Mi scrive Renato Giusto, medico, consigliere comunale a Savona, e presidente onorario Sindacato Nazionale Medici Italiani: “Sono sempre più indignato: povera sanità ligure! Ci mancavano anche i falsi medici!
di Gianfranco Barcella
“E’ stato scoperto nell’Asl 1 imperiese un falso medico che lavorava per conto di una cooperativa presso alcuni punti di Primo Soccorso, pare già da tre turni. Questo personaggio si fece assumere facendo una autocertificazione, dichiarandosi medico senza mai aver conseguito una laurea in Medicina e Chirurgia. Come è mai possibile assumere un medico senza farsi consegnare un certificato di iscrizione ad un Ordine dei Medici? Gli Ordini dei Medici servono proprio a tutelare i cittadini da tali truffe! Comunque come ex Presidente dell’ordine dei Medici di Savona devo dire che la legge italiana prevede pene assolutamente minime e quasi inesistenti per i truffatori. Anche la Giustizia in Italia deve essere assolutamente riformata! Assumere un medico senza un certificato che ne attesti la laurea e le corrispettive competenze è incredibile e inaccettabile! Un medico che è soggetto al principio giuridico di garanzia deve avere conoscenze e competenze di altissimo livello! Così si delegittima anche il <primum non nocere>”
Il caso denunciato dal dott. Giusto si è verificato all’ospedale Saint Charles di Bordighera. La falsa dottoressa con alle spalle diversi procedimenti per truffa, è stata scoperta da un dirigente Asl 1 Imperiese, Giovanni Bruno, responsabile del Dipartimento Governo Clinico e Servizio, colui che deve verificare il buon funzionamento dei reparti ospedalieri. Durante un sopralluogo al Punto di Primo Intervento di Bordighera, il dirigente si è subito accorto di quel medico fuori posto, senza una minima conoscenza delle procedure e dei protocolli. Se non fosse stato per il camice bianco che indossava, nessuno avrebbe potuto pensare che fosse una dottoressa.
E’ bastata una verifica incrociata per dare conferma ai sospetti: Enrica Massone non era un medico e non lo era mai stata. Adesso ci si domanda come abbia fatto una donna, pur senza laurea in medicina, a prestare servizio nell’ospedale di Bordighera, per ben tre turni! E’ sconcertante! Il Punto di Primo Intervento, diverso dal Pronto Soccorso, si occupa delle patologie a bassa complessità, dallo scorso agosto è interamente affidato alla cooperativa Igea di Roma, su incarico del Gruppo -Gvm-Iclas che dal primo gennaio gestirà il Saint Charles.
(Cui prodest?) In attesa che la privatizzazione diventi definitiva, la società opera in affiancamento con l’Asl1 che ha ancora il proprio personale, tranne al Ppi, appunto. Secondo quanto è emerso, Enrica Massone è riuscita a farsi assumere dalla Coop Igea presentando solo un’auto certificazione. Le è bastato dire di essere un medico, con laurea all’università La Bicocca di Milano e successiva specializzazione in Medicina Interna, indicando un numero di iscrizione all’Ordine dei Medici di Torino.
L’IGEA a quel punto l’ha inserita nell’elenco dei medici a gettone da destinare al Saint Charles di Bordighera e la cosa è avvenuta a settembre per ben tre volte come conferma l’Asl1 della quale si legge questo comunicato: “La donna, non nostro dipendente bensì dell’Azienda che fornisce i dirigenti medici, è stata in servizio al Punto di Primo Intervento di Bordighera per soli tre turni. Dopo le opportune verifiche, è stata accertata la mancanza dell’iscrizione all’Ordine dei Medici. Abbiamo attivato immediatamente tutti i canali per denunciare l’illecito da parte di questa persona”. I reati ipotizzati sono: esercizio abusivo della professione medica, il falso materiale e la truffa. Ora la stessa Asl1 sta cercando di risalire, attraverso i registri del Saint Charles, ai pazienti visitati dalla falsa dottoressa durante i tre turni, e quali siano state le prestazioni effettuate e le eventuali terapie somministrate.
Lucia <paziente> della fantomatica dottoressa Enrica Massone ha scritto a Riviera 24.it una lettera che riportiamo. “Il 26 settembre mi sono recata al Pronto Soccorso dell’ospedale Saint Charles di Bordighera, perché non riuscivo a stare né in piedi né seduta né coricata. Arrivata al Pronto Soccorso sono stata visitata dalla <dott. ssa Massone>. La informo che avendo laidi schiena non riuscivo a muovermi. Al posto di farmi fare le radiografie alla schiena mi ha prescritto le lastre al torace. Io ho precisato. “Guardi che il mio problema non è al torace, ma è la schiena che non posso muovere”. Prosegue il racconto: “Lei a tutti i costi mi ha fatto fare l’esame al torace, dicendomi che praticamente avevo una colica renale e mi ha dato una cura di una settimana con tre Oky al giorno e Toradol: una cosa inconcepibile. Così ho telefonato alla mia dottoressa che mi ha prescritto un’altra terapia. Ora ci rendiamo conto che io mi sono recata al pronto soccorso, accusando un mal di schiena lancinante con tre ernie e sono stata curata per una colica renale”.
A mio avviso andrebbe messo in discussione il sistema delle coop e della gestione dell’Ospedale di Bordighera da parte dei privati. Lo stesso sindaco Vittorio Ingenito è stato molto scosso da quanto accaduto: “E’ un fatto molto grave, da condannare senza riserve. Occorre intervenire radicalmente!”
Ma questa vicenda surreale è solo la punta dell’iceberg della mala gestio della Sanità Ligure Recentemente la Corte dei Conti ha messo in luce come la Liguria sia tra le prime cinque regioni in Italia con saldo negativo e la peggiore di tutto il nord per quanto riguarda la mobilità sanitaria: tra il 2012 e il 2021 ha totalizzato meno 488 milioni di euro. Il dato sconcertante fotografa il costo sostenuto dalla Regione per quei Liguri che non trovando soluzioni di cura sul territorio locale e sono costretti a rivolgersi altrove. C’è anche molta preoccupazione per la tenuta dei conti! Per il 93,2% dei Liguri, i tempi di attesa nella Sanità Pubblica sono troppo lunghi, per l’84%, il servizio sanitario negli ultimi 5 anni è peggiorato, per l’86,2%, il principale problema nei pronto soccorso è la mancanza di personale e per il 55,2% la carenza di presidi sul territorio. Per colmare le carenze, il 57,4% dei Liguri ricorre a strutture private, mentre il 5% rinuncia a curarsi, un dato che riguarda soprattutto le persone disoccupate e gli anziani. L’art.32 della Costituzione può aspettare….
Gianfranco Barcella
16 OTTOBRE 2023- TOTI: ..La redazione di Report, nonostante ne fosse informata, ha citato il dato della Corte dei Conti che vedrebbe la Liguria all’ultimo posto per recupero delle attese, ma che è un dato parziale, che è stato segnalato alla stessa Corte e quindi integrato. Ma questa ricostruzione della realtà, ovviamente, non faceva gioco ed è stata omessa. Se c’è stato silenzio, non è certo stato quello della Regione Liguria…”
16 OTTOBRE 2023- PRESIDENTE TOTI DOPO L’INCHIESTA GIORNALISTICA DI REPORT-
“…Non sanno (ma non fanno silenzio) gli esponenti dell’opposizione, che alla redazione è stata resa un’intervista di oltre due ore, ridotta questa sì al silenzio, ma dai tagli dei servizi. Non sanno (ma non fanno silenzio) che se ci sono stati governi che hanno tagliato fondi alla Sanità pubblica sono stati gli ultimi governi di centrosinistra e quelli a guida Giuseppe Conte. Nella scorsa finanziaria, il centrodestra ha aumentato di 2 miliardi gli stanziamenti e in questa ne sono stati annunciati ulteriori 3, forse 3,5 in più. Non sanno (ma non fanno silenzio) che a proposito dei punti nascita, il governo sulla base di precedenti norme di legge, chiedeva che in Liguria fossero solo 8 e che la Regione è riuscita a portarli a 9. Il fatto che, a prescindere dalla quantità di punti nascita presenti, continuerebbero a verificarsi parti in urgenza o a casa, lo confermano quasi quotidianamente le cronache di tutta Italia”.
“Non sanno (ma non fanno silenzio) che i punti di primo intervento sono strutture che devono sorgere solo laddove non esistono, a distanze ragionevoli, pronto soccorso meglio attrezzati e quindi più sicuri per la tutela degli stessi pazienti. Non sanno (ma non fanno silenzio) che la morte della donna citata da Report non è in alcun modo legata alla presenza o meno del Punto di Primo Intervento a Bordighera. E solo le indagini in corso della magistratura potranno accertare o meno se esiste un nesso di causalità tra il suo decesso e l’attività dei medici che l’hanno visitata e presa in cura.
Non sanno (ma non fanno silenzio) che le liste d’attesa sono sì un problema, ma che lo sono a livello nazionale e che Regione Liguria sta mettendo in campo tutte le azioni possibili per abbattere i tempi, investendo lo scorso anno 13 milioni e quest’anno ulteriori 10 milioni. Tutto questo ha consentito di incrementare l’offerta delle visite del 17% rispetto al 2019 e cioè al periodo pre-Covid”.
5 ottobre- Regione Liguria- SANITÀ, FONDI AL SISTEMA. LA REPLICA DELL’ ASSESSORE GRATAROLA AL CONSIGLIERE GARIBALDI.
GENOVA. “Al momento non esistono dati ufficiali quindi dire che mancherà una certa cifra è una semplice ipotesi. Poiché io sono abituato a guardare i numeri, i numeri dicono che l’anno scorso, come Liguria, abbiamo ricevuto 70 milioni in più rispetto all’anno precedente. Quindi l’affermazione che questo Governo stia definanziando il servizio sanitario non corrisponde al vero. Certo anche il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha parlato della necessità di ulteriori stanziamenti, ma va detto che i grandi definanziamenti sono arrivati dai Governi precedenti rispetto a quello in carica quando la Sanità è stata utilizzata a livello nazionale come un bancomat per fare quadrare i conti”.
L’assessore alla Sanità Angelo Gratarola replica così alla nota del consigliere regionale di opposizione Luca Garibaldi in merito ai presunti tagli alla Sanità ligure dopo alcune stime pubblicate dalla Fondazione Gimbe. “Invito poi tutti a fare paragoni non con la spesa sostenuta nel periodo Covid, del tutto eccezionale, ma con i periodi precedenti – conclude Angelo Gratarola – La questione delle percentuali rispetto al PIL diventa poi materia di matematica di base: se il denominatore è calato perché è crollato il PIL, apparentemente il risultato sembra cresciuto e invece nella realtà dei fatti così non è stato”.
2 ottobre 2023- comunicato stampa – Medicoop Liguria, la cooperativa che riunisce medici di famiglia, pediatri e specialisti festeggia i primi 10 anni di attività superando quota 230 Soci con oltre 60 studi aderenti in tutta la regione. E punta sulla voglia dei giovani medici di lavorare insieme per far decollare la medicina di comunità.
Il PNRR prevede l’attivazione delle Case della Comunità in cui le Aggregazioni Funzionali Territoriali (le AFT che raggruppano i Medici di Medicina Generale sul territorio) operino la presa in carico, prioritariamente, di anziani, fragili e cronici verso i due principali obbiettivi: efficacia in prevenzione ed efficienza in accoglienza. Ma per fare questa vera Medicina di iniziativa, occorre superare i vincoli burocratici, è necessario un’organizzazione diversa. I giovani hanno capito che la soluzione sta nell’opportunità di lavorare insieme grazie alla nostra cooperativa che pone il suo Centro Servizi come strumento operativo per le AFT”.