benech, segna l’inizio del processo d’industrializzazione nel territorio savonese: in precedenza, la produzione e la lavorazione del ferro veniva esercitata e praticata con metodi inalterati fin dal Medioevo.
di Ezio Marinoni
A inizio Ottocento è il prefetto napoleonico Gibert Chabrol de Volvic (1), nella sua Statistica sul Dipartimento di Montenotte, a illustrare, nel capitolo dedicato all’industria l’attività metallurgica delle ferriere, il valore degli impianti, il costo della produzione, la manodopera necessaria, nonché i costumi degli operai, i metodi di lavorazione e i diversi tipi e la qualità dei prodotti. Da questo documento risulta che, in quegli anni, le ferriere in attività sono 33, molte sono quasi in rovina a causa della mancanza di capitali e per le leggi del governo genovese per avvantaggiare il proprio commercio.
Per inciso, nella piazza a lui dedicata, nel centro di Savona, una targa così recita: «Dal 31 gennaio 1806 al 23 dicembre 1812 fu prefetto del napoleonico distretto di Montenotte con Savona capoluogo, il Conte Gilbert Chabrol de Volvic, artefice della Savona moderna, “Les Amis de Napoléon” e l’Associazione Napoleonica d’Italia ne onorano il ricordo in questa piazza a lui titolata».
Goffredo Casalis nel suo Dizionario Geografico-Storico-Statistico Commerciale degli stati di S. M. il Re di Sardegna, elenca le attività economiche dell’attuale provincia di Savona nel 1850, e scrive che il ferro per le lavorazioni proviene dall’isola d’Elba: «dall’isola di Elba vengono molti legni in Savona, Albissola e Cogoleto, portando una gran quantità del minerale di ferro, ivi detto assolutamente mina, il quale o su carri, o schiena di giumenti si trasporta alle fucine, o ferriere che sono poste negli Appennini in luoghi abbondevoli di acqua perenne e di selve per esser convertito in lastre e verghe di ferro, che quindi condotto alla marina, viene trasportato in molte parti del Mediterraneo. I luoghi delle ferriere sono Origlio, Pallare, Mallare, Bormida, Ferrania, Roviasca, Millesimo, Roccavignale, Olba, Montenotte, Sassello».
La città di Savona, alla fine del decennio 1850-1860, attraversava una profonda crisi economica, con i traffici portuali diminuiti a causa del dirottamento delle merci piemontesi dal porto di Savona a quello di Genova, soprattutto dopo l’apertura della linea ferroviaria Torino – Genova, terminata alla fine del 1853. In questo periodo i fratelli Tardy, originari della Savoia, richiedono con una lettera dell’agosto 1860, al Sindaco di Savona Angelo Ponzone (1860 – 1861), la concessione di una superficie di quattromila metri quadrati di terreno al molo per insediarvi e costruirvi uno stabilimento metallurgico. Il terreno richiesto si trovava sull’area del vecchio porto interrato dai genovesi nel 1526.
I fratelli Tardy erano già proprietari di una officina metallurgica ad Annecy, in Savoia, e i loro prodotti erano venduti sulla piazza di Torino; la cessione di Nizza e la Savoia alla Francia, nel 1860, li induce a trasferirsi oltralpe, in territorio italiano. La loro scelta per l’insediamento ricade su Savona a seguito di un ragionamento economico e logistico, nel quale uno dei fattori è rappresentato dall’inizio dei lavori per la costruzione della ferrovia litoranea Voltri-Savona (2), deliberata con legge 27 ottobre 1860 (inaugurata il 25 maggio 1868).
Il Comune di Savona chiede di presentare un progetto. Accolta la domanda il 20 agosto, si nomina una commissione, composta dai consiglieri Emanuele Martinengo, cav. dottor Paolo Assereto ed Emilio Borzini, arriva in breve alla stipula di un contratto con i Tardy. Il Comune concede la quantità di terreno richiesta sulla spianata del molo, presso la spiaggia a levante, gratuita e duratura ai signori Tardy e successori sino a che lo stabilimento resti in attività e “che si conservi il relativo intiero suo meccanismo industriale”. Nel caso di cessazione dello stabilimento il terreno rimarrà di proprietà del Comune; l’azienda è esentata dal pagare il dazio sulle merci e i combustibili necessari all’esercizio dello stabilimento. In un periodo in cui non si aveva riguardo alla salute pubblica e all’inquinamento dell’aria “si fanno anche rilievi ed osservazioni se il fumo a derivare dalle usine, forni e simili dello stabilimento possa essere dannoso od incomodo per gli abitanti…”.
Il contratto verrà stipulato con atto notarile il 16 marzo 1861 tra il Comune e Giuseppe Tardy.
Pochi mesi dopo, i Tardy presentano un’altra domanda di concessione per ottenere maggior terreno al molo; con la delibera del consiglio comunale del 3 luglio 1861 viene concessa una maggior superficie di terreno pari a 1.085 mq ad una annua rendita di lire 500 e alle stesse condizioni del primo contratto a sviluppo e completamento della loro usina o fonderia metallurgica. Nell’agosto successivo, i Tardy, sono autorizzati a costruire la loro fabbrica anche dall’autorità militare, in quanto il terreno del molo era adibito a piazza d’armi. I due atti citati ci fanno capire che fino all’autunno del 1861 la fonderia non era ancora stata costruita e la sua attività inizierà probabilmente nei primi mesi del 1862.
Negli ultimi mesi del 1861 Giuseppe Tardy costituisce con i fratelli Evaristo e Stefano Benech la ditta di commercio Tardy e Benech. Questi ultimi erano ingegneri di origine tedesca, ex allievi della scuola d’arte e mestieri di Chalons, con una ricca esperienza nella siderurgia. Prima di entrare in società con i Tardy avevano fondato e diretto alcuni stabilimenti a Milano, Padova e Torino. Nel 1840 fondano a Torino una fabbrica di macchine utensili, specializzata in una produzione molto varia, dalle macchine per tipografie a quelle per uso agricolo. Inoltre, i Benech sono i primi costruttori di macchine a vapore in Piemonte. Per fare un paragone su scala europea, Stefano Benech importa dalla Francia all’Italia quella tecnologia che cinquant’anni prima l’inglese William Wilkinson aveva portato dall’Inghilterra alla Francia.
La capacità imprenditoriale dei Tardy si unisce alla conoscenza tecnica dei Benech e la Ferriera Tardy si trasforma nello stabilimento metallurgico Tardy e Benech. In questa variazione di ragione sociale non c’è solo il cambiamento della denominazione, ma si riconosce la progettualità e l’innovazione tecnologica che farà di questo stabilimento uno dei più importanti insediamenti industriali d’Italia. Al punto che, quasi da subito, lo stabilimento ha bisogno di altro spazio per lo sviluppo della sua attività e, nel maggio del 1862, la nuova società chiede al Comune una terza concessione per ulteriore terreno al molo.
Savona vive una nuova primavera. Il suo risveglio economico e commerciale è dovuto in gran parte all’insediamento di imprenditori stranieri: le loro industrie contribuiscono ad aumentare le entrate delle casse comunali e a dare occupazione a molti cittadini savonesi. In quel periodo, il Comune di Savona sotto la guida del nuovo Sindaco Luigi Corsi (1861 – 1874), subentrato a Ponzone e al temporaneo Paolo Assereto, sta avviando e rendendo esecutivi i progetti, a partire dal primo
Piano Regolatore del 1856 e la successiva Variante Corsi, che ridisegnano l’ampliamento della città e del porto, con la realizzazione della nuova darsena e l’arrivo della strada ferrata (3).
Questo sviluppo economico e industriale concorre anche ad aumentare la popolazione savonese, che passa dai 18.959 abitanti del 1859 ai 22.633 del 1869.
Ezio Marinoni
Note
- Gilbert Joseph Gaspard, Conte de Chabrol de Volvic (Riom, 25 settembre 1773 – Parigi, 30 aprile 1843) è stato un funzionario napoleonico in Italia; ingegnere di ponti e strade, partecipa alla Campagna d’Egitto. Dal 31 gennaio 1806 al 23 dicembre 1812 è Prefetto dell’amministrazione napoleonica nel dipartimento di Montenotte, diviso fra la Liguria di ponente e il basso Piemonte, con Savona capoluogo. Si accredita a lui la frase da cui è stata tratta la locuzione “Cento giorni” per indicare il breve ritorno di Napoleone dopo l’esilio all’isola d’Elba.
- L’idea di una ferrovia costiera per la Liguria nasce nel 1857 con quella che viene chiamata “Ferrovia delle Riviere Liguri”: iniziata nel marzo dello stesso anno, doveva partire dal fiume Varo (a ovest di Nizza), allora confine del Regno di Sardegna con la Francia, per raggiungere il fiume Magra che segnava il confine con il Ducato di Modena. L’ambizioso progetto di un sistema ferroviario considerato da Cavour doveva essere un fattore determinante di accelerazione del processo di unificazione italiana.
- Luigi Corsi (Savona, 10 febbraio 1815 – Savona, 8 dicembre 1897), Marchese, avvocato, Sindaco di Savona, Deputato del Regno di Sardegna e Senatore del Regno d’Italia. L’atto più importante della sua sindacatura è l’adozione della variante del Piano Regolatore varato nel 1856 dagli architetti Cortese e Galleano: varata il 13 giugno 1865 con votazione del consiglio comunale con atto firmato dal Sindaco, dal membro anziano del consiglio, Paolo Boselli, dal Ministro dei Lavori Pubblici Jacini e dagli ingegneri Tissoni e Frumento, prevede la costruzione di via Paleocapa, corso Italia, piazza Mameli, via Niella, via Montenotte, via Guidobono e le altre vie di quello che, oggi, è denominato “centro ottocentesco”, dove sorgevano orti, vigneti e aranceti. Il Comune acquista la zona, di circa 6000 m², grazie ad un’associazione di capitali promossa dal Marchese De Mari, a cui partecipano anche associazioni della classe operaia savonese (in particolare i calafati e i carpentieri) e cambia il volto della città, tracciandone le linee di sviluppo per il futuro. Nel quadro di queste iniziative si inserisce anche la convenzione tra il Comune e la Banca d’Italia, stipulata il 5 aprile 1870, per l’apertura di una sede dell’Istituto a Savona. Rieletto Sindaco nel 1895, rinuncia all’incarico per non ricoprire un doppio incarico.