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Liguria e Basso Piemonte

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La misteriosa base USA. La verità del Monte Settepani (Aeronautica militare) e Pian dei Corsi. Chi ci ha vissuto una vita (maresciallo Calaselice) racconta. I soldati americani senza missili nucleari


Il complesso sotterraneo di Monte Settepani e Pian dei Corsi non sono mai stati un rifugio antiatomico, né una base missilistica o un deposito di armamenti, ma un centro operativo dell’Aeronautica Militare Italiana non portato a compimento. A Pian dei Corsi, invece, operavano militari americani con i loro elicotteri. Nessun missile nucleare.

I lavori, a Settepani, tra il 1952 e il 1957. Lungo le gallerie si aprono un totale di 16 stanze di varie dimensioni  e con volta a botte. La segretezza di quanto stava avvenendo su quelle alture, alla vigilia della ‘guerra fredda’, il fatto che in zona ci fossero anche soldati americani e che il tutto per molti fosse ‘off limits’ ai civili, hanno alimentato poi il mito che i sotterranei riguardassero la presenza di missili (ovviamente nucleari).

Un capitolo del libro (‘100 Anni di Aeronautica militare nel Ponente Ligure 1923-2023′), fresco di stampa, a cura dell’Associazione Arma Aeronautica – sezione di Albenga– è dedicato al Distaccamento Aeronautica militare del Monte Settepani. A cura del Gen. Pier Carlo Berta  e il M.llo Guido Di Giampaolo. Gli autori affidano all’unico testimone vivente una verità storica. E’ il M.llo Antonio Calaselice, tecnico ed esperto di ponti radio, lucido novantenne.  Una vita, militarmente, nella base militare del Monte Settepani (1.386 m s.l.m.) montagna delle Prealpi Liguri nelle Alpi Liguri.

Sfogliando decine di articoli e reportage il leitmotiv riporta tra l’altro: ….“Sulle alture di Finale Ligure, nella suggestiva cornice del Colle del Melogno, è possibile visitare la ex base militare americana di Calice Ligure. Oggi abbandonata e in stato decadente, mostra ancora le tracce delle operazioni militari americane nella zona del savonese….”.

Antonio Calaselice, con una memoria precisa, maresciallo di ‘prima classe scelto’, nato a Napoli, si arruola nel 1950 in Aeronautica presso la Scuola specialisti dell’Aeronautica  Militare di Caserta con la specializzazione di ‘elettricista collegamenti’. Nel 1952 arriva a Capo Mele  (Andora) e si occupa delle telescriventi a carrello. Si interessa, inoltre, di gruppi elettrogeni ed alimentazione elettrica. Nel 1953 viene trasferito a Monte Settepani per la costruzione di un ripetitore che permetteva e permette al radar di Capo Mele di potersi collegare con tutti gli enti necessari. Nel frattempo iniziarono i lavori per le gallerie sotto il monte poichè (d’inverno si raggiungo anche – 10 gradi), nella evoluzione della guerra fredda, si era pensato di scavare tunnel al fine di resistere ad un eventuale attacco atomico. Quelle gallerie avevano una lunghezza di 300 metri ed un’altezza dalla cima di oltre 100 metri. Sarebbero servite per il 4° settore della Difesa aerea territoriale. Il maresciallo Calaselice entra poi nei particolari e spiega perchè all’interno della montagna (ricorda anche le ditte locali a cui furono affidati i lavori) esiste un lungo tunnel, con alcune sale, una delle quali molto grande che avrebbe ospitato la sala operativa del 4° Soc, in analogia a quanto già realizzato negli altri tre (nelle vicinanze di Padova, Roma, Bari).

La sala operativa era articolata in varie cabine in tre piani, una grande vasca centrale,  e sulla parete opposta un enorme Display Board di plexiglass, verticale, illuminato con luce radente. Alcuni condotti avrebbero convogliato aria esterna sulle varie sale e attrezzati per ospitare filtri anti fallout atomico. I condotti erano lunghi 150 metri sbucando sulla sommità del monte. La sala operativa consentiva pure di controllare la configurazione dei confini nazionali, delle aree di responsabilità, nonchè alcune posizioni importanti, quali gli aeroporti ospitanti i reparti di volo di Difesa Aerea, le posizioni dei vari radar ed altre informazioni pertinenti. Altre sale comprendevano gruppi elettrogeni, sala radio e telecomunicazioni, logistiche varie.

Una curiosità. Sulla sommità del  monte c’è una croce e in quel punto si incontrano tre Diocesi: quella di Albenga-Imperia, Savona-Noli e di Mondovì.

Il progetto fu poi abbandonato dallo Stato Maggiore: la ragione era che i nuovi radar AN-FPS-8 avevano una capacità tre volte maggiore  del AMES 6 in dotazione fino a quel periodo e quindi i siti radar del quarto settore da 4 scesero a 2 (Capo Mele e Mortara). E il quarto settore fu cancellato.

In tempi più recenti la Protezione civile ha collocato un radar meteorologico sulla vetta del Settepani per ottenere la copertura sia di tutta la pianura padana occidentale, sia del Mar Ligure-Alto Tirreno.

Nel 1954 a lavori quasi ultimati (mancava solo la impermeabilizzazione delle gallerie) venne in visita in Gen. Ludovico,  Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica il quale comunicò  che i lavori sarebbero stati sospesi immediatamente e tutto rimase così definitivamente. E  fini nel dimenticatoio.

Sta di fatto che il ponte radio di Settepani, oltre a Pian dei Corsi, base americana, sin dalla loro nascita, hanno dato adito alla fantasia popolare, ad articoli di giornali (anche stranieri) di presunti missili a testata nucleare pronti ad essere lanciati in caso di un’improbabile terza guerra mondiale. Il tutto era condito dalla estrema riservatezza degli americani e dai vari sorvoli dei loro elicotteri sopra la loro base. Anche il ponte radio dell’Aeronautica RIMANEVA UNA ZONA  MILITARE INVALICABILE.

Il capitolo -testimonianza del libro ricorda che oggi gli ingressi sono stati chiusi. “Un vero peccato dato che il complesso  meriterebbe di essere valorizzato e reso fruibile a tutti, in quanto parte importante della nostra storia locale. Ma di sicuro si continuerà a parlare  ugualmente  di quelle alture. Si continueranno ad inventare teorie, ipotesi complotti, pur di negare l’evidenza dei fatti, continuando a mescolare la storia dei sotterranei di monte Settepanii con quella della base 046 di Pian dei Corsi, perchè le ipotesi fantasiose affascinano il pubblico più dell’onesta ricerca storica. Quello che a noi importa, cresciuti all’ombra di quelle leggende, è solo che quelle alture, seppur per un breve periodo, furono davvero interessate da lavori imponenti e che i racconti degli anziani del posto erano in gran parte veri. Questa esperienza il Gruppo Speleologico Savonese la dedica a loro”.

 


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