Noli. Ha appena compiuto 87 anni. Renato Manzino non è assurto a personaggio da annali storici liguri solo perché della sua eredità artigianale non si è mai scritto se non una lettera del 1986 in cui il sindaco Gambetta, a nome della comunità, gli esprimeva pubblica riconoscenza. Renato che per decenni ha realizzato a mano, senza echi mediatici, alcune centinaia di forni a legna e giare di resina sparse tra Liguria, Lombardia, Piemonte.
di Luciano Corrado
La sua creatività messa a frutto per amici, conoscenti, Comuni, con il passaparola. Alcuni ‘forni’ sono andati pure a pizzerie della Riviera. Le giare hanno arricchito i giardini di molte ville e villette.
Renato, nolese purosangue. Mamma e papà, Ernesta Badoino e Marco Manzino, hanno avuto i natali a Noli. Contadini che lavoravano e producevano nelle campagne e terrazzamenti assai produttivi, a cominciare dagli oliveti e piccole vigne. “Mio padre – ricorda Renato – era anche un provetto muratore. Ha realizzato parecchi lavori in località Santa Margherita per conto del mitico capitano Enrico d’Albertis, per il suo eremo”. Lui marinaio, esploratore, archeologo dilettante, curioso d’ogni cosa.
“Io ho messo a frutto quanto ho imparato. Ho costruito pure la casa dove abito e quella di una mia sorella. Ho la quinta elementare e iniziato a 15 anni come ‘boccia’. Ricordo che per inesperienza ero finito nella pozza della calce col risultato di dolorose bruciature ai piedi e alla gambe”.
Come è nato l’hobby, l’arte delle sue giare ? Renato: “Non crederete ma è stato il sogno di una notte, proprio così. Avevo una quarantina d’anni. …Prima si utilizza il gesso, si passa alla resina, il riempimento di sabbia che viene successivamente tolta”. Ha idea di quante giare, grandi, di media dimensione, piccole, ha realizzato ? “Non ho tenuto il conto, direi almeno 200. Non solo per privati, per Comuni, Spotorno, ad esempio.”
Ricorda il suo primo forno a legna ? “Eccome ! Nella villa di Spotorno del costruttore edile Bartolomeo Pastorino che era di Noli, ‘Meo’ per gli amici. Ha edificato i ‘grattacieli’ di Spotorno. C’era la ex cava dove con la ‘cottura’ delle pietre si estraeva la calce, molto richiesta…”. E quanti altri forni grazie alle sue ‘prodigiose’ mani e genialità ? Manzino: “Bella domanda, difficile ricordare, penso siamo oltre un centinaio. Ci vogliono almeno 3-4 giorni di lavoro. Prima serve il ‘piano’, quindi una ‘montagna’ di sabbia, legni per sagomare…. I mattoni, elemento insostituibile e caratteristico del forno li compravo nell’allora fabbrica dei refrattari di Noli. L’ultimo forno risale ad una ventina d’anni fa. Ho smesso per vecchiaia, acciacchi e sono tra quelli che non possono più fare a meno di medicine e del medico, ma mi accontento, potrebbe andare peggio”.
L’ultimo, diremmo storico forno: chi è il fortunato ? Renato sorride, non ci pensa due volte, sguardo mite, pacioso, dialetto del suo paese: “Come dimenticare un amico. Non ho potuto rifiutarmi a Gianpaolo Cerisola, bagnino a Spotorno e muratore; forno per la sua casa di campagna. Ma l’elenco sarebbe lungo, penso a forni che ho creato a Savona, Zinola, Finale, a Giusvalla, a Lurisia, in Lombardia e Piemonte. Turisti conosciuti negli anni”.
Un’altra passione ? Renato: “Con gli amici più cari ribotte a base di pesce o di cinghiale, non mancava mai il vino casalingo delle uve del posto. Mia moglie Pierina (una Pastorino nolese) brava cuoca, toccava a lei preparare le torte, io mi cimentavo nella farinata, forno a legna. Un piatto che continuo a gustare ma ora preparato dalla ‘padrona’ di casa”.
E le giare ? Che ci racconta ? “Ero certamente l’unico in zona e non è un’opera semplice. Prima si fa la forma, cemento e resina, va modellata, riempita e svuotata di sabbia. Sta di fatto che ai nostri giorni credo di essere stato rimasto davvero l’ultimo ex artigiano di giare.”
La casa dove Renato trascorre la vecchia (“Andrebbe meglio se avessi un pò di salute in più, non scendo giù a Noli da tempo”), al suo esterno è un ammirevole ‘museo’. Non solo giare di diverse dimensioni come documentano le immagini. Qui siamo in zona Luminella, attraversata da una strada tortuosa, caratterizzata da decine e decine di orti e piante d’olivo abbandonati, quasi tutto incolto, tra erbacce e rovi. Per noi della terza età un vero ‘delitto’ verso gli avi che avevano profuso sudore e sostentamento per la famiglia. Siamo in una vera un’oasi di pace e relax, un panorama stupendo sulla città e golfo, l’azzurro del mare.
Renato, i ricordi da ragazzo. L’ultima Grande Guerra. “Una bomba è finita vicino ad un mio orto, un’altra in centro storico ha colpito parte di una casa, una donna ferita. Aerei americani. Tutto sommato Noli è stata risparmiata”.
Come è cambiata Noli? “Non direi molto, a parte quei tanti negozi che un tempo vendevano vino locale; magari in passato c’era un turismo più qualificato; abbiamo anche turisti fedeli che hanno comprato casa, di padre in figlio, nipoti. Per me, invece, è arrivata la stagione dei nostalgici ricordi, dei tanti amici e conoscenti che ci hanno lasciato. Sono felice e fortunato di essere papà di Alberto unico e amato figlio”. E’ architetto, esercita a Noli. Il papà non poteva privarlo, oltre che dell’eredità di giare e piccoli manufatti d’arredo esterno, di una attigua casa tutta sua, di un invidiabile forno a legna. Che arricchisce un locale arredato rustico dove ritrovarsi a tavola con amici. Gustare le vecchie ricette, farinata alla ‘nolese’ non manca mai nel menù.
Il calore antico della famiglia unita, le premure, l’affetto di due nipoti. Cosa manca al ‘mitico’ Renato che anziché titoli onorifici può esibire un attestato di stima e ringraziamenti su carta intestata del Comune di Noli con la firma in calce dello storico sindaco, comandante Carlo Gambetta.
Renato: “Carlo è un grande e gli sono riconoscente. Ho nostalgia delle calorose e spensierate ribotte; ero tra gli assidui, gli animatori. Penso alle tradizioni, alle nostre usanze. Finché ho avuto la forza nell’orto di casa c’era posto per conigli utili per un impagabile piatto cucinato da mia moglie, come gli agnelli avendo alcune pecore ed un paio di caprette. C’era ogni ben di dio, vino e olio, non si comprava nulla dal verduriere e fruttivendolo”.
Lasciamo la semplice e curata ‘reggia’ dei coniugi Manzino con la convinzione di aver imparato a dare testimonianza di un nolese che ha creato tante opere d’arte da tramandare alla storia. Non effimere, certamente uniche per chi ha la fortuna di possederle e esibirle ai visitatori. Frutto della manualità di un uomo semplice e che onora la cultura creativa da autentico ligure. Retto, onesto, altruista, orgoglioso del suo laborioso e ingegnoso passato. Grazie esimio Renato per la sua lezione di vita.
Luciano Corrado
ALCUNE DELLE ALTRE OPERE MANUALI DELL’ARTISTA RENATO
LETTERA UFFICIALE CHE L’ALLORA SINDACO CARLO GAMBETTA SCRISSE A RENATO MANZINO
che aveva donato al Comune le sue giare… ‘creando un artistico angolo che adorna le antiche vestigia nei nuovi giardini comunali della Chiappella’….