Mario Anfossi, 69 anni, più che ben portati, ora è in pensione. E’ stato l’impreditore della più estesa tenuta agricola della Liguria. Un cognome (papà è stato sindaco) che faceva notizia anche perchè il figlio ultimogenito ha ricoperto importanti ruoli nell’associazione di categoria (Confagricoltura) che ha poi lasciato. E libero dal lavoro, quasi per gioco, tra una vacanza e l’altra, è diventato scrittore.
Gli è rimasta la carica di presidente del Consorzio di tutela del basilico Genovese DOP. Quando gli si chiede come è maturata da vocazione di scrivere un libro risponde: “E’ il risultato degli amici che mi hanno spronato’. Un personaggio dicevamo e precursore. Agricoltore e viticoltore capace di creare pure una moderna azienda di produzione (che ha venduto) dopo essere stato nel 1989 tra i promotori della DOC per il vino Pigato. Nel 2005 diffonde la coltivazione, nella piana di Albenga, del Basilico genovese DOP in pieno campo arrivando, con un consorzio di agricoltori, a seminare 63 ettari. Tra i primi nella trasformazione della foglia in semilavorato, usato nell’industria alimentare per la produzione del pesto.
Una curiosità del suo libro, stampato in alcune centinaia di copie dall’antica Tipografia Bacchetta e venduto nella libreria San Michele. Si legge nell’ultima pagina. “Stampato su carta di pura cellulosa con un 30% di farina di alghe”. L’autore eccentrico quanto basta annota: “La cartiera è situata tra Castelfranco Veneto e Bassano del Grappa, luoghi da me frequentati per ben cinque anni passati in collegio tra Asolo e Paderno del Grappa. ‘Alga carta’ è la carta nata negli anni ’90 dalle alghe che affliggevano il fragile ecosistema della laguna di Venezia”.
La copertina è opera di Marco Belfiore laurea in scultura presso l’Accademia di belle Arti Brera di Milano. ha esposto in diverse gallerie e spazi in Italia e all’estero. Nel 2012 ha vinto il Premio terna per l’arte contemporanea.
Passiamo alla ‘trama’, ai contenuti del libro. Ancora l’autore a spiegare: “Gli ingredienti di questa storia sono realismo e sogno, magia e tradizioni popolari, amicizia e odio, ma soprattutto “u’ bisiniss”. La vicenda ci trasporta con leggerezza da fine ‘800 ai giorni nostri. La storia si svolge in un mondo sospeso su un mediterraneo luccicante, tra il Golfo di Policastro e l’Adriatico delle Tremiti, quello che piaceva a Lucio Dalla. Tra citazioni erudite e frasi popolari, tra registri linguistici più alti e quelli più bassi, sfilano adorabili vecchi, medici quasi seri, becchini avidi, avvocati e magistrati accidiosi e giovani imprenditori. Sono geniali ma ingenui, incuranti ma zelanti, furbi ma buoni di cuore. Tra tutti si salva solo la protagonista, l’io narrante, grazie ad una innocenza ‘primordiale’ di fronte a una vita che è quella che è, e che in fondo si risolve forse solo con la frase di Ivano Fossati per giustificare il ritiro dalle scene: ‘Nulla è urgente di una giornata al mare’. O in Thailandia”.
Non poteva mancare nella pagina seconda della copertina un riferimento a papà Luigi Anfossi che diceva: “La natura, animale e vegetale è stata creata in modo perfetto. Purtroppo Dio si è dimenticato di dotare l’uomo della proboscide, Quante volte vi sarebbe servita la terza mano ?”.