Si apre il 2024, e il Mondo è la solita mappa discontinua, in perenne più o meno intensa ebollizione.
di Sergio Bevilacqua
La dimensione umana (il vero “mondo”) è sempre in squilibrio, per cause interne, che qualcuno con fantasia attribuisce a una ipotetica, ancestrale fusione mai digerita con altra specie simile (Neanderthal- Homo Sapiens), qualcun altro parla di peccato originale, altri ancora di una sorta di istinto naturale alla sopraffazione, e poi Satana, eccetera eccetera. Sta di fatto che questo irrisolto conflitto, o chissà cos’altro, è endemico. Come una solfatara, esplode un pò qui un pò là, in modo imprevedibile sul dove, ma con grande certezza.
A esperienza, non ci sono giustificazioni logiche (in principio era il logos) allo scatenarsi spesso d’imprevisti e sorprese anche nei comportamenti degli umani più prossimi. Che cosa fallisce? Che cosa rende l’uomo ostile all’uomo, fino allo scatenarsi di autodistruttivi conflitti da tregenda, che nessuna specie animale sperimenta?
Credo che ci sia molto da lavorare clinicamente sulle persone, individuali e societarie per evitare l’entropia del conflitto e dell’ostilità. La Sociatria è la risposta sulle persone societarie, accanto alle Psicoterapie per le persone individuali, soprattutto, a mio clinico avviso, di tipo neo-psicanalitico, lacaniano certamente.
Perché clinica psicologica e clinica societaria? Entrambe hanno metodi d’intervento e operano sulle due tipologie di persone non attraverso teorie e credenze, ma attraverso le sperimentazioni di migliori rapporti con il mondo esterno indotti da un lavoro di miglioramento svolto insieme ai soggetti interessati. La Sociatria di tipo organalitico (che implica, tra le altre caratteristiche, il coinvolgimento delle persone/società del caso) è documentata già da circa 1000 casi propri dell’esperienza mia di oltre 40 anni e dei bravi professionisti che ho organizzato per circa 30 anni, verificando risultati d’intervento e metodi impiegati.
Notiamo che la filosofia e la teoria non hanno mai concluso niente nell’ostacolare l’ostilità nell’Umanità, ma ne hanno prodotto fonti ulteriori, con le divergenze di pensiero. Invece, il metodo sperimentale e il sapere scientifico hanno creato identità e certezze, hanno favorito la vita ed è incontestabile la correlazione tra capacità di controllo e utilizzo dell’ambiente intorno dovuto alle scienze e moltiplicazione dell’umanità (antropocene). Incoscienti pavoni continuano a filosofeggiare senza operare, e a ritenere che il solo pensiero, magari alimentato dalla maggior quantità possibile di pensieri altrui o da una capacità elaborativa speciale di un cervello o di un altro, sia requisito di evoluzione, sviluppo e pace.
Le società umane hanno moltissimo bisogno di cura, perché è proprio nell’ambiente societario (oggi le società umane sono parecchie volte il numero degli individui) che si annidano le cause dei conflitti e della grande parte dei disagi e relative reazioni distruttive e autodistruttive umane generali e anche propri dei singoli individui umani.
La Sociatria rappresenta la precisa risposta a questa esigenza di cura, in quanto opera sullo specifico soggetto societario effettuando anamnesi, diagnosi, terapia e controllo dei risultati dell’intervento, secondo la metodologia più efficace possibile, che avviene attraverso il coinvolgimento dei membri della società (organalisi). È ovvio che questo iter clinico che caratterizza il profilo del sociatra, del medico delle società umane, per essere ragionevolmente sostenuto, non cioè in modo illusorio o fraudolento, richiede referenze cliniche, che consistono in casi trattati e relativa documentazione clinica e situazione pre e post-intervento.
Chi si avvale della qualifica di Sociatra o si permette di parlare di Sociatria senza aver esperienza clinica dimostrata è certamente un millantatore e, dal punto di vista della scienza sociologica, rimane, come quasi tutti gli accademici della materia, sul livello intellettuale, astratto, teorico e dunque filosofico. Se chi parla di società umane non ha quell’estesa esperienza clinica documentata che consente la conferma sperimentale del sapere sociologico, ha ovviamente il diritto di farlo, ma non di fare credere di essere un sociatra, tanto quanto accadrebbe a uno psicologo clinico senza referenze cliniche. Questi appassionati della sociologia sono dei semplici, sempre esistiti filosofi delle società, produttori di idee e concetti senza nessuna verifica concreta di tipo sperimentale e scientifica sullo statuto caratteristico del loro specifico oggetto.
Sergio Bevilacqua