Per inquadrare il caso della multa al primario del Pronto Soccorso del Policlinico di Bari, Vito Procacci, sanzionato per le troppe ore di straordinario, preferisco non usare parole mie e citare l’aforisma giuridico <summun ius summa iniuria> il quale dice che l’uso giuridico e indiscriminato di un diritto o l’applicazione rigida di una norma può diventare una somma ingiustizia.
di Gianfranco Barcella
La forma citata si trova in Cicerone (De Officiis I,10) e si rifà ad una sentenza più antica di Terenzio : <ius summum saepe, summa est malitia> (il sommo diritto è la somma ingiustizia). Intanto L’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha sospeso il procedimento su alcuni medici del Policlinico di Bari, multati per aver lavorato oltre il limite consentito nel periodo pandemico. Una nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali blocca, almeno per ora la polemica che ha indignato molti, quella dei medici multati per troppo lavoro e cerca anche di dare una spiegazione per rendere comprensibile questo fatto che definire increscioso è poco.
L’azione ispettiva esercitata è stata avviata dall’Ispettorato territoriale a seguito delle segnalazioni effettuate da un’associazione sindacale autonoma per lamentare i mancati riposi e il superamento degli orari massimi di lavoro del personale medico nel orso del 2021. L’Ispettorato procederà, nei prossimi giorni ad ulteriori approfondimenti per valutare l’annullamento delle sanzioni comminate. Il ministro del Lavoro Marina Calderone si è consultata con il Presidente della Repubblica. A Sergio Mattarella si era rivolto anche il primario del Pronto Soccorso del Policlinico di Bari, Vito Procacci, uno dei medici multati per le troppe ore di straordinario, il quale ha scritto, tra l’altro “La mia struttura, nel periodo di Covid, ha salvato la vita a circa 8600 pazienti, di cui 1600 ventilati meccanicamente. Oggi, dopo tutto l’impegno profuso da me e dalla mia meravigliosa equipe nel contribuire orgogliosamente a rendere un essenziale servizio ai cittadini, in nome del giuramento di Ippocrate e dell’art.32 della Costituzione, le affido tutta l’amarezza, la delusione e lo sgomento per il trattamento ricevuto da uno Stato che amo ma nel quale ad oggi faccio fatica a riconoscermi”.
Procacci si dice <allibito>, mentre il Policlinico ha annunciato che impugnerà il provvedimento sanzionatorio, ma intanto è stata lanciata dai colleghi una raccolta fondi in favore dei medici multati. Intanto il Policlinico di Bari ha deciso di impugnare l’accertamento dell’Ispettorato del lavoro nei confronti di alcuni primari. “Proprio nel periodo oggetto della contestazione– si legge in una nota del Policlinico- il personale sanitario era ancora fortemente impegnato nella risposta nella risposta all’emergenza Covid. Ed i pronto soccorso, attivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, sono sempre pronto ad affrontare situazioni d’urgenza, salvando vite dei pazienti in condizioni critiche. Queste considerazioni, secondo l’ufficio legale del Policlinico, sono meritevoli di essere meglio esaminate nella successiva fase di impugnativa e dell’accertamento”.
L’obbligo di garanzia a cui è soggetto il medico implica che lo stesso abbia il dovere giuridico di tutelare la salute di un paziente (bene protetto) non solo usando tutte le terapie più idonee ma preservandolo dai rischi che possano lederne l’integrità e controllando e sorvegliando che tutte le fonti di pericolo che gravano sulla sorte del paziente. Si deve informare per esempio sulle patologie che hanno afflitto lo stesso prima del ricovero. L’obbligo di garanzia si fonda sull’art.40 c.p. il quale al secondo comma dispone che: “Non impedire un evento dannoso che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo”.
L’obbligo in questione che, in generale, tutti gli operatori di una struttura sanitaria, è inoltre strettamente connesso all’obbligo di solidarietà costituzionalmente imposto dagli artt.2 e 32 della Costituzione. Tutto questo a mio avviso si concilia più con la necessità di fare straordinari in caso di assenza di personale e di un afflusso abnorme di pazienti, piuttosto che al dovere di abbandonarli al loro destino, perché finito il turno. Ed ancora il Primun non nocere (innanzitutto non nuocere) è uno dei più importanti principi etici della pratica medica. E’ uno dei cardini del famoso giuramento di Ippocrate, oggi ripreso da tutti i codici di deontologia medica. A meno che non si dica, come si è detto in Liguria, che di fronte ad un’emergenza grave si possa considerare l’idea di lesinare le cure <ai non produttivi>.
Nelle RSA in tempo di covid-19 è emerso anche il fenomeno disumano dell’assistenza negata, dato l’impressionante numero dei morti, ma abbiamo condiviso questo scandalo con la Spagna. In questo caso non si può certo dire: mal comune, mezzo gaudio.
Renato Giusto, consigliere comunale, medico e presidente onorario sindacato nazionale medici italiani afferma in proposito: “Quando si incappa in un falso medico devo sottolineare che le pene sono praticamente irrisorie mentre quando un sanitario medico o infermiere che hanno sacrificato i loro momenti di riposo per assistere i pazienti, specialmente nel periodo di massima pericolosità in cui imperversava il Covid, viene umiliato ed offeso con una sanzione assurda ed antigiuridica. Teniamo conto che occorreva circa un’ora solo per la vestizione e la svestizione anti contagio! Meno male che il Presidente della Repubblica ed il Ministro del Lavoro hanno preso atto della protesta del Presidente Nazionale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Dott. Anelli in difesa dei colleghi che qualche tempo fa erano chiamati eroi, ed ora rischiano sanzioni abominevoli da 25000 euro! Povera Sanità Pubblica e Povero Italia!”
Ma se Atene piange, Sparta non ride! La triste condizione della Sanità di Liguria è stata oggetto di osservazione anche della politica nazionale. Da Azione (partito del senatore Carlo Calenda) sono giunti questi suggerimenti: “Occorre il superamento di Alisa ma anche un piano di riduzione puntuale della governance delle Asl sul territorio che patiscono un piano di privatizzazione fallito, unitamente ad un programma di strutturazione del sistema regionale della sanità”.
Il referente regionale del Dipartimento Regionale Sanità di Azione prof. Enrico Mazzino, docente università di Genova, ha affermato: “Occorre lavorare tanto per l’abbattimento delle liste d’attesa e per migliorare le criticità dei pronto soccorso e la medicina territoriale”. Roberto Donno, segretario regionale di Azione, ha precisato:”Il sistema sanitario nazionale è uno dei pilastri della nostra democrazia ed è in grave difficoltà per le scelte sbagliate degli ultimi trent’anni!”
La pandemia non ha insegnato nulla. Il diritto ad una Sanità dignitosa ed accessibile, ad avere Pronto Soccorso sicuri ed efficienti, non sono solo una questione di buon senso, ma un diritto fondamentale sancito alla nostra Costituzione che abbiamo il dovere di difendere. Eleonora Arboscello (direttore Medicina Emergenza e Accettazione d’urgenza, responsabile Ssd Area medica critica Dea di 2° livello- Ospedale San Martino di Genova) ha parlato della situazione attuale dei Pronto Soccorso e delle loro principali criticità. “I problemi nei P.S. sono noti dai primi anni 2000, addirittura il sovraffollamento fu descritto nel 2006 dagli statunitensi ed è peggiorato negli ultimi 20 anni creando importanti difficoltà gestionali agli operatori. Il lavoro in pronto soccorso non solo salva la vita, ma serbe anche ad evitare conseguenze e disabilità, purtroppo il normale funzionamento è reso difficoltoso dall’iper afflusso e dalle lunghe attese sia post-triage che nell’assegnazione di un posto letto nei reparti”. E così assistiamo a malati soprattutto anziani parcheggiati sulle barelle anche per settimane per mancanze di posti letto nei reparti, mentre i medici, sempre di meno, non riescono a far fronte ad una domanda di assistenza crescente. La situazione critica dei Pronto Soccorso, in vari casi al collasso, è nota da tempo, ma ora la commissione Affari Sociali della Camera ha deciso di fare chiarezza aprendo un’indagine conoscitiva perché, afferma il presidente Ugo Cappellacci, si è giunto ad un livello intollerabile”.
A Savona, per un intervento di cataratta si devono attendere quasi due anni nelle istituzioni pubbliche! La privatizzazione continua imperterrita! No comment.
Da un’indagine dell’istituto Piepoli per Fnomceo, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi si evince che il 90% dei cittadini afferma che la Sanità deve essere una priorità del Governo Centrale. Per oltre tre Italiani su quattro, la Sanità deve essere pubblica. Di più: per il 90% dei cittadini, la Sanità deve essere una priorità del Governo. A quanto emerge ancora dall’indagine, nel nord si raggiunge il 69% di soddisfazione rispetto ai servizi sanitari offerti, al sud ci si ferma al 41%. Per oltre tre Italiani su quattro la Sanità deve essere pubblica! Sono stati intervistate 1000 persone, un campione rappresentativo degli Italiani di età tra i 15 ed i 75 anni con un oversampling di 200 interviste nella fascia d’età tra i 15 ed i 19 anni e un campione di 300 medici e odontoiatri. E’ emerso che il Servizio Sanitario Nazionale resta un fattore determinante per unire il Paese e farlo crescere!
“La manovra punta finalmente sui professionisti del Servizio Sanitario Nazionale– afferma il Presidente della Fnomeceo- Filippo Anelli – invertendo una tendenza che sinora, aveva allocato risorse, attraverso il PNRR soltanto sulle strutture e sulle infrastrutture. Bisogna continuare su questa strada, continuare ad investire sulla Sanità Pubblica affinché quell’auspicio della Ministro della Salute Orazio Schillaci di trasformare la Sanità in un grande sistema Paese che dia risposte a tutti, sia realizzato”.
E magari ricordarsi anche che la sovranità appartiene al popolo, cioè il potere di comandare e di compiere scelte politiche che riguardano la comunità, appartiene appunto al popolo!
Gianfranco Barcella
CAIRO MONTENOTTE GIA’ OPERATIVO IL COLOSSO SANITARIO ‘CASA DELLA SALUTE’ DOPO SAVONA E ALBENGA. Con poliambulatorio con reparto di diagnostica all’avanguardia e Risonanze magnetiche ad alto campo.
COMUNICATO UFFICIALE DEL PRESIDENTE TOTI IL 30 GIUGNO 2022.
Sanità, a Cairo Montenotte il primo ospedale di comunità della Liguria
Presidente Toti: “Parte da qui rivoluzione sistema sanitario ligure prevista dal Pnrr”. Cairo Montenotte. Parte dal San Giuseppe di Cairo Montenotte la rivoluzione del sistema sanitario ligure con il primo Ospedale di Comunità che prende forma, con un investimento complessivo di oltre 10 milioni e mezzo di euro dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
“Siamo venuti qui perché qui a Cairo, come avevamo promesso alcuni mesi fa, di fatto apre il primo reparto dell’Ospedale di Comunità – afferma il presidente della Regione Liguria e assessore alla Sanità Giovanni Toti – in largo anticipo rispetto al Pnrr che prevede le progettazioni entro fine anno e poi entro il 2025 il dispiegamento della nuova struttura della medicina territoriale che si avvarrà anche di quelle novità normative, a partire dal nuovo contratto per i medici di medicina generale che metteranno 18 ore settimanali a disposizione dei distretti e di strutture come questa, colmando anche le carenze sul territorio.
Qui siamo partiti prima e ringrazio i medici di medicina generale per il loro impegno, perché con lungimiranza e spirito pionieristico ci danno la possibilità di inaugurare un percorso che farà certamente scuola rispetto alle altre strutture analoghe della Liguria.
Vorrei anche evidenziare che l’Ospedale di Cairo è aperto, vi lavorano ottimi infermieri, medici e personale sanitario e i pazienti vengono assistiti: accadeva ieri e accadrà domani.
Quello che stiamo realizzando a partire da qui è un vero cambio di paradigma: il fulcro è il potenziamento dell’offerta sanitaria rivolta alla media e bassa complessità di cura per garantire un’assistenza di prossimità maggiormente diffusa e capillare, soprattutto per le categorie più fragili.
Al San Giuseppe stanno già lavorando 8 medici di medicina generale che si alternano in servizio e collaborano con il medico referente dell’Ospedale di Comunità per individuare insieme il miglior percorso di cura post ricovero per ogni paziente.
Oltre a loro, ci sono 21 medici di cui 16 specialisti e 5 sumaisti per la specialistica ambulatoriale, 60 infermieri, 13 Oss oltre ai fisioterapisti, logopedisti, tecnici e amministrativi. Questo ospedale crescerà ancora: qui troveranno spazio anche la Casa di Comunità e la Centrale Operativa Territoriale, per cui sono in fase di avvio le procedure per l’affidamento della progettazione. Con questa organizzazione, l’ospedale di Cairo riteniamo possa rispondere fino al 90% dei bisogni sanitari della Val Bormida, che sono legati in grandissima parte alla bassa e media complessità”.
Quaranta posti letto in totale previsti nell’Ospedale di Comunità di Cairo Montenotte, di cui venti di riabilitazione post acuti, oltre ad una serie di ambulatori per le visite specialistiche, una piastra chirurgica per interventi ambulatoriali.
Del finanziamento complessivo, che dispiegherà i suoi effetti dal primo semestre dell’anno prossimo all’ultimo semestre del 2025, 8,1 milioni di euro sono destinati al recupero edilizio e all’adeguamento antisismico dell’edificio ‘ex Maddalena’, gli altri 2,7 all’acquisto di macchinari di ultimissima generazione tra cui una nuova Tac.
“Il punto di partenza – sottolinea Toti – è stato e rimane la ricognizione puntuale dei bisogni del territorio, ovvero l’analisi delle richieste dei pazienti rispetto alla sanità valbormidese, quindi i numeri e le tipologie di accessi giornalieri incrociato, poi, con il modello hub e spoke, con strutture ‘hub’ dove si trovano i Dea e dedicate alle patologie ad alta complessità o tempo dipendenti e quelle ‘spoke’, per garantire una sanità territoriale diffusa per la bassa e media complessità di cura e la riabilitazione post acuzie. Chi continua a parlare per Cairo di ‘ospedale di area disagiata’, regalerebbe a questa valle un presidio di minore potenza di quello che stiamo costruendo, con minore capacità clinica, specialistica e di risposta rispetto ai bisogni sanitari del territorio. Chi fa polemica politica dovrebbe quanto meno studiare e capire le situazioni prima di spaventare i cittadini in modo inutile e strumentale”.
L’Ospedale di Comunità consente di traguardare una serie di importanti obiettivi di sistema: ridurre i tempi e l’inappropriatezza dei ricoveri ospedalieri, fornendo un’alternativa di cura e assistenza nell’ottica di prevenire eventuali complicanze e favorire il recupero dell’autonomia dei pazienti; limitare gli accessi nelle strutture residenziali legate a difficoltà familiari o sociali delle persone fragili dopo un ricovero ospedaliero per una patologia acuta; favorire l’integrazione tra le strutture ospedaliere, gli hub, e quelle territoriali, gli spoke, e la condivisione delle risorse umane e tecnologiche.
“Qui abbiamo deciso di mettere a terra i modelli previsti dal Pnrr con grande anticipo – spiega il direttore generale di Alisa Filippo Ansaldi – declinando le linee guida del Piano nazionale in relazione alla domanda sanitaria.
La Liguria anticipa di 15 anni il quadro demografico ed epidemiologico del resto del Paese e questo richiede una risposta specifica, con un Ospedale di Comunità che prevede anche un reparto di riabilitazione post acuti, per accompagnare in modo efficace i pazienti anziani e fragili, in modo da evitare accessi impropri negli ospedali per acuti e curarli il più possibile vicino a casa. Questa riforma consente di prendere in carico i bisogni dei cittadini sul territorio, vicino a dove vivono, garantendo una risposta sanitaria maggiormente efficace ed efficiente”.
Nella Casa di Comunità dell’Ospedale di Cairo (investimento di 2.196.000 euro) saranno attivati gli ambulatori di: medicina interna, diabetologia, endocrinologia, reumatologia, neurologia, fisioterapia, logopedia, fisiatria, pneumologia e cardiologia, verrà svolta l’attività di dialisi, troveranno spazio un ambulatorio infermieristico, il blocco operatorio per la chirurgia ambulatoriale (oculistica, chirurgia generale, chirurgia plastica, dermatologia, chirurgia vascolare, chirurgia della mano e urologia) e il punto prelievi.
“Nella Casa di Comunità si troverà il punto unico di accesso per la presa in carico dei bisogni sanitari, sociali e sociosanitari dei cittadini”, spiega ancora Ansaldi.
Alle preoccupazioni dei cittadini risponde il direttore generale della Asl2, Marco Damonte Prioli: “Si possono dipanare guardando semplicemente come sta funzionando, oggi, questo Ospedale di Comunità con un reparto dotato di medici e personale infermieristico, oltre all’internista dell’azienda sanitaria. Siamo la prima realtà in cui vengono inseriti i medici di medicina generale e riteniamo che questo sia un anticipo del Pnrr che verrà attuato in tutta Italia.
Questo modello garantisce una risposta all’avanguardia in Valbormida: l’analisi puntuale dei bisogni di salute del territorio ci consente di dire l’Ospedale di Comunità, con il reparto di riabilitazione, le prestazioni ambulatoriali anche chirurgiche, ci consentirà di rispondere in modo efficace al 90% dei bisogni di salute dei cittadini valbormidesi.
Con l’ospedale di area disagiata non otterremmo questo risultato”.
In allegato la scheda sul progetto di Radiologia Domiciliare, in fase di sperimentazione in Valbormida a beneficio di persone anziane, disabili o le cui condizioni di salute sconsigliano il trasporto. Dal 27 gennaio ad oggi ci sono state 16 uscite per un totale di 100 esami che hanno riguardato 73 pazienti con un età media di 70 anni.
Sono coinvolti nel progetto “Servizio pubblico di Radiologia Domiciliare” due tecnici sanitari di Radiologia Medica e un amministrativo, formati in funzione della gestione degli aspetti relazionali con il paziente fragile, ed è stata acquisita un’apposita unità radiologica mobile completa di accessori, PC/tablet + VPN + Router UMTS + Telefono VoIP per la gestione e l’invio delle immagini. Il Servizio rappresenta un’efficace e valida alternativa al trattamento ospedaliero, trasferendo all’interno delle strutture territoriali competenze e tecnologie per prestazioni normalmente erogate in situazione di ospedalizzazione, garantendo la continuità del percorso di diagnosi e cura, secondo un modello innovativo di integrazione “ospedale-territorio”.
22 GIUGNO 2022- Filippo Ansaldi è il nuovo direttore generale di Alisa. Già vice commissario e direttore della Prevenzione dell’Azienda ligure sanitaria, al fianco del presidente della Regione e assessore alla Sanità Giovanni Toti. Ansaldi, docente di Igiene applicata all’Università degli Studi di Genova, ha coordinato la task force Covid-19 per tutta la durata dell’emergenza.
30 OTTOBRE 2022 – Filippo Ansaldi direttore generale si trasferirà per una docenza a Siena, l’assessore alla Sanità Gratarola ne approfitta per riorganizzare la struttura, assorbendola all’interno dell’assessorato.
31 GENNAIO 2023 – Marco Damonte Prioli, attualmente al vertice della Asl2 savonese, è il nuovo direttore generale dell’ospedale San Martino di Genova. Ha rivestito il ruolo di direttore generale di Asl1 imperiese dal 2016 al 2020. E direttore amministrativo di Asl3 dal 2008 al 2013.
1 MARZO 2023 – Su proposta dell’assessore alla Sanità Angelo Gratarola e in accordo con il presidente
della Regione Liguria Giovanni Toti, Michele Orlando, attuale direttore sanitario di Alisa, è stato designato Commissario straordinario della Asl2 savonese. Sostituisce Marco Damonte Prioli. Il sanremese Orlando, apprezzato anche come velista, conosce molto bene la sanità ligure: è stato due volte direttore sanitario della Asl 1 (anche con Marco Prioli) ma ancora prima del San Martino con Mauro Barabino e da quasi due anni lavora fianco a fianco di Filippo Ansaldi ad Alisa. Orlando non può essere nominato direttore genovese in quanto non fa parte della short list della Regione ma conosce bene il territorio savonese dove ha una casa anche a Loano e può portare avanti il lavoro di Damonte Prioli, senza considerare che a fine anno, se verrà rifatta la selezione, potrà essere nominato direttore generale.