Pubblicato il vol. II di “Varazze- notizie storiche e personaggi”.
di Tiziano Franzi
A un anno esatto di distanza dalla pubblicazione del vol.I dall’omonimo titolo per l’editore Sabatelli di Savona, Tiziano Franzi propone al pubblico il secondo volume della serie che ha come protagonista la città in cui vive. La presentazione del libro è fissata per sabato 2 dicembre alle ore 17.00 presso la Biblioteca Civica “E.Montale” di Varazze con introduzione del dott. Furio Ciciliot, già presidente della Società Savonese di Storia Patria.
Continuando lo stile antologico del suo lavoro, il divulgatore varazzino propone qui un excursus storico di Ad Navalia/ Varargine/ Varazze dalla preistoria, di cui restano importanti tracce di frequentazione umana nelle colline della frazione Alpicella, passando al periodo in cui fu arsenale delle navi romane, alle complesse vicende del Medioevo che videro Varagine cingersi di una possente cinta muraria che è ancor oggi tra le più significative testimonianze storico-architettoniche della città, con l’inglobata , precedente chiesa di sant’Ambrogio “vecchio”, di cui nel libro è fornita la più recente analisi storico-stilistico- architettonica.
Seguendo l’evoluzione della Storia, si trovano nel libro riferimenti al passaggio di papa Innocenzo IV e di Santa Caterina da Siena.
Ma Varazze è stata anche patria di Lelio Basso, autore del fondamentale articolo 3 della Costituzione Italiana e ha ospitato Giacomo Matteotti e la sua famiglia negli anni in cui egli iniziava l’aperta opposizione in Parlamento al Partito Fascista.
Non poteva mancare un approfondito riferimento ai famosi Cantieri Baglietto, stella della produzione nautica da diporto (e non solo) di alto livello, con due capitoli, uno dedicato alle origini del Cantiere stesso e al suo fondatore, l’altro alla rassegna delle prestigiose “Barche dei Re”, da Vittorio Emanuele a re Farouk e al principe Aga Khan, per passare poi ai coniugi Ranieri di Monaco e Grace Kelly.
La rassegna di personaggi illustri che hanno soggiornato a Varazze è dedicata a figure importanti in storico, letterario e religioso, come la principessa Elvira di Borbone, don Giovanni Bosco che in città aprì il suo primo Collegio Salesiano, lo scrittore e poeta Gianpietro Lucini, cantore del “verso libero“, il pluricampione del mondo Fausto Coppi , il ceramista Dario Ravano e altri ancora.
Il tutto in capitoli brevi e autonomi, per facilitarne una lettura estemporanea e non faticosa, arricchiti da una nutrita documentazione fotografica d’epoca e da disegni a colori.
Ecco un estratto di un capitolo dedicato agli albori del turismo balneare a Varazze: Il turismo balneare a Varazze.
A partire dagli anni Quaranta dell’Ottocento, quando il turismo inteso nel senso moderno del termine muove i primi passi, sono ancora una volta la bellezza paesistica e il clima privilegiato a richiamare lungo le coste liguri forestieri desiderosi di ritrovare benessere fisico e psichico. Inizialmente il fenomeno si manifesta in modo per così dire “puntiforme”, poiché è presente solo in talune località e in termini che appaiono non collegati tra loro, sulla spinta di iniziative mirate, sostenute da esponenti del locale ceto dirigente o intraprese da alcuni stranieri che “scoprono”turisticamente la Riviera.
La progressiva crescita dei flussi sollecita la costruzione di apposite infrastrutture, quali alberghi, esercizi pubblici, spazi per l’intrattenimento e lo svago. Inizia così timidamente ad affacciarsi una nuova attività economica: il turismo balneare appunto. Le prime cabine di tela per i bagnanti compaiono già negli anni Sessanta dell’Ottocento. Inizialmente gli ospiti sono pochi, soprattutto stranieri; attirati dal clima e dal mare pulito, trascorrono buona parte della giornata sulla spiaggia dove assistono alla costruzione e al varo degli ultimi velieri. L’esiguità delle presenze e la mancanza di specifici servizi dedicati riflettono l’importanza ancora modesta di tale attività.
La situazione multa sul finire degli anni ’80, quando, per iniziativa di Domenico Botta, che può essere considerato uno dei pionieri del turismo in ambito locale, viene realizzato il primo stabilimento balneare il Regina Margherita, la cui titolazione fu autorizzata da un r.d di S.M. Vittorio Emanulele II nel 1878; seguono ben presto altri che vanno progressivamente a occupare la spiaggia lasciata libera e dai cantieri navali ormai in declino. Iniziano così ad affluire in estate flussi consistenti di forestieri, prevalentemente italiani, provenienti dalle località vicine, ma anche da Piemonte e Lombardia .
Nell’agosto 1894, in base a quanto riferito dall'”Illustrazione Italiana”, un settimanale dell’epoca, gli hotel sono “tutti pieni, come uovi, di bagnanti“, e il litorale “che un tempo rumoreggiava ai colpi di martello dei calafati affaccendati a costruir bastimenti nei numerosi cantieri, oggi quasi tutti spariti” è ora “fervido di vita cittadina, è popolato da una grossa colonia di bagnanti”, soprattutto milanesi. Il fatto non deve sorprendere dal momento che, si osserva, la località è inserita in un contesto paesistico e ambientale di pregio: “la natura ha donato a Varazze dolci colline dotate di agrumi, una spiaggia soffice che si volge ad arco maestoso e pare una bocca avida, aperta a ricevere l’onda azzurra che arriva e spumeggia allegra.[…]
Verso la fine del 1800 la spiaggia di Varazze era ancora tutta un sonante cantiere. Fra una prua e l’altra delle navi, fra cataste di legna e rotoli di corda, un pioniere dell’industria turistica pensò di installare uno stabilimento balneare, futura fortuna per Varazze, in quanto, con l’avvento delle costruzioni in ferro e dei motori di propulsione per le navi, intravedeva un tramonto delle industrie cantieristica in legno sulla spiaggia della Liguria.
Poche cabine di tela, una originale rotonda, un nome altisonante: Bagni Regina Margherita. E non a torto il primo stabilimento balneare di Varazze portò il nome della prima Regina d’Italia. Una patente reale datata dalla casa di Sua Maestà, Roma, 4 luglio 1887, autorizzava Domenico Botta a dare il nome della sovrana al suo stabilimento. Il Cavaliere d’onore di Sua Maestà, marchese di Villamarina, così scriveva a Domenico Botta: «Venne rassegnato a Sua Maestà la Regina il desiderio della S.V. di intitolare all’augusto nome della Maestà Sua il di lui stabilimento balneario in Varazze. La graziosa nostra Sovrana si è compiaciuta di incaricarmi di porgere alla S.V. i Suoi ringraziamenti per il pensiero gentilissimo che è prova di sentimenti di devozione e di ossequio che ella professa verso la Reale famiglia. Obbedisco con premura agli ordini della Maestà Sua e mi valgo della circostanza per professarle, stimatissimo signore, la mia distinta considerazione ».
Accanto ai Bagni Regina Margherita sorse lo stabilimento balneare “Laetitia”.
Lo stabilimento Laetitia è quasi così affollato come l’altro Margherita. Esso fu eretto su disegno d’un tabaccaio di Varazze, che ne è il proprietario;un disegno del quale non sarebbero capaci certi architetti di mia conoscenza .
Al Laetitia i salti dal trampolino non sono così vertiginosi come al Margherita, dove certe signorine, belle e indiavolate, spiccano alti sull’onda colla sicurezza dei pescatori di coralli di Napoli. Qualcuna, incoraggiata dalle voci dei nuotatori più infaticabili, arriva fino alla punta del trampolino; ma lì si ferma, s’impaurisce, incrocia le braccia sul petto e non si decide a piombare negli abissi.[…]
Ma lo spettacolo, a Varazze, non sono i bagni di acqua; sono i bagni di sabbia. In nessuna sponda, ho trovato tanta mania per la sabbia calda di sole come qui; ci s’immerge come in mezzo al fieno; ci si fa coprire di palate di sabbia, così, distesi bocconi, mani, piedi, braccia, gambe, tutto; solo la testa esce a stento da tanta sepoltura di argilla, come la testa d’una tartaruga.
Tuttavia per consolidare la fortuna turistica della cittadina ligure, sono necessari specifici investimenti privati e pubblici diretti a migliorare l’offerta e l’organizzazione della stagione, se non si vuole che “i bagnanti scappino al primo assalto di noia.
E ancora: “La natura ha fatto di Varazze un incanto; e gli uomini devono collaborare colla natura. I dintorni sono pittoreschi: le passeggiate sono degne dei Celesti. Fare una passeggiata al mattino, col fresco, nella via che serpeggia sulla collina lungo il mare giungendo al castello degli Invrea, è un incanto. Si svolge davanti agli occhi un panorama che affascina…. e si grida come matti: “O Italia! O Italia, come sei bella…! Se tu avessi meno debiti!.…”
Gli uomini, ripeto, devono collaborare con la natura per render Varazze un soggiorno ancor più piacevole. Alla sera, i balli ansanti e sudati negli stabilimenti balneari non bastano. Con tanti cantanti a spasso, si potrebbe facilmente formare una compagnia d’opera; ma prima, bisognerebbe costruire un teatro… V’è un circolo, un circoletto di varazzesi; ma se si aprisse (salvo presentazione) anche ai forestieri, questi saprebbero dove trovare almeno un convegno da scambiare la sera quattro chiacchiere, invece di andare a letto all’ora delle rondinelle. E così tante altre belle cose….compreso un piroscafo per gite lungo la splendida riviera, e un albergo di lusso. Questo si costruirà? Si è costruito, intanto, un casone verde nel quale ho contato fino a centotrenta finestre…e poi ho preso fiato.
A Varazze (che, anche in inverno, qui mitissimo, splende, per dirla con il verso di un eletto ingegno varazzese, del “Blando sorriso di Liguria mia”, si può vivere, oltre la vita fragorosa e breve dei bagni, quella placida e più lunga degli asili solitarii. Ada Negri riposa in Varazze, in una casetta di pescatori, in alto in alto, un vero nido d’uccello.( vedi vol. I pag. ***) A metà di un’amena collina, sorge il villino del Settecento della famiglia Sardi; una famiglia tutta d’artisti, musicisti, poeti, pittrici. […] Incliti magistrati in ritiro, hanno qui stabilito la loro dimora al cospetto del mare, meno capriccioso dei voleri ministeriali; qualche famiglia germanica è qui scesa a bearsi del sole italiano. Ma chi è desideroso di nuove impressioni dice addio a Varazze, a questo punto della Riviera ligure uscito dall’oscurità al bagliore della moda …”
Quello delle strutture ricettive sembra essere un problema non di poco conto. I primi alberghi di cui la cittadina ligure si dota, infatti, derivano sovente dal riattamento di vecchie locande e osterie con alloggio; solo successivamente si registra l’apertura di nuove e più capienti strutture. Fra queste si inserisce anche il Grand Hotel che, nonostante la denominazione, non offre però standard qualitativi paragonabili a quelli di Pegli o di Alassio o Sanremo; basti pensare che, ancora nei primi anni Trenta [del Novecento], non dispone di acqua corrente in tutte le camere.
Alla vigilia della Grande Guerra Varazze, che secondo Francesco Fontana, compilatore di una fortunata guida turistica della costa ligure, sarebbe ” la migliore stazione balneare della Riviera “, conta quattro alberghi, tra cui l’albergo Torretti e l’albergo Genova segnalati anche dalle guide internazionali, due caffè, quattro ristoranti, due grandi stabilimenti balneari, il Margherita e il Laetizia, e numerosi altri di minore rilievo. E’ presente anche una struttura per il turismo sociale, la Colonia Italia, fondata dal professor Felice De Giovanni: nei mesi estivi accoglie oltre 200 ospiti che “in questo asilo di gaudii e di pace trovano ineffabili conforti di vita “.
Il quadro che emerge è dunque quello di una meta turistica ormai affermata, che ha costruito la propria immagine puntando essenzialmente sull’offerta balneare estiva: non mancano del tutto, almeno in questa prima fase, gli ospiti esteri nei mesi invernali, ma si tratta di numeri decisamente esigui in rapporto a quelli di Nervi, Rapallo o delle altre località climatiche dell’estremo ponente.
Varazze inoltre è meno esclusiva di Sanremo o Alassio: non si rivolge dunque all’upper class internazionale, ma punta essenzialmente ad attirare famiglie appartenenti alla media borghesia dell’Italia nord occidentale rispondendo al loro bisogno di vacanza e di svago.”
Scriveva nel 1931 il noto giornalista Orio Vergani in un articolo per “Il Secolo XIX” dal titolo “Varazze, spiaggia bruna“: “Mi piace Varazze, “spiaggia fatta in casa“, spiaggia italiana al cento per cento, dove le lingue straniere non vanno neppure sulle scatole dei profumi e dove, per le vie, a sera, mentre il famoso tramonto infila i suoi pennelli rossi e viola in ogni fessura, viene, dalle finestre, qualche buon odore di minestra, magari l’odor genovese del “pesto co’ baxaicò”, sodo mangiare e più sodo dormire.[…] La stazione è il primo biglietto da visita della quieta vita senza pretese. Forse diranno che assomiglia a un bungalow, ma io direi che assomiglia più all’architettura di legni della “Fanciulla del West”. Quattro fiori di campanula, un campanello che sembra quello che annuncia la fine dei giri, nelle giostre. Un giorno ci sarà una stazione nuova, ma adesso si sbocca, biglietti alle mani, in un vicolo storto dove bisogna andare a braccetto per forza. Adesso, per andare alle pensioni della spiaggia, bisogna ancora attraversare il paese, con quelle carrozzate di bagagli che allargano il cuore ai varazzini, i quali ringraziano Dio che anche quest’anno non si è dimenticato di loro.”
Come detto, è agli inizi del XX secolo che il turismo balneare decolla anche a Varazze, che comincia a dotarsi – lentamente ma progressivamente- di strutture ricettive adeguate a un pubblico sempre più numericamente maggiore e che inizia a crescere anche in qualità.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale e l’avvento del “boom” economico degli anni ’60 anche a Varazze il turismo comincerà a divenire un fenomeno di massa. Questo comporterà almeno due conseguenze, di segno opposto: lo sviluppo di un’attività ricettiva meglio adeguata al nuovo pubblico e alle sue esigenze e, per converso, la sempre più invasiva costruzione di edifici e palazzi che cambierà radicalmente volto alla città, colpita anch’essa dal fenomeno della cosiddetta “rapallizzazione”.