Si può argomentare sul turismo anche senza hotel? La guida ufficiale della Provincia di Savona (1966) certifica che ad Albenga erano attivi 13 esercizi alberghieri (di cui 7 pensioni). La guida ufficiale della Regione (1997) riporta che la città disponeva di 17 alberghi (4 a 3 stelle), oltre a 7 residence. Nell’Annuario Alberghi della provincia di Savona (1980), Albenga contava 27 strutture ricettive tra hotel e residence.
E’ rimasta con 4 piccoli Hotel: Hotel sul Mare, Hotel Marisa (gestito dalla stessa famiglia dal 1950). Hotel ristorante Torino. Hotel Stazione del Sole.
Trucioli.it che può anche contare su un veterano cronista (con 53 anni di esperienza in questa provincia e frequenta anche Albenga), non conosce commerciante, esercente, operatore economico ingauno che non faccia presente come la città sia cresciuta assai bene sul fronte turistico-visitatori, ma pur essendo sul mare, seconda in provincia come numero di residenti e di istituti di credito, prima per centri commerciali, supermercati e grandi magazzini, non sia riuscita a far decollare l’industria alberghiera. E’ solo colpa delle amministrazioni comunali si che si sono succedute? Mancano di programmazione e pianificazione? Oppure non si sono create le condizioni per attrarre investimenti nel settore della ricettività se si escludono bed&breakfast (5) e ‘case (alloggi) vacanze’ (13). Non ci interessano gli ‘affittacamere’ e similari.
E’ vero che la provincia di Savona, in 30 anni, ha perso più della metà delle sue strutture (trasformando persino residence in seconde case). E’ vero che il turismo di massa ha preso il posto del turismo di qualità, non parliamo di élite e vip. E’ vero che il ‘mattone’ (seconde case e per Albenga anche insediamenti commerciali) non si è deprezzato, idem per aree edificabili, anzi. E’ vero che avanza da Ceriale verso Albenga un costante abbandono di aree coltivate e serre inutilizzate. E’ vero che ci sono città rivierasche dove il Piano regolatore è quello di 20-10 anni fa.
TRUCIOLI.IT ha chiesto un commento all’Osservatorio pubblico Albenga che ci ha inviato il documento che segue.
Proprio perché con “turismo culturale” si intendono attività diversissime (dai convegni al mero sfruttamento del patrimonio storico-artistico), l’affermazione che Albenga, città romana e medievale, non lo valorizzi, suona astratta e generica. Qual è l’offerta turistica, culturale e no, di Albenga? Quali le strutture dedicate e, se insufficienti, quali le strategie per ovviare al deficit? Queste domande, però, presuppongono un discorso sull’assetto economico e sociale della città:
premesso che un’offerta turistica sostenibile deve basarsi su un sostrato sociale di benessere e stabilità, qual è oggi nell’economia albenganese il rapporto fra il comparto storicamente trainante, l’agricoltura, e il turismo e quale sarà in futuro? Un progetto come lo spostamento a monte della ferrovia, per esempio, è immotivato nell’approccio svalutativo della prima, senza dire nulla sul secondo. Idem dicasi in tema ambientale, quanto alla gestione del fiume, delle coste e delle loro peculiarità naturalistiche: manca un dibattito aperto, chiaro e basato su dati certi e verificabili.
Inoltre, mancano pure il bilancio dell’esistente, la stima sulla quota di attuazione dei Piani succedutisi nel tempo, nonché la valutazione dell’evoluzione territoriale ed economica della Piana; una carenza argomentativa che è anche carenza culturale, sulla tutela dei beni comuni: infatti, anche la lamentata scarsa valorizzazione della città e del territorio considera il solo valore economicistico e privatistico. E l’unico sbocco, l’aumento del turismo, è affidato o all’intrattenimento, o a “visioni” da archistar (cioè altro cemento, come se il mercato immobiliare non fosse già saturo). Tuttavia, basterebbe constatare la relazione inversa fra imprenditorialità alberghiera e rapporto fra abitazioni di residenza e seconde case, per fotografare un dato consolidato e uno di tendenza:
• ad Alassio, centro turistico per antonomasia, esso è paritario, 50% – 50%;
• in città vicine (Andora, Laigueglia e, a est, Ceriale), con imprenditorialità minore o scarsa, si attesta al 25% – 75%.
• ad Albenga, ridottasi o mancante in toto l’imprenditoria alberghiera, si tende a convertire le poche strutture ricettive in seconde case.
Per le varie Amministrazioni albenganesi, però, il rimedio alla mancanza di strutture alberghiere e attrattività di investimenti è inventarsi una domanda drogando l’offerta.
Soluzione illusoria: quasi mai l’offerta crea la domanda, come riporta qualunque manuale scolastico di economia; ciò vale specialmente nel mercato immobiliare – con le seconde case che non dovrebbero essere computate a “turismo”, attenendo la radice “tour” al viaggio, non alla stanzialità!
Per di più, al ciclico vuoto urbano delle seconde case fa da contraltare il pieno costante dato dall’esproprio di spazi pubblici di convivenza: nel Centro storico si offre la socialità fittizia e a pagamento della ristorazione uniformata e diffusa, che azzera le attività artigianali tradizionali, sostituendone la funzione vitale con dehors che invadono vie e piazze tutto l’anno. Lo spazio di incontro e gioco cede a quello di consumo: altro che figgeu e caruggi!
L’incultura che si attua, concreta e specifica, è questa: gentrificazione spersonalizzante, privatizzazione forzata del pubblico, monetizzazione di ciò che non dovrebbe essere monetizzabile. È il rovesciamento dell’art.9 della Costituzione; programma vasto, ma purtroppo assai condiviso.
L’Osservatorio pubblico
COMUNICATO STAMPA DEMOCRAZIA CRISTIANA CON ROTONDI
Qualche giorno fa nella sede di Confcommercio è stata resa nota una indagine svolta dall’osservatorio provinciale del settore turismo. Siamo assolutamente stupidi che dall’indagine demoscopica emerga l’inesistenza del turismo culturale. Ciò denota una mancanza di politica turistico-culturale a livello provinciale e la mancanza dell’ex aziende di promozione turistica sul territorio hanno lasciato ai singoli comuni politiche spot e non coordinate tra loro determinando il deterioramento di un importante settore della promozione come quello della cultura. Savona e la provincia intera offrono una marea di siti culturali che però non sono in rete tra loro.
Ciò che ci lascia esterrefatti è che la realtà più votata al turismo culturale non venga nemmeno citata dall’indagine parliamo infatti della città di Albenga. Questo dimostra che in questi cinque anni l’amministrazione comunale non ha saputo valorizzare il proprio patrimonio culturale il cui vuoto di contenuti e proposte è stato egregiamente coperto dalle iniziative culturali della Diocesi con il settore beni culturali della Curia.
Questa indagine mette in luce l’assoluto disinteresse dell’amministrazione al patrimonio culturale cittadino abbiamo una ferrari parcheggiata in garage! E questa amministrazione non ha nemmeno la patente per guidarla. Ciò è vergognoso manca uniformità di promozione del patrimonio, mancano pacchetti turistici, mancano i turisti della Costa Crociere che questa amministrazione ha soppresso nel silenzio assordante. L’assenza di una struttura comunale con un dirigente di livello all’interno della struttura comunale e anche un rilancio della Fondazione Oddi riduce Albenga ad un malato “comatoso” non certo per mancanza dei suoi dirigenti ma sicuramente per le politiche comunali asfittiche e carenza di finanziamenti.
Quella culturale è la più grossa opportunità turistica per Albenga uno su tutti il suo bellissimo battistero e il centro storico. Se il Comune non investe su questo capitolo ma pensa solo ad opere di manutenzioni non creerà mai una città anche a vocazione turistica inutile fare ripascimenti creare spiagge nuove se non abbiamo turisti. È avvilente vedere tutto il comparto turistico culturale del comune ridotto a qualche manifestazione una tantum mal pubblicizzata che porta gente solo in quel contesto e al più intrattiene chi è già in Albenga e non turismo duraturo e consolidato necessario alle imprese del settore per lavorare tutto l’anno.
Vogliamo parlare del centro storico? Una perla unica del patrimonio architettonico ligure ridotta a latrina a cielo aperto. In alcuni vicoli la puzza è da svenimento. Vogliamo portare turisti in un bagno pubblico a cielo aperto? Mai il centro storico è stato così degradato come in questi cinque anni. Spaccio, operazioni forza dell’ordine in pieno giorno, degrado degli edifici, puzza insopportabile, necessità di fare lo slalom tra escrementi, sono ormai la quotidianità.
Questa amministrazione sul campo culturale e di valorizzazione del patrimonio culturale cittadino ha fallito senza un progetto di lungo periodo. L’assessorato al turismo è ridotto all’assessorato alle manifestazioni e all’intrattenimento cosa ben diversa da fare politiche turistiche e culturali di prospettiva e crescita.
Il nostro impegno nella futura campagna elettorale sarà incentrato sul turismo culturale proporremo una specifica delega politica, una apposita struttura di missione all’interno del comune, interazione totale di tutto il patrimonio culturale cittadino, più risorse economiche mirate anche tramite un attento utilizzo della tassazione di scopo. Occorre un progetto quinquennale del turismo albenganese naturalmente redatto da chi il turismo la sa fare in collaborazione con tutte le realtà del settore presenti sul territorio. Ci faremo promotori della redazione di un piano urbanistico sociale ed economico per la riqualificazione e potenziamento delle tante strutture ricettive, specie a cielo aperto.
Albenga ha la possibilità di cambiare e crescere non possiamo perdere il treno in transito noi ci proveremo.
Savona 21/12/2023
Luigi Tezel – Segretario politico Ponente Ligure
DEMOCRAZIA CRISTIANA CON ROTONDI
2/Passato e Presente della Floricoltura Albenganese
Sabato 20 Gennaio alle ore 17 nella Sala San Carlo di Via Roma per la Rassegna “Albenga Passato e Presente” si terrà la conferenza, ad ingresso gratuito, “Passato e Presente della Floricoltura Albenganese”. L’iniziativa realizzata dalla Fondazione G. M. Oddi, con il Patrocinio del Comune di Albenga, Assessorato Turismo e Cultura e grazie alla collaborazione di Mario Moscardini
Vincenzo Enrico, Gerolamo Calleri, Paolo Oddone in qualità di produttori ed esperti nel settore floricolo tratteranno della graduale conversione della piana albenganese da orticoltura di pregio (primizie) alla prevalenza della produzione di piante aromatiche in vaso.
Argomenti di particolare interesse:
- la storia dei primi tentativi di colture floricole (fiore reciso) negli anni ’70, con i successi ottenuti e le difficoltà incontrate;
- la floricoltura in serra negli anni ’80 e ’90; la forte crescita della superficie coltivata a margherite (ciclo primaverile) e ciclamini e crisantemi (ciclo autunnale).
- Per arrivare al presente con la produzione di fiori e piante aromatiche in vaso che coinvolge quasi mille imprese e dà lavoro a oltre 5.000 persone.
- Si parlerà inoltre della nascita di un sistema moderno di filiera che comprende grossisti e cooperative e degli impatti negativi e positivi sui metodi colturali e sui prezzi.
- In conclusione verranno affrontati in un dibattito aperto al pubblico le prospettive, le idee e i progetti in campo per sostenere e sviluppare il comparto.
Coordina Mario Moscardini.
(Al termine della conferenza a tutti i partecipanti verrà offerto un rinfresco dalla Fondazione G. M. Oddi).