La situazione attuale delle tensioni nel mondo della specie umana (l’unica che ha il nemico al suo interno, deficit reale dell’immagine e somiglianza…) vedono l’ostilità concentrarsi su alcune opposizioni di valori, tra cui ad esempio “Occidente / Non Occidente” e “Paesi secondari / Paesi primari”.
di Sergio Bevilacqua
La situazione attuale delle tensioni nel mondo della specie umana (l’unica che ha il nemico al suo interno, deficit reale dell’immagine e somiglianza…) vedono l’ostilità concentrarsi su alcune opposizioni di valori, tra cui ad esempio “Occidente / Non Occidente” e “Paesi secondari / Paesi primari”.
Occidente e Non-occidente. Difficile già così identificare i termini di questa opposizione. L’Occidente non è più un concetto geografico e nemmeno astronomico: è il modello di una civiltà che ha alcuni fondamenti abbastanza identitari: a. la condivisione sostanziale del ceppo istituzionale delle Democrazie, modello basato sul principio della rappresentanza di tutto il popolo nelle istituzioni, naturale complemento di b. quello di Repubblica, nel senso che la parola Repubblica afferma l’esistenza di una proprietà condivisa di beni economici e patrimoniali tra i cittadini della repubblica stessa; c. la libertà di pensiero, espressione e comportamento; d. la presenza di dispositivi di ascesa economica e sociale, con il grande dispositivo dinamico autonomo della classe media; e. la centralità di un modello educativo e formativo aperto e disponibile, affinché tutti possano crescere culturalmente e professionalmente; f. la NATO.
Paesi primari e Paesi secondari e terziari. La maturazione di tutto il settore secondario manifatturiero, dopo epoche diverse (1. La crescita dei mercati nazionali; 2. Il superamento dei mercati nazionali; 3. La creazione di un unico mercato mondiale) ha dato vita alla globalizzazione, ove ormai si vedono con chiarezza le nuove zone elettive per le diverse attività di trasformazioni materiali. Il secondario, cioè, si va primarizzando: sta diventando un’economia che, tra l’automazione di fabbrica e la connessione di filiera, assomiglia molto di più alla logica strutturale del primario che non a quella del primo secondario, dove contava sostanzialmente DOVE erano le macchine, i mezzi di produzione, il modello organizzativo ecc.. Oggi conta molto di più che le macchine siano vicine agli altri fattori della produzione, perché la inefficienza logistica diventa fattore di crisi sistemica del business. Questo significa che chi era secondario potrà esserlo ancora di più e meglio, ma chi secondario non lo era, sempre più difficilmente lo diventerà.
Quindi, lo straordinario volano della classe media, tipico della società secondaria (dirigenti, imprenditori, professionisti) non si presenterà nei Paesi che secondari non sono. Il che non significa per principio che questi ultimi sono destinati alla povertà e all’abbruttimento: dipende dalle politiche e culture di redistribuzione del reddito. Ad esempio, nell’Islam uno dei tre pilastri della società è proprio quello erroneamente tradotto con “elemosina”, che non è un principio di uguaglianza economica, ne è l’esatto contrario. la presenza del plutocrate è considerata strutturale, normale, e l’oligarchia un dato di fatto della società. Quest’oligarchia deve sostenere l’intera popolazione della Umma islamica, e come lo fa? Attraverso la cessione dei propri surplus economici al popolo dei credenti nell’Islam. Così si spiega il tenore di vita che troviamo a Casablanca. Per tutt’altri motivi quello stesso tenore di vita lo troviamo anche a Mosca: oligarchia diversa per storia e natura economica (pur sempre primaria) e risultato simile: consumi anche sostenuti, ma scarsissima mobilità socioeconomica, con una classe media ingranaggio assente nel meccanismo di crescita socioeconomica.
Si rischia oggi di incorrere in scritti sedicenti “socioeconomici anche letterariamente molto belli e… ingenui, proprio come deve essere tutta la buona fantascienza. Che è “fanta” e non solo “scienza” proprio perché esclude alcuni fattori di realtà.
L’esperienza vissuta delle grandi società umane ci illustra come tutti i loro movimenti (decisioni e fatti conseguenti) siano effetto di progressivo lavoro collegiale, all’interno del quale gli interessi di persone singole (gli individui nell’attuazione di un ruolo organizzativo, societario), le visioni comuni e valoriali di assetto societario, i processi e le strategie ad esempio aziendali (ma potremmo dire amministrative e politiche, familiari, ecc.) sono discusse, condivise e realizzate da grandi quantità di persone.
Un qualunque progetto elitario di vasta portata s’incaglierebbe subito, e non grazie alla decodifica data dalle fantasie socio-catastrofiste sci-fi di neo-filosofi spaventati, ma per il fatto che la realizzazione di progetti di grande portata richiederebbe il coinvolgimento esteso di grandi organizzazioni. Queste ultime, queste società umane, anche meglio quando privatissime, sono organizzate in modo collegiale, sulla base di valori comuni in extremis umanitari di segno positivo, cioè costruttivo, antropologico e olistico. Quindi esse sono avverse a progetti dis-umani.
Non così se si guarda a dimensioni sociologiche locali e limitate: il pervasivo mondo globale, antropocenico, ipermediatizzato e ginecoforico, oltreché di Grande Massa (non solo 8 miliardi di umani, ma in aggiunta almeno 40 miliardi di società umane…) comporta problemi ma non per fortuna rischi di oligarchie deviate, almeno nel mondo Occidentale, erede della rivoluzione scientifica, tecnologica, industriale, economica e sociologica da cui gli effetti sopra.
Il pericolo delle oligarchie è però concreto, e proviene dai Paesi primari, come Russia, Lega Araba e Paesi africani militarizzati, ove il tasso dittatoriale è molto elevato e l’errore umano molto meno controllato e controllabile di quanto avvenga nella “Società delle Società” occidentale. Le oligarchie godono della incomprensione presso la gente della differenza tra il benessere economico da pioggia di denaro da Stato o altre formazioni socioeconomiche e benessere economico dovuto alla presenza dinamica e creativa della classe media. Inoltre, alla confusione tra classe media per reddito e classe media per condizione nel processo economico. La prima (tipo A) è una forma moderna di baronia o vita facile; la seconda (tipo B) invece rimane il vero motore del benessere, della crescita e del progresso. L’apparenza inganna: la classe media di tipo A e B hanno stili di vita simili in termini di consumi e valori, ma differenze abissali sul piano della coscienza civile e della conoscenza reale del funzionamento economico e sociale.
Sergio Bevilacqua