Nel profilo whatsapp mi sono definita “Donna che scrive storie di donne” perché da sempre ho cercato di sensibilizzare alle tematiche dei diritti delle donne facendo comprendere quanto poco siano ancora effettivi dappertutto nel mondo, compreso in Italia.
di Renata Rusca Zargar
Ovviamente non parlo solo dei femminicidi che, anche se molto frequenti (uno ogni tre giorni) sono comunque casi isolati.
Mi riferisco alle ingiustizie (lavoro meno pagato), alle frustrazioni, alla sudditanza, alle offese e persino alle percosse che devono subire spesso le donne.
Per quanto riguarda il racconto “Kokoè”, lo scorso anno, avevo partecipato a un Concorso di un gruppo di Associazioni di Roma che si occupano sia di Scrittura Creativa che di Africa. Il tema era “La donna e la scienza”.
Io conoscevo il Togo essendoci stata anni prima con l’Associazione “Savona nel cuore dell’Africa” per comprendere la vita di molti africani senza acqua pulita e senza elettricità. Naturalmente, conosco pure il Campus Universitario di Legino a Savona e gli studi sui pannelli fotovoltaici.
Così, nel mio racconto, ispirato a una storia vera, si evidenziano due tematiche: i diritti dell’Africa sfruttata da noi Occidentali fin dalla sua scoperta e l’intelligenza della donna. ‘Kokoè’, infatti, è una ragazza africana che, studiando proprio nel nostro Campus Universitario di Legino, riesce a portare l’elettricità (e quindi l’acqua che si può estrarre dal sottosuolo) nel suo villaggio.
Il Manzoni insegna che la scrittura debba avere il vero per oggetto, l’utile per scopo (utilità storica e utilità morale) e l’interessante per mezzo. Il prestigioso premio che ho ricevuto a settembre in Campidoglio ha dunque approvato il mio impegno a favore delle donne e della cultura.
Venerdì 15 dicembre, nell’importante spazio storico delle Cellette del Priamar, si è parlato dunque di ‘Kokoè’ ma anche del libro “Che te ne fai di un’altra femmina?”: una raccolta di racconti a tema femminile vissuti sia in oriente che in occidente. In conclusione, ho usato persino la fantascienza: in un trasferimento su un altro Pianeta, forse, le donne potrebbero trovare rispetto e dignità. Invece, neppure là la situazione sarà diversa.
Renata Rusca Zargar